Meglio un libro, o un uomo?

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    Non era facile scegliere dove andare, e capiva quel silenzio carico di pensieri, entrambi si scervellavano per trovare un posto tranquillo dove parlare, ma anche poco distante, e che fosse comunque a portata, non troppo di classe, ma nemmeno una bettola, un posto carino, da bere qualcosa assieme e chiacchierare, innanzitutto dovevano uscire dall'acquario, visto che il loro giro era stati completato, con svolte impreviste, a cui bisognava, giustamente dare un seguito.
    Sì certo
    Sbucarono nuovamente all'esterno, tornando un po' sui loro passi, verso il parco; il tempo era sempre sereno, sebbene iniziasse a tirare un venticello leggermente più fresco, e in compenso si stava decisamente bene, mano nella mano, pensavano al da farsi, e fu Gabriel il primo a parlare, rompendo quel silenzio, iniziando lui a proporre, il che le face decisamente piacere, soprattutto perchè chiese anche a lei se aveva qualche idea.
    Conosco un locale carino che è sia libreria che bar
    Non era molto convinta della sua opzione, soprattutto perchè, non conosceva ancora così bene Gabriel, per riuscire a proporgli davvero qualcosa che gli fosse gradito; e per fortuna le venne in soccorso, proponendole un bar di un suo conoscente, che sembrava la scelta più opportuna per loro.
    Io come ti ho detto, non conosco bene la città, quindi mi affido a te
    Gli sorrise, dandogli carta bianca. Se lui si fidava di questo suo amico, si poteva provare, bastava solo sapere se aveva un posto per loro oppure no, se no c'era sempre la scusa di portarlo a casa sua...

    Lamia/ Keira
     
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    « Conosco un locale carino che è sia libreria che bar » portai lo sguardo su di lei. Forse, avevo capito a cosa si stava riferendo. Feci schioccare le dita della mano destra. Di sicuro sarebbe stato molto più tranquillo del locale del mio amico, e poi, in tutta sincerità, la sua idea mi piaceva di più. « Ho capito di quale posto parli, possiamo andarci tranquillamente » si trattava di una libreria situata in centro, ero passato davanti a quell'edificio spesso e volentieri, ed ero pure entrato qualche volta durante la preparazione della tesi dell'università. Lì, avevo trovato la maggior parte dei libri che mi servivano, da una parte mi aveva salvato letteralmente le chiappe.
    Afferrai la mano di Keira, sorridendole e lanciandole un altro bacio. « Andiamo allora » ripercorremmo la stessa strada di prima al contrario, passando davanti al piccolo bar dove c'eravamo fermati, fino a raggiungere la fine di Stanley Park. « Vediamo … » presi il portafoglio frugando attentamente in ogni scomparto, ero alla ricerca di qualcosa … di un qualcosa in particolare« Non ne ho, eppure, ero convinto di averli » messo via, cercai nelle tasche dei pantaloni senza alcun successo. Stavo cercando dei biglietti dell'autobus, ma non riuscivo a trovarli da nessuna parte. « Credo di aver perso un blocco di biglietti dell'autobus che ho comprato ieri » non dovevo stupirmi, ero bravo a comprare e far sparire le cose allo stesso tempo, potevo tranquillamente far invidia ad un mago.
    « Lì sembra ci sia un edicola, vediamo se riusciamo a farci dare qualche biglietto » dall'altra parte della stranda, era situata una piccola edicola, magari, con un po' di fortuna riuscivamo a trovare qualche cosa « Salve, due biglietti dell'autobus » a servirci, ci capitò un tipo più alto di me, pelato e dallo sguardo non per niente amichevole, non sembrava molto contento di essere lì.
    Dopo averlo ringraziato, non ci rimaneva altro da fare che prendere per l'appunto l'autobus. La fermata era a pochi metri più avanti. « Fammi controllare un attimo» controllai sulla tabella le varie fermate, il prossimo che doveva arrivare era il nostro, ci avrebbe condotti direttamente in centro. « Il prossimo è il nostro, credo, spero. » le ultime parole le borbottai a bassa voce. [/color] » Pochi istanti dopo, il nostro mezzo era arrivato. Sempre con la ragazza per mano, salimmo sopra. Avevamo giusto qualche fermate e poi c'eravamo. Le feci segno, prendendo due posti liberi, non era eccessivamente affollato quel giorno. Dunque, niente effetto sardina.
    La voce robotica ogni tanto annunciava il nome della prossima fermata. Alla quarta, toccò a noi « Ci siamo » non appena le porte si aprirono le feci cenno di scendere, eravamo arrivati a destinazione.

