Natura o estro umano?

Per Axel Joel Madden

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  1. Paraortometa
     
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    La giornata si prospettava calda e piacevole nonostante fosse appena iniziato Settembre. Certo ufficialmente all'autunno mancavano circa tre settimane, ma ancora non si vedeva foglia gialla o vento freddo e quindi la maga si era ancora vestita quasi in modo estivo, maglietta rossa a maniche corte, jeggings e un paio di scarpe da tennis comode. Aveva attorno alal vita un maglioncino e nella cartella da scuola che portava con sè aveva un ombrello tra le altre cose, ma sperò vivamente di non doverlo usare.
    Aveva saputo della mostra quasi per caso, un volantino finito nella casella della posta del negozio, e la cosa l'aveva incuriosita. Lei amava l'arte in ogni sua forma, anche se negli ultimi sessanta, settant'anni aveva visto definire arte cose che lei riteneva tutt'altro, ma sapeva di ragionare come una di secoli prima, avendoli. Non odiava Pollock, ma preferiva una bibbia miniata medievale, ecco.
    Quindi scoprire che al giardino botanico tenevano una mostra temporanea di arte basata sul legno le era sembrata una cosa carina. L'opuscolo, relativamente scarno di informazioni, parlava di come gli artisti avessero estratto dal legno quello che vi era nascosto, giocando con venature, forme e materiali, dal legno alla corteccia, dalle forme del ramo al colore del materiale.
    L'idea era bella, lei stessa aveva visto a volte un legno a terra che le aveva ricordato per un motivo o un altro un uomo seduto, o un serpente, o anche figure quasi mitologiche che le avevano riportato alla mente il concetto di driadi.
    Quella mattina si era quindi diretta alla mostra per una giornata serena e tranquilla, sfruttando il giorno di chiusura del suo negozio, anche se ufficialmente non era suo e lei ci lavorava come dipendente.
    Arrivò al giardino botanico, sempre abbastanza tranquillo, non preso d'assalto dai turisti o dai visitatori, e si diresse al padiglione, una tensostruttura bianca simile a quei padiglioni per il tennis coperto. C'era un'offerta libera per l'ingresso, e lasciò alcuni dollari, quello che riteneva un giusto prezzo per un ingresso.
    Dentro vi erano poche persone, forse una decina, e una ventina, forse poco più, opere, alcune sotto teca, altre così massicce da essere libere di essere toccate. Un tronco era stato lavorato, ma più che altro levigato e lucidato così da portare le venature in evidenza e creare un effetto ottico che le ricordò la statua del pensatore, ma pesantemente tatuata in motivi tribali hawaiani. Si avvicinò, perdendosi nelle venature, quasi rapita.
    May Furinne


    Edited by Maag - 5/9/2018, 11:50
     
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9 replies since 3/9/2018, 11:08   189 views
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