Smells Like Teen Spirit

Alison & Tristan

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    Mentre camminavo per alcune delle strade meno trafficate della città, facendomi spazio tra le varie persone che sembravano occupare ogni centimetro calpestabile, ripercorrevo mentalmente gli eventi della serata al campus dove avevo potuto osservare Alison in quello che di certo era il suo habitat naturale per poi terminare quell'incontro in un modo che sicuramente aveva lasciato entrambi non particolarmente soddisfatti... Anche se per motivi diversi. Tutti quei baci, quelle carezze e allusioni più o meno velate non potevano fare altro che creare certe immagini e aspettative nella mente di un uomo, anche se non avrei mai spinto per qualcosa che la ragazza non era ancora pronta a dare ritenendomi ben più che fortunato e soddisfatto per ciò che già mi aveva concesso considerando che avevamo condiviso solo due incontri... Inoltre, se proprio necessario, per calmare ogni bollente spirito sarebbe bastato ripensare alle insistenze di Blondie riguardo il mio "segreto". Sapevo che non si sarebbe arresa tanto facilmente, ma non avrebbe comunque ottenuto niente che il sottoscritto non voleva farle sapere. Tuttavia, nel suo modo di chiedere una mia "confessione" c'era qualcosa di particolare; il suo atteggiamento era sicuro, quasi come se oltre ad avere la certezza che c'era molto di me che le tenevo nascosto fosse anche sicura di conoscere già tutte le risposte. Nel peggiore dei casi mi stavo trovando ad inseguire una guardiana pronta a rendere la mia morte definitiva ed ero certo che chiunque altro al mio posto avrebbe già lasciato la città, ma dopotutto io non avevo mai brillato per spirito di sopravvivenza o non sarei mai divenuto un vampiro... E poi preferivo puntare tutto sulla possibilità che Alison fosse già entrata in contatto con creature che di umano ormai avevano solo l'aspetto o che addirittura anche lei facesse parte di questa categoria. Quest'ultimo pensiero si che permetteva alla mia fantasia di correre libera!
    Avevo aggiustato la posizione della mia preziosa chitarra sulla spalla destra, mentre soppesavo le varie scelte. Angelo? Quello sì che sarebbe stato il pinnacolo dell'ironia. Demone? Un po' scontato, ma interessante... L'unica certezza che avevo era nel saper riconoscere un mio simile e Alison di certo non era un vampiro, il che era quasi un peccato... Potevo visualizzare, con precisione e chiarezza cristallina, entrambi intenti a dividerci un collo e testare se quel sangue avrebbe acquistato ancora più dolcezza se prelevato l'uno dalla bocca dell'altro. Immagini allettanti ma tutt'altro che appropriate per sia per l'orario che per il luogo nel quale mi stavo recando. Ad ogni vetrina che passavo non potevo fare a meno che specchiarmi, per qualche secondo, osservando compiaciuto la mia figura - felicissimo come sempre che la leggenda riguardo la mancanza di riflesso in uno specchio per i vampiri fosse appunto, una leggenda - composta da biker neri ai piedi che arrivavano un po' sotto al polpaccio, jeans dello stesso colore anche se un po' slavati ed ovviamente aderenti, una tipica camicia rossa "lumberjack" legata ai fianchi la cui unica funzione era puramente estetica, un tank top nero oversize decisamente più scollato del dovuto ed una giacca di pelle che era quasi una reliquia poichè esisteva e resisteva sin dai magici anni '70 e mi aveva accompagnato in momenti storici irripetibili come esibizioni dei Sex Pistols e la prima visione di Scarface... I miei capelli erano ancora una volta lasciati sciolti e dal mio collo penzolava una collana con un ciondolo a forma di piuma. Sapevo di essere impeccabile, non solo grazie alle conferme che mi davano le svariate teste che si voltavano per seguirmi anche dopo avermi superato, ma come al solito sarebbe stato divertente osservare Blondie fingere disinteresse. - Buongiorno - avevo annunciato a nessuno in particolare una volta dentro al negozio di strumenti musicali, stendendo appena le labbra in un ghigno divertito pregustando innumerevoli momenti di divertimento.