    Gabriel Moore
     
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    Quando Gabriel sentì la sua proposta, si fece subito un cambio di programma, basta il bar del suo amico, che sembrava la loro meta, che ora era diventata il bar-libreria di cui parlava, e che lui sembrava anche conoscere, di cui anche lui sapeva di cosa stava parlando; strano che non lo avesse ma incontrato, lei era spesso là, era un luogo tranquillo, dove bere un buon caffè e leggere un libro in pace, godendosi i propri momenti liberi, di cui lei ne aveva anche troppi, e doveva decidersi prima o poi di trovarsi qualcosa e di lavorare, c'era anche da dire che, la sua eredità era pressochè illimitata, ma spendere e spandere, soldi da un conto a molti zeri, poteva far ricadere su di lei, l'attenzione di gente un po' troppo attaccata al dio denaro, e voleva dare anche meno dell'occhio, sperava solo di trovare qualcosa, in qualcosa che le piaceva fare. Continuava a seguire Gabriel, mano nella mano, mentre tornavano indietro, passando proprio davanti a dove si erano incontrati poco prima, e questo le strappò un sorrisino, di quanto, in poco tempo, fossero arrivati a quel punto, di baciarsi, ed avere un appuntamento vero e proprio; e continuando a camminare avevano raggiunto la fine di Stanley Park, forse aveva lasciato lì la macchina l'uomo, ma le sue speranze furono vane, quando capì tra le sue parole, e la sua ricerca, senza risultati, che avrebbero utilizzato l'autobus... Odiava quel mezzo, era sudicio, la gente puzzava, si era stretti, i sedili scomodi, e tante altre cose che le facevano ribrezzo, ma non ebbe il tempo di esternare questo suo punto di vista, e difatti non aveva parlato, perchè Gabriel era già diretto ad un'edicola, per prendere i biglietti del bus. Ci sperò fino alla fine che, il negoziante, con la faccia di chi voleva essere in tutt'altro posto che lì, li squadrava, e alle fine diede i biglietti, più che altro per tornare al suo odio verso il mondo, e lei lo detestò molto, non voleva salirci, ma ormai era tardi.
    Al ritorno prendiamo il taxi, pago io
    disse con un sorriso gentile.
    Oramai, non poteva più sottrarsi al suo destino, visto che, il loro autobus era arrivato, ed era per fortuna quello giusto, e con poca gente, che le fece tirare un sospiro di sollievo, anche se sperava che finisse presto. Intanto, continuava a stringere la mano di Gabriel, e dopo una brusca fermata, di un semaforo diventato rosso troppo in fretta, gli finì completamente addosso, schiacciandosi contro di lui per non cadere, visto che erano rimasti in piedi, viste le poche fermate; anche se era più una scusante, per rubargli un altro bacio. Alla fine arrivarono, quello che da fuori sembrava l'ingresso di un piccolo bar, nascondeva anche una libreria, con titoli anche ricercati, e non solo caffè ma anche aperitivi, Gabriel, aveva fatto decisamente una buona scelta, a darle retta.
    Adoro il profumo di caffè e di libri
    Appena entrarono, furono accolti da questi odori, e il posto si apriva con mensole di legno scuro straripanti di libri, e comode poltrone, e alla fine della stanza, illuminata da una luce fioca, per lasciare quell'atmosfera di altri tempi, mentre al bar, altri clienti, attendevano il proprio turno per ordinare.

    Lamia/ Keira
     
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    Raggiunta la biblioteca entrammo subito.
    L'atmosfera lì dentro era calma e rilassante, niente urla, niente schiamazzi, solo pace e tranquillità. Non potevamo chiedere di meglio. « Hai avuto un ottima idea a venire qui » mi rivolsi a Keira sorridendole. Aveva fatto bene a proporre quel posto e io, avevo fatto bene a portarla lì.
    Mi guardai attorno osservando l'arredamento di quel posto, era esattamente come me lo ricordavo. Ovunque, scaffali e mensole di legno scuro colmi di libri d'ogni genere. Vi era solo l'imbarazzo della scelta, se qualcuno avesse avuto l'intenzione di pendere in prestito un libro. « L'odore di caffè e di pagine è un qualcosa di splendido in effetti » , concordavo con quanto aveva appena detto. L'odore in quel luogo era un qualcosa di piacevole, caffè e odore libri erano un miscuglio perfetto e, non ero l'unico a pensarlo.
    A completare l'opera erano le luci suffuse che davano un tocco di classe in più all'edificio.
    « Tiglimi una curiosità, ti piacciono libri vero ? », una domanda forse un po' stupida da fare, ma volevo sapere tutto, o almeno quasi tutto su quella bellissima creatura e quella era l'occasione più adatta.
    Arrivati davanti al bar ci toccò aspettare in fila, dato che non eravamo gli unici a voler prenderci qualcosa, ma un po' di attesa non ci avrebbe sicuramente uccisi. Lasciai che fosse la ragazza a ordinare per prima, io avrei fatto con tutta calma. « Un cappuccino » , ordinai non appena toccò a me. Era già la terza razione di caffè che assumevo quel giorno. La caffeina era diventata una sorta di "droga" per me, erano anni che ne bevevo a quantità industriali e chissà per quanto lo avrei ancora fatto.

