Natura o estro umano?

Per Axel Joel Madden

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  1. Paraortometa
     
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    May ascoltò in silenzio quello che l'uomo aveva da dire sui tatuaggi, annuendo dopo aver anche sentito le sue impressioni sulle venature dell'opera.
    Io non ho tatuaggi, per una mia idea personale credo che il corpo sia un tempio sacro che va modificato solo in casi estremi. Ma non per questo non considero i tatuaggi un arte. Per due motivi, anche se disgiunti. disse, spostandosi con lui a vedere le altre opere. Niente di davvero eccezionale, troppa arte moderna, sfortunatamente per lei, ma sembrò dalle frasi di lui che fossero allineati sull'argomento.
    Il primo motivo è che chi tatua, se lo fa bene e con l'anima, come si dovrebbe fare ogni cosa che riguarda l'arte, deve capire cosa il so cliente vuole, come ottenere l'effetto desiderato e considerare anche il mezzo su cui lavora. Un corpo femminile non è uno maschile, uno giovane non è uno vecchio, uno muscoloso non è quello din pallido nerd. Lo stesso disegno, se non modificato accuratamente magari in piccoli dettagli, avrà differenti rese su differenti persone. disse seria, osservando un'opera che le ricordò le colonne lignee del Botticelli Il secondo miotivo è che a volte ciò che vuole il cliente on è ciò che vuole davvero. Ci sono tatuaggi che si fanno perchè è figo, altri per ricordare, altri ancora per dimenticare. Io reputo il tatuaggio alpari di una miniatura medievale all'inizio del capitolo, e l'anima della persona il capitolo stesso. Se ti tatui, ogni cosa deve avere uns enso, un motivo vero, profondo, che ti migliora. Il tatuaggio non è per me estetica verso l'esterno, verso gli altri, ma meditazione interna resasi material sulla pelle, quasi traspirasse e si fermasse in superficie dopo una lunga, profonda, intima scoperta dal cuore alla pelle. L'arte antica e quasi moderna hanno quello, l'arte moderna, come il cubismo che hai citato, ai miei occhi è un gioco per bimbi senza senso.
    La ragazza quindi rimase in silenzio sena più dire una parola fino all'opera di una sorta di enorme folletto porcospino che fingeva da altalena. Il nome le era sconosciuto.
    Sicuramente ne so meno di te, Axel. sorrise. "Io sono May, May Furinne. gli rispose, inchinandosi appena allo stile giapponese, le mani incrociate davanti a lei sulla pancia come era stata abituata a fare quando era piccola, piccola davvero.
    Continuò ad osservare l'opera, ma dal suo volto si capiva che non era esattamente entusiasta della cosa.
    May Furinne
     
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9 replies since 3/9/2018, 11:08   189 views
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