    Tristan T. Cartier
     
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    Dopo la serata al campus, i messaggi tra lei e Tristan non erano assolutamente mancati e stavolta aveva aspettato che fosse lui a scriverle, cosa di cui, non aveva nemmeno dovuto aspettare molto. La mattina seguente, sul display del suo cellulare, era apparso un messaggio del ragazzo, che le ricordava ancora com'era sul palco, chiamandola Blondie e da lì, erano iniziate le frecciatine e testi sempre con meno allusioni e più espliciti, all'inizio non sapeva cosa scrivere, ma poi aveva trovato il ciò divertente; il vampiro aveva un segreto, che lei era disposta a scoprire ad ogni costo, il suo istinto non le aveva mai fatto sbagliare nell'individuare qualcuno che fosse una creatura e sapeva per certo che lui lo era, ma non sapeva ancora cosa... Angelo? Nah, per Tristan proprio non lo ci si vedeva; Licantropo? Poteva essere un'ipotesi, il problema era, che finchè non aveva prove, le sue erano mere supposizioni e poi, se continuava a scrivergli, avrebbe anche rischiato di far tardi al lavoro. Quando era tornata a casa, dal concerto, aveva dovuto sorbirsi l'interrogatorio dalle sue amiche, sul misterioso ed affascinante ragazzo, con cui era assieme e più lei si metteva sulla difensiva, più le domande si facevano specifiche ed aveva vuotato il sacco, facendo promettere che suo padre non ne avrebbe dovuto sapere nulla, come del succhiotto sul collo, che aveva coperto col fondotinta. Al negozio, quando arrivò, era tranquillo, lei si era limitata ad un paio di jeans neri strappati, i suoi amati dr. martens, quelli da tutti i giorni, quelli da concerti era a casa, che come da tradizione, non erano mai stati lavati da quando li aveva indossati al primo live, una reliquia insomma; una camicia lunga in stile hippie, usata come vestito, smorzata da delle parigine nere, non le piaceva avere troppo colore addosso. Stava finendo di mettere via delle corde per chitarra su un espositore, quando sentì un buongiorno e si voltò per salutare, senza aver dato troppo peso alla voce e ritrovandosi, di fronte a sè, Tistan, sul suo volto passarono talmente tanti sentimenti insieme, nello stesso momento, che non seppe nemmeno lei, quale fu il primo e quale l'ultimo... Sorpresa, sgomento, perplessità, rabbia su che diavolo ci faceva lì, ma era anche contento di vederlo e poi angoscia; se si fosse presentato a suo padre, come il ragazzo che frequentava sua figlia, sarebbero iniziati i problemi, soprattutto perchè il suo genitore, tendeva ad interessarsi troppo, alle sue questioni private.
    Buongiorno
    Lo salutò con un sorriso, cordiale, evitando qualsiasi contatto, non aveva nemmeno ancora capito cosa fossero loro due, gettarsi fra le sue braccia, non sarebbe stato assolutamente professionale, anche se la voglia di farlo c'era, sebbene fosse di più, quella di prenderlo a schiaffi per quell'improvvisata.