    Gabriel Moore
     
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    Entrando in quel bar-libreria, sembrava di essere in un altro mondo, era tutto più calmo, come se il tempo si fermasse, e per qualche momento si poteva bere un caffè e/o leggere un libro nella più completa tranquillità. Gli sorrise quando le diede ragione del profumo nell'aria, era decisamente qualcosa di rilassante, a cui lei avrebbe fatto davvero fatica a rinunciare, e poi quel tocco di luci soffuse che creavano intimità sebbene non fossero soli, ma che comunque nessuno veniva disturbato da qualcun altro.
    Sì praticamente da sempre, anche a te piacciono?
    Era una domanda lecita lì dentro, e poi si erano conosciuti, proprio per il libro che aveva in mano, che aveva deciso che gli avrebbe messo una croce sopra appena finito, non era proprio il suo genere. Erano quindi in fila, per prendere qualcosa al bar, e avevano qualche minuto di attesa, visto che il posto era famoso in città c'era sempre un po' di gente, ordinarono due cappuccini, ed appena pronti, si accomodarono su un tavolino, in perfetto stile con tutto il locale, e le poltroncine erano davvero comodi, e la schiuma fatta a regola d'arte.
    Questo è stato uno dei primi posti che ho scoperto in città, e mi è subito piaciuto
    Sorrise a Gabriel, pensando che quel giorno, era anche in splendida compagnia.

    Lamia/ Keira
     
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    La risposta alla mia domanda tardò ad arrivare. A Keira piacevano i libri.
    Avrei dovuto intuirlo anche dal luogo dove ci trovavamo, ma per sicurezza, avevo preferito chiedere. Dopo tutto, non avevo chiesto nulla di male, giusto?
    Sorrisi a quelle parole, mentre eravamo ancora in fila per attendere il nostro turno. Purtroppo vi era un po' di coda e il tempi d'attesa si aggirava attorno al minuto. « Si ho letto spesso in passato, anche se non si direbbe, è stata mia nonna ad aprirmi la strada per la letteratura.».
    Risposi alla sua domanda, adoravo leggere ed era tutto merito di mio nonna se avevo cominciato a divorarmi libri e libri, peccato, che crescendo avevo perso certe abitudini e sostituendole con altre meno produttive, però si, adoravo leggere. « Certo che c'è un bel po' di gente » commentai sorpreso. sulla cospicua presenza di gente all'interno di quel posto. Finalmente, arrivò il nostro turno, ed entrambi, ordinammo due cappuccini fatti a regola d'arte. La mia dose di caffeina stava pian piano salendo, ma preferivo quella di un pacchetto intero di sigarette, cosa, che nel tempo libero, ero anche capace di raggiungere.
    Ci accomodammo dopo aver preso da bere su delle poltroncine, che dire comode era poco. « Dovrei prenderne una per casa » , non sarebbe stato un cattivo acquisto, avrei sostituito il divano del salotto che ormai, era diventato comodo come un sasso in una scarpa. Se solo avesse avuto il dono della parola, mi avrebbe implorato di cambiarlo e mandarlo in pensione.
    « Io venivo qui qualche volta, molti anni fa, e non era così tanto popolato, dovrei staccarmi un po' di più dalla tv e ributtarmi nel mondo reale. » La rosse affermò che quello, fu uno dei primissimi posti della città che aveva visitato e che l'aveva colpita fin da subito. E capivo anche il perché.
    Sorseggiai un po' di cappuccino, mentre il mio sguardo si posava sulla ragazza. « Raccontami un po' di te » allungai una mano afferrando la sua, chiedendo di raccontarmi qualcosa di lei. Volevo conoscere qualsiasi cosa su Keira, e quello, era il momento adatto per farlo.