    AlisonWalsh
     
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    Sfortunatamente i negozi interamente dedicati alla musica - agli strumenti musicali nello specifico - non erano particolarmente diffusi e la maggior parte di questi venivano inseriti nella categoria "vintage" tanto erano inusuali da trovare. Al loro interno oggi giorno vi erano quasi esclusivamente finti conoscitori dell'arte musicale, più interessati a segnalare la loro posizione sui social che al contenuto del negozio anche perchè spesso tali soggetti non erano in grado neanche di suonare un campanello, figuriamoci un vero e proprio strumento. Tuttavia, dovevo ammettere che anch'io in quell'occasione non mi ero recato in quel posto per via della mia passione per la musica, o almeno, non unicamente per quello... Il negozio in se non aveva niente di eccezionale, nessun dettaglio che riusciva a catturare l'attenzione, nessun reparto esclusivo o introvabile altrove, ma ero certo che nessun altro store poteva vantare una commessa come quella che aveva risposto al mio saluto. Il suo "buongiorno" era perfettamente educato, quasi troppo, se si pensava che era rivolto al sottoscritto e non ad uno sconosciuto qualsiasi. - Mmh... Avrei giurato di trovare una biondina di mia conoscenza qui, ma è chiaro che deve essere altrove o di certo mi avrebbe offerto un po' più di un tiepido "buongiorno" - avevo commentato sarcastico, mentre mi avvicinavo all'espositore al quale stava tendendo la ragazza e che ad occhio e croce questa sembrava voler usare come scudo o barriera di qualche tipo tra di noi. Era al contempo esilarante e adorabile che potesse credere che una cosa del genere avrebbe funzionato. - Sai un po' vi somigliate, anche se tu sei molto più carina - avevo aggiunto divertito, aggirandola e fermandomi alle sue spalle come per dare l'impressione che mi stessi interessando agli articoli che Alison stava sistemando con cura, mormorando quell'ultima parte della frase vicino al suo orecchio destro. In un altro contesto ero certo che nel migliore casi la biondina mi avrebbe già ricompensato con un bacio mentre nel peggiore... Beh, a dire il vero non ne ero certo, ma dubitavo sarebbe stato altrettanto piacevole. Ad ogni modo, Blondie non sembrava voler reagire né in modo né in un altro, probabilmente troppo impegnata a mantenere una facciata seria e professionale per il beneficio di altri eventuali clienti o del negozio stesso. - Sai dove posso trovarla? - avevo chiesto, continuando quella piccola recita, studiando ogni sua più piccola reazione mentre restavo alle sue spalle abbastanza vicino da poter vedere una piccola dei suoi capelli - Dovrebbe avere un piccolo segno proprio qui - con due dita ero andato a toccare la parte del suo collo alla quale avevo fatto riferimento, evidentemente coperta da almeno uno strato di trucco, soffermandomi un attimo di più su quel "piccolo" proprio per indicare che il marchio che le avevo lasciato era tutto tranne che minuto.



    Tristan T. Cartier
     
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    Il negozio che suo padre aveva aperto a Vancouver era molto fornito, si passava dalle nuove uscite a singoli di band emergenti a quelle storiche, con dischi anche in vinile per poi passare agli strumenti; là dentro c'era musica a 360 gradi con sgabelli disseminati qua e là, così che, i vari musicisti, potessero testare fin da subito un basso, oppure una chitarra o anche le bacchette per la batteria. Lei era nata e cresciuta respirando il ritmo di ogni genere musicale, anche se la predilezione rimaneva sempre quella per il rock n roll, difatti, per la sua band aveva scelto quello come genere; cantare era la sua valvola di sfogo, l'aveva portata a conoscere tanta gente a crescere come persona ed anche, conoscere un personaggio come Tristan, che si era appena palesato in negozio e lei l'aveva accolto con distacco, semplicemente perchè, teneva separati lavoro e relazioni personali, apprezzava il saluto, ma sapeva dove lui sarebbe andato a parare...
    Forse chi stai cercando sta lavorando...
    Sottolineò molto bene con il tono, l'ultima parola, per lui era un gioco, per lei, era quello che faceva con passione, con cui poteva permettersi l'attrezzatura della band; suo padre a parte. Lui era sarcastico e quando mai non lo era? Per non parlare di quando era ironico, lui credeva tanto che sarebbe finita come tutte quelle con cui ci aveva provato, che l'avrebbe sorpresa, fatta cadere ai suoi piedi, ma si sbagliava. Era vero, non doveva essere incoerente, la sera del live c'era stato qualcosa, oltre al semplice bacio e l'attrazione sessuale, ma non aveva ancora capito se davvero poteva fidarsi di lui, quindi era molto restia; sbuffò alla sua battuta, dove credeva di essere pure simpatico, non doveva cedere e lasciarsi trascinare, se no, avrebbe mandato a monte tutto quanto, anche se detta al suo orecchio, non era affatto facile mantenere la calma e non rispondergli a tono.
    Non sei divertente
    Era decisamente indispettita e non sapeva come reagire, era stata felice di vederlo, comunque, presentarsi lì, significava che un po' di impegno da parte del vampiro c'era, ma lei d'altro canto, non sapeva cosa fare, lasciarsi trasportare mentre non c'erano clienti, oppure continuare a fare il suo lavoro quale era, nel migliore dei modi. Se era divisa da questi pensieri, Tristan sapeva bene come fare, per non far distogliere l'attenzione da lui, visto che l'espositore, aveva perso, ormai tutto il suo interesse, soprattutto quando parlò del segno sul collo, coperto da correttore e fondotinta. Si voltò verso di lui, tanto, ormai, aveva compreso che non se ne sarebbe andato, finché lei, non avesse reagito; stava, quindi, valutando le opzioni, tanto, anche se si fosse incazzata, lui sarebbe rimasto, godendosi la sua reazione, allora optò per usare la sua stessa tattica. Tristan, le aveva fatto intuire che, non l'aveva salutato a dovere, ma lui, non è che avesse fatto chissà che passò e dopo questo pensiero, un piccolo sorriso divertito e malizioso sul suo viso comparve, mentre, voltata verso di lui la fissava.
    Potrei essere la sua gemella e sai, il ragazzo di cui mi ha parlato, mi diceva che era molto più passionale e non si prestava molto ai convenevoli
    Rispose sarcastica e voleva proprio vedere, ora, se finalmente lui si sarebbe fatto avanti, visto che il vestitino rosso, da infermierina sexy era nel suo armadio, pronto ad essere utilizzato, ora toccava a Tristan, essere intelligente e cogliere l'occasione oppure no.
    AlisonWalsh
     