    Gabriel Moore
     
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    Probabilmente era un po' scontato che le piacessero i libri, alla fine l'aveva portato lì, quindi aveva poco da chiedersi se le piaceva o meno la lettura, di certo Gabriel, ne aveva avuto la conferma.
    Allora devo ringraziare la nonna, non sono molti gli uomini a cui piace leggere
    gli fece l'occhiolino, mentre erano ancora in fila, e parlavano per far passare l'attesa.
    Sì non credevo...
    Nemmeno a lei era successo che, ci fosse così tanto da aspettare, ma tra una cosa e l'altra, finalmente era il loro turno, e poterono ordinare, e i cappuccini erano davvero fatti con cura, lì non aveva mai bevuto nulla, che non fosse di qualità, e finalmente poterono sedersi a bere qualcosa insieme, sebbene notava che, Gabriel era un po' ansioso, fumatore? Poteva anche essere, lei non aveva nessun tipo di problema, anzi, di tanto in tanto, anche lei si fumava una sigaretta.
    Sono comodo, sarebbe un ottimo acquisto
    disse sorridendogli, pensando che forse a casa, poteva avere un divano vissuto, che aveva bisogno di essere cambiato, lei cambiava qualche mobile almeno due o tre volte l'anno, soprattutto perchè non le piaceva avere sempre le stesse cose; regola che si era data anche con gli uomini.
    Annuì alle sue parole, e quando le chiese di lei, appoggiò il cappuccino sul tavolino, ed accavallò le gambe, pensando a cosa poteva raccontargli, avrebbe detto ciò che Gabriel voleva sapere.
    Sono nata su un'isola greca, mio padre aveva molti possedimenti e alla sua morte me li ha lasciati in eredità, di tanto in tanto torno a casa, soprattutto per sistemare gli affari di famiglia, e visitare le tombe dei miei cari
    Riprese il suo cappuccino, guardando l'uomo di fronte a lei, non poteva di certo dirgli che andava a visitare le tombe dei suoi figli, o che lei era un'antica principessa, e suo padre era il Re di Libia al tempo dell'Olimpo, quindi aveva raccontato una storia che anche se lontanamente, si avvicinava alla realtà, facendogli intuire, che non aveva assolutamente problemi di denaro, prima che arrivasse la domanda, su che lavoro faceva.


    Lamia/ Keira
     
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    Rimasi in silenzio ad ascoltare le parole Keira.
    Mi raccontò di essere natia della Grecia e che, da quanto avevo potuto capire, la sua famiglia era ricca. « Mi dispiace per tuo padre » quando sentì della morte di suo padre, non potei farei a meno di esprimere il mio dispiacere. Continuò, affermando che di tanto in tanto, tornava a casa per far visita ai suoi cari.
    Mandai giù un altro sorso di cappuccino, se non altro, avevo scoperto qualcosa in più su di lei. « Deve essere bella la Grecia, non ci sono mai stato » della Grecia conoscevo la mitologia e la sua storia, ma fisicamente non ero mai stato da quelle parti. Evitai di fare altre domande a riguardo, speravo soltanto che con quella domanda di non aver toccato qualche tasto dolente, era l'ultima delle mie intenzioni. Mi schiarii la voce. « Io come ti ho già raccontato non sono di queste parti, sono venuto qui quindici anni fa per il lavoro dei miei. » Feci una piccola pausa sistemandomi meglio sulla poltrona, prima di proseguire . « Devo ammettere che non è stato facile ambientarmi qui, avevo tutto a New York, amici, parenti » portai lo sguardo verso la ragazza « Ho passato una parte del tempo a casa di mia nonna , dato che i miei per colpa del loro lavoro erano quasi sempre fuori casa, la posso considerare come una seconda mamma. » avevo trascorso davvero tanto tempo in compagnia di mia nonna, quando i miei erano fuori per lavoro. Tante cose le avevo imparate da lei. « Ogni tanto torno anch'io a casa, ma ultimamente lo stesso facendo sempre di meno, per colpa del lavoro » di recente tornavo davvero raramente a New York, un po' per colpa del lavoro e degli orari che avevo, un po' perché non avevo voglia di intraprendere un viaggio lungo, erano tante cose che mi bloccavano in quella città e non mi facevano andare via. « Sono cambiate tante cose da quand'ero bambino ad adesso » tante, troppe cose sono erano cambiate.
    Raccontai solo lo stretto necessario, evitando di entrare nei dettagli. Ero solito a raccontare poco del mio passato, ma con lei, volevo fare una piccola eccezione. Mi volevo sforzare. « Un tempo non ero così tranquillo come ora, avevo un bel caratterino, un po' troppo vivace, ma chi non lo è mai stato durante l'adolescenza. » sorrisi alla rossa mentre pronunciavo quelle parole.

    Gabriel Moore
     
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    Era certa che fra poco sarebbe sceso un coretto di cherubini a cantare, per il miracolo che stava accadendo; un uomo la stava ascoltando con interesse, senza fare finta, o senza la faccia annoiata, di chi sta cercando a concentrarsi, senza fissarle il seno, allora certi uomini esistevano davvero, e non erano solo esseri mitologici, sebbene di quelli ne avesse trovati, ma erano metà uomo, e metà testa di c***o.
    Ti ringrazio, ma è successo molto tempo fa
    Gli sorrise, pensando che le mancava, nonostante tutti i secoli trascorsi, e che alla fine era sempre stata legata molto a lui, e di tanto in tanto le mancava, ma prima o poi l'avrebbe dovuto lasciar andare.
    E' molto bello, e fa decisamente più caldo del Canada
    disse ridendo, pensando davvero come stava bene d'inverno, ce ne aveva messo di tempo ad adattarsi al clima canadese, dopo aver vissuto secoli in quella terra piena di miti e divinità; apprezzò moltissimo, il fatto che Gabriel non le chiedesse altro, sapeva dove fermarsi per non essere troppo curioso, e per fortuna parlò lui un po' di sè, mentre lei beveva il suo cappuccino, ascoltandolo con interesse, ed annuendo alle sue parole.
    Non mi ha mai attirato molto l'America, e mi piacerebbe visitarla
    Fece pensierosa, e quindi prese la palla al balzo, pensando alla frase appena detta.
    Allora facciamo così, io ti porto in Grecia, e tu a visitare New York, che ne pensi?
    Il suo tono era caldo, e dolce allo stesso tempo, mentre sbatteva gli occhi, con un fare, che non poteva assolutamente dirle di no! E poi le venne da ridere alla sua frase, anche perchè, pure lei aveva avuto una giovinezza un po' travagliata, soprattutto grazie a Zeus...
    Sai che non riesco ad immaginarti più vivace, sei talmente pacato e dalle buona maniere
    Era la semplice verità, e il suo era un complimento verso di lui, e sperava fosse apprezzato. Finì anche il suo cappuccino, accavallando le gambe, e guardando l'ora, iniziava ad avere un certo languorino.

    Lamia/ Keira
     
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    La rossa affermò che il fatto di suo padre era accaduto molti anni fa. Evitai di andare oltre, certe volte preferivo restarmene zitto su certi argomenti. Non perché non ne avessi voglia di parlarne, ma per il semplice fatto, che tante volte, me ne uscivo con affermazioni inutili che potevo benissimo evitare. Non sarebbe stata la prima persona, che parlando la ferivo con le mie stesse parole, provocandole dolore. Non volevo più che accadesse.
    Mi descrisse la Grecia come un posto caldo rispetto al Canada. Un po' gli invidiavo. « Beati voi allora » sorrisi, buttando giù un altro sorso di cappuccino.
    La donna proseguì con la spiegazione, non le era mai piaciuta l'America, ma in compenso, voleva visitarla. Vi erano molte cose da vedere, da esplorare e da conoscere. La sua storia, - bellissima a mio parere - , senza parlare di alcuni posti meravigliosi. « Allora questa è l'occasione buona per poterlo fare. » Ora che era arrivata negli Stati Uniti aveva l'occasione per poterlo farlo. Mi propose uno scambio equo. Lei, mi avrebbe portata a visitare la Grecia e io New York. « Affare fatto » mi piaceva davvero tanto la sua idea, infatti non resistetti a dirle di si . Essendoci nato, non avrei fatto gaffe nel mostrare cosa vi era di bello da vedere a New York.
    Keira però, non riusciva ad immaginarmi vivace, a quel parole scossi la testa. « Da una parte ritieniti fortunata, ti basta sapere che me ne sono sempre infischiato delle regole » feci una piccola pausa. « Pensa, che con alcuni amici sopratutto d'estate ci intrufolavamo nelle case abbandonate per vedere se trovavamo qualcosa. » raccontai un piccolo aneddoto di quand'ero più giovane. Quando d'estate, finita la scuola, ci intrufolavamo in vecchi ruderi abbandonati alla ricerca di chissà che cosa. « Se te lo stai chiedendo, non abbiamo mai trovato nulla di così interessante, solo ragni, polvere e vecchi calcinacci. Non so nemmeno cosa ci passava per la testa all'epoca. » Tutto ciò che trovavamo erano solo ragnatele e ragni, gli unici abitanti di quelle dimore in rovina. Ma di prezioso e di interessante nemmeno l'ombra. « Non ci hai mai beccato nessuno però. » O quasi , da una parte nessuno era mai venuto a controllare, sceglievamo bene dove andare, anche se in una di queste, incontrai per puro caso la mia rovina, ma era un dettaglio. Terminai di bere il cappuccino, posando successivamente la tazzina sul tavolo. « E questo è niente. » decisi di lasciare un alone di mistero sul mio passato un poco “vivace” , le avrei raccontato il resto un po' alla volta.