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    Chissà se il negozio aveva un sistema di sorveglianza... Non mi sarebbe dispiaciuto poter avere una registrazione del volto di Blondie mentre cercava di nascondere e combattere la frustrazione, impossibilitata dall'agire come avrebbe realmente voluto alle mie provocazioni, guardandosi intorno per accertarsi che quel nostro piccolo siparietto non aveva attratto l'attenzione di nessuno. Le sue guance si erano colorate appena e riuscivo a percepire quasi del prurito ad entrambe le mani dalla tentazione di toccarle, sentire sui palmi il calore emanato grazie al sangue salito in superficie grazie al mio comportamento. - Anche la prima volta che l'ho vista stava lavorando, ma la cosa non l'ha fermata dal preferire la mia compagnia - tecnicamente non si potevano davvero mettere sullo stesso livello i due lavori, ma non avevo di certo iniziato la conversazione con l'intento di portare a termine un confronto serio. Era più forte di me, non potevo fare a meno di stuzzicarla anche se sempre attento a non superare il limite. Continuando a dare l'impressione di essere semplicemente interessato agli articoli in esposizione di fronte a me avevo portato il braccio sinistro attorno alla vita di Blondie, sfiorandole appena un fianco con le dita e approfittando della posizione per spingerla - o meglio tirarla - indietro applicando la giusta forza per tenerla contro il mio petto, ma comunque pronto a lasciarla andare alla prima protesta o al primo segno di vero fastidio. - Au contraire, sono esilarante - avevo ribattuto divertito, abbassando il viso per poter lasciare il più leggero dei baci sul collo di Alison, ma senza indugiare come avrei voluto, restando sempre all'erta per sguardi indesiderati. In fondo, con tutto il mio scherzare, non volevo davvero che la biondina andasse a finire nei guai per colpa mia. Non quel tipo di guai almeno... - Oh no, odierei lasciare una cattiva impressione dopo i racconti di tua sorella - avevo risposto colorando la mia voce di un'esagerata agitazione e preoccupazione, non intrattenendo troppo a lungo la fantasia di più di una sola Blondie. Il mondo probabilmente sarebbe imploso di fronte ad Alison ed una sua gemella, ma personalmente ero convinto che ne sarebbe valsa la pena. Erano pensieri a dir poco pericolosi e anche per questo li avevo messi momentaneamente da parte, tornando a concentrarmi sul presente e su quella che ero piuttosto certo fosse l'unica Alison esistente. Utilizzando nuovamente il braccio che la teneva stretta a me avevo fatto forza per farla voltare e per un attimo mi ero concesso di lasciare i miei occhi su di lei, semplicemente guardandola, spostando una ciocca dei suoi capelli indietro in un gesto che ormai era naturale. Qualche secondo e poi le mie labbra avevano cercato le sue, baciandola profondamente e senza fretta, quasi con pigrizia, prolungando quel contatto il più possibile. - Hey, Blondie - l'avevo salutata ancora, ufficialmente questa volta, sorridendole compiaciuto e a tratti strafottente - Da rock star a commessa, sei piena di sfaccettature - avevo commentato scherzosamente, aumentando per un attimo la stretta delle mie braccia attorno a lei come a volerle impedire la fuga.