    Gabriel Moore
     
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    Gabriel passò ad un altro argomento, e entrambi parlarono un po' di dove erano nati, e alle sue parole, le venne da ridere.
    Tutt'altro, certe volte fa talmente caldo, da essere insopportabile
    E poi annuì, allora aveva accolto bene la sua proposta, ed allungò la mano, come per stringerla per sancire così il loro patto, di certo lui sapeva bene doveva andare a New York, e lei in Grecia, un po' in tutta in realtà, visto quanto girava, secoli prima insieme a suo padre, per vedere i suoi vari popoli e le conquiste territoriali; aveva conosciuto molte persone, che con molta probabilità erano già morte, era un po' triste pensare che lei, sarebbe vissuta in eterno, ed avrebbe visto anche Gabriel invecchiare, come tutti gli uomini in vita sua.
    Però non sei molto bravo a dire bugie
    Era una bella storia, quella con gli amici, e di esplorare case abbandonate, quelle tipiche prove di coraggio che si fanno, per far vedere chi è il più tosto del gruppo, ma aveva notato che mancava qualcosa alla sua storia, e lo scrutò con il suo sguardo indagatore alla ricerca dell'elemento mancante, e alla fine gli fece l'occhiolino, smorzando la tensione.
    Ora lasci la suspense
    Questo la divertiva molto, allora non era come voleva dimostrarsi, Gabriel sotto sotto le assomigliava, aveva un segreto che non poteva dire a nessuno, come lei del resto, e quindi lo teneva per sè, preoccupato dalla reazione che poteva derivarne, con lei non avrebbe avuto questo problema, se si fosse mostrata nella sua forma di Lamia, di certo sarebbe scappato moto velocemente, e per questo non sarebbe mai accaduto, se non in determinate situazioni, se l'avessero richiesto...
    Sei libero per cena?
    Chiese ad un certo punto, cambiando lei discorso, stavolta, implicitamente gli stava chiedendo di mangiare assieme, ma capiva benissimo se doveva andare al lavoro, il suo era un semplice invito, sperava che lo accettasse, forse, poteva esserci anche un dopocena.

    Lamia/ Keira
     
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    « Però non sei molto bravo a dire bugie » Finito di parlare della differenza dei vari paesi, Keira mi guardò, mi scrutò. Non ero molto bravo a dire le bugie e questo, era un dato di fatto. Non per niente da piccolo, facevo veramente fatica a passarla liscia con i miei su determinate cose. Riuscivano sempre a sgamarmi in un modo o nell'altro.
    Crescendo, non che la situazione fosse cambiata più di tanto, cercavo, mi sforzavo il più possibile di far passare le cose, anche se non erano vere per veritiere, oppure, di inventarmi una qualche scusa plausibile che fosse credibile. Ma questo, con la rossa sembrava non funzionare, dovevo ammetterlo, aveva un ottimo sesto senso per certe cose. « Bugie ? » la guardai sorridendole. Cercando di deviare il discorso. « Ora lasci la suspense » « Te l'ho detto, sono bravo a lasciare aloni di mistero sulle cose » dissi in tono scherzoso. Mi divertivo, mi piaceva quando lasciavo il tutto con un alone di mistero, interropendo anche a volte i miei racconti a metà. Sapere tutto e subito, in certe occasioni rovinava il tutto, era meglio dire le cose giuste un po' alla volta. « Sei libero per cena? » fu lei a cambiare discorso all'improvviso ascoltando il suo invito. « Uhm. Oggi che giorno è? » presi fuori dalla tasca dei pantaloni il telefono per qualche secondo controllando sul display la data del giorno in cui eravamo. A volte, mi capitava di perdere il conto del tempo e di confondere i giorni. Lo riposi al suo posto. « Sei fortunata, oggi è il mio giorno libero » era davvero il mio giorno libero, l'unico giorno della settimana che non dovevo recarmi a lavoro. Era stata fortunata in questo. « Accetto molto volentieri » Accettai così il suo invito per quella sera.

    Gabriel Moore
     
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    Aveva conosciuto molto uomini nella sua vita, e a sue spese, e molto care, aveva pagato le bugie che le erano state dette, ed oltre a quelli, ne aveva trovati altri molto bravi a mentire, ma se doveva paragonarli a Zeus, erano un nullità in confronto a lui; e Gabriel, non era un difetto, ma praticamente era un libro aperto, lui ci provava ma quella minima espressione, faceva sì, che quello che dicesse non era la verità; di certo, un'altra donna non l'avrebbe capito, o avrebbe fatto finta di non capirlo, ma non era quello il discorso, e quando le chiese conferma, annuì, tanto valeva girarci intorno, nascondeva qualcosa, ma non avrebbe insistito, se no avrebbe avuto l'effetto inverso, e lei si sarebbe resa curiosa e antipatica, di solito agli uomini piaceva parlare di sè, ma dei propri meriti e successi e non di cose capitate in gioventù, soprattutto le bravate, dove raccontavano sempre una mezza verità, per evitare le parti imbarazzanti.
    Saresti proprio un bravo attore
    Aggiunse anche lei in tono scherzoso, si stava divertendo assieme a lui, una giornata noiosa, si era trasformata in un appuntamento, tanto valeva girarci attorno. Erano finiti a bere assieme al bar, ed ora praticamente, gli aveva chiesto di cenare assieme, e per sua fortuna aveva proprio trovato il suo giorno libero, Eureka! Ma prima di cantar vittoria, Gabriel guardò dal cellulare, e le diede la conferma, e lei sorrise felice di ciò.
    Esco con un bell'uomo a cena, questa sì che è fortuna!
    disse tutta frizzante verso di lui, ciò significava che poteva puntare anche sul dopo cena, anche se era meglio andarci piano, praticamente si erano conosciuti quel giorno, lei non era quel genere di donna, o forse sì?!?
    A te la scelta del ristorante
    Gli sorrise, curiosa di cosa avrebbe scelto, se le fosse stato gradito avrebbe guadagnato ancora più punti, e forse avrebbe un po' accelerato i tempi, se no, ci sarebbe stata la prossima volta, per farlo suo; alla fine era una divoratirce di uomini.

    Lamia/ Keira
     
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    « Saresti proprio un bravo attore » un bravo attore. Potevo fare qualsiasi cosa nella vita tranne che l'attore. Non ero bravo a recitare una parte. Anche durante le recite scolastiche non ero bravissimo, per questo non le avevo mai sopportate più di tanto.
    Mi schiarì la voce, mentre la ragazza affermava quanto fosse fortunata nel trascorrere la giornata con me. Mi sentivo lusingato dalla cosa e felice allo stesso tempo.
    « Posso dire lo stesso, sto passando una giornata con una splendida fanciulla » ero davvero fortunato si, e ancor di più ad avare la serata libera. Se fosse accaduto la settimana prima,probabilmente mi sarebbe toccato a declinare l'offerta e andarmene a lavoro, ma non quella sera.
    Toccava a me la scelta del locale, ci pensai su per qualche istante, volevo un qualcosa da poter far colpo, non il solito localino da quattro soldi dove andavo sempre. « Vuoi prendere qualche libro prima di andare? » le chiesi fin che ci trovavamo in quella biblioteca, se la risposta fosse stata affermativa, le avrei lasciato tutto il tempo per sceglierlo, altrimenti, in caso contrario, le avrei fatto segno di seguirmi, prendendola per mano.
    Eravamo in centro città, dunque, non sarebbe stato tanto complicato trovare un luogo adatto per noi due. « C'è un ristorante di cucina italiana di cui ho sentito parlare molto bene » da amici, avevo sentito parlare molto bene di un ristorante italiano. Volevo puntare su qualcosa di diverso dalla classica cucina americana o da un ristorante di sushi. Non c'ero mai stato , ma chi me ne aveva parlato era parecchio puntiglioso su certe cose, dunque, se il suo giudizio era stato positivo, beh, potevo fidarmi.
    « Non è molto lontano » il mio pensiero non era tanto la lontananza, anzi, non c'era nulla di male ne fare quattro passi, sopratutto mano nella mano, ma … avremmo trovato posto? Incrociai le dita, sperando di trovare un buco libero per due persone.
    Qualche minuto dopo arrivammo a destinazione , si presentava come un classico locale da fuori senza troppi fronzoli o altro, ad accoglierci, si presentò un cameriere giovane, forse sulla ventina d'anni. « Buonasera signori, siete in due? » ci accolse parlandoci in inglese, per nostra fortuna non ci chiese se avevamo prenotato, il che fu un sollievo, posto ne avevano ancora. Lanciai una rapida occhiata sulla sala, notando che non eravamo da soli, erano già presenti una decina di persone al nostro arrivo. « Si siamo in due » aggiunsi. Questo, ci fece segno di seguirlo. « Da questa parte prego » attraversammo la sala principale, portandoci ad una saletta adiacente, un po' piccola ma tranquilla allo stesso tempo. « Spero che il posto ti piaccia » dissi portando lo sguardo verso Keira, sperando che il locale fosse di suo gradimento e che le piacesse . Qualche istante dopo, il ragazzo di prima tornò indietro portandoci due menù, lasciandoci tutto il tempo da poter decidere con calma.

    Gabriel Moore
     
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    Lo sguardo di Gabriel, diceva tutt'altro, rispetto al complimento che gli aveva appena fatto, forse aveva anche un po' esagerato, ma sapeva che un uomo, solitamente, apprezzava molto i complimenti su se stesso, e poi non l'aveva fatto per compiacerlo, o forse sì... Era un dubbio a cui non avrebbe dato risposta, visto che comunque le piaceva giocare così, il genere maschile era davvero prevedibile, però non voleva pensare lo stesso dell'uomo seduto davanti a lei; visto che fino ad allora era stato molto galante nei suoi confronti, e gli sorrise, quando a sua volta, le disse che stava passando una bella giornata assieme a lei; beh, non doveva nemmeno provarci a dire il contrario.
    Così mi fai arrossire
    Gli disse dolcemente, scherzandoci su, di certo era una bella cosa, sapere che l'attrazione era reciproca, sebbene, ancora, non avesse testato del tutto il terreno con lui, e non sapeva come sarebbe finita quella sera; nel senso che, potevano finire a letto come no, e di certo l'avrebbe voluto rivedere, quella era una cosa appurata, se no non avrebbe avuto quella fortuna, di essere riuscita a incontrarlo, proprio nel suo giorno di riposo; il Fato riusciva sempre a sorprenderla!
    No, non ci sono titoli interessanti
    Si era già guardata in giro, e poi non voleva portarsi appresso tutta la sera i libri, voleva stare leggera, e in quella caffetteria poteva venirci benissimo un'altra volta. La prese per mano, e come prima, fu una sensazione molto gradevole, e lo seguì, mentre le parlava di un ristorante di cucina italiana; quel genere, l'aveva mangiato davvero poco, essendo cresciuta con una cucina greca-libica, e vivendo in un palazzo, anche la pietanza più semplice diventava complicata, per non parlare dei banchetti, tra cibo a non finire e saltimbanco, quanti secoli erano passati... E si lasciò a quel breve momento di nostalgia, mentre Gabriel le raccontava che aveva sentito che lì si mangiava bene.
    Per me va benissimo
    Gli sorrise, pensando che almeno aveva scelto qualcosa di non scontato, e soprattutto voleva portarla in un posto carino, a mangiare qualcosa assieme; si rese conto, che anche solo con quel semplice gesto, si dimostrava un uomo romantico, e con attenzioni particolari verso di lei, guadagnava sempre più punti, l'ultima cosa che rimaneva, era vederlo senza vestiti. Non ci misero molto, c'era stato un po' da camminare, ma neanche troppo, essendo in centro, la lontananza non era un granché, e poi, dopo una giornata seduti, si era sgranchita volentieri le gambe; arrivarono al locale, semplice ma appetibile e prima che una ragazza arrivasse, per chiedere se dovevano cenare, diede un bacio sulle labbra a Gabriel, come per ringraziarlo della giornata trascorsa, ed aggiunse la lingua, con fare maliziosa, come per accentuargli il fatto che, non sarebbe finita lì, non è che doveva sempre starsene buona, un po' di assi nella manica poteva giocarli. Intanto una giovane cameriera, era arrivata, e li fece accomodare ad un tavolo, non era nella sala principale, ma in una più piccola, e a lei questo fece piacere, perchè c'era meno gente rispetto a quella principale, si accomodarono e arrivarono anche i menù per scegliere cosa mangiare.
    E' carino
    Non era lussuoso come era abituata, ma dato com'era vestita, andava più che bene, poi l'importante, è che ci fosse una buona cucina.
    Poi non so che scegliere!
    Aveva aperto il menù, e c'era talmente tanta roba, che davvero non sapeva dove guardare, ed alcuni piatti, neanche sapeva cosa fossero, sperava che Gabriel le venisse in aiuto, o al massimo avrebbe chiesto alla cameriera.

    Lamia/ Keira
     
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