    Tristan T. Cartier
     
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    Alzò un sopracciglio, non tanto perché se l'era presa, più che altro era infastidita che Tristan avesse ragione, sbuffò, mentre lui continuava a prenderla in giro e punzecchiarla, come il suo solito, fregandosene se aveva altre cose da fare e forse, era lei masochista, che le piaceva proprio quel lato di lui, che non gli importava più di tanto delle conseguenze, ma sapeva dove fermarsi, prima che la cosa fosse irreversibile. Di certo, mettere commessa e frontwoman di una band, non era propriamente la stessa cosa, ma in quel momento, non era così di fondamentale importanza e se aveva cercato di allontanarlo, tutti i suoi buoni propositi erano andati a fondo come il Titanic, visto come l'aveva tirata a sè, non con forza, se avesse voluto si sarebbe potuta svincolare da quella presa senza troppi problemi, il fatto stavo che, trovava comunque la cosa interessante, voleva vedere fin dove sarebbe stato capace di spingersi, soprattutto con quel bacio sul collo, talmente leggero, che aveva fatto fatica a sentirlo, ma aveva una brutta sensazione attorno e non era tranquilla, per nulla.
    L'hai già lasciata, come il fatto che ti è balenata l'idea di un ménage à trois...
    Ne era sicura che ci avesse pensato, certa come il sole e la luna, sorridendo sia maliziosa, che divertita a quella finta voce di Tristan, così preoccupata di quella pessima prima impressione. Erano ancora lì, gli dava la spalla, ma sembrava che il vampiro, non volesse più fermarsi a guardarle i capelli e l'aveva fatta voltare, lei lo guardava arcigna, chiedendosi ancora il perchè fosse lì, che cosa ci trovasse di così divertente, mentre le spostava una ciocca di capelli dalla fronte; lei rimaneva impassibile, mai e poi mai, gli avrebbe fatto intendere che l'aveva conquistata, peccato che come prima, con quel tocco, nello specifico un bacio, aveva fatto di nuovo crollare le sue difese, ritrovandosi a rispondere, così da renderlo più lungo, senza nessun tipo di foga.
    Buongiorno bello e maledetto, sempre a darmi fastidio, vero?
    Gli aveva risposto a tono, prendendo fra le dita, una ciocca dei capelli del vampiro e iniziando a giocherellarci. Peccato che in quel frangente, la porta si era aperta e lei si era voltata per salutare chi era appena entrato, districandosi con calma dalla stretta di Tristan, peccato che non era un cliente, bensì suo padre, un omaccione irlandese, ex giocatore di rugby... Che nel vederli così, il suo viso aveva passato varie sfumature di colore; il suo sguardo passava da lei a Tristan e sbuffava dal naso come un toro imbestialito, andando a grandi passi verso di loro, era meglio inventare qualcosa alla svelta. Intanto eccolo lì, di fronte a loro, lei pallida e suo padre che fissava il vampiro, per capire che intenzioni aveva con la sua bambina, decisamente un momento molto, ma molto imbarazzante, lei guardava entrambi, non sapendo cosa fare per non peggiorare la situazione già precaria.
    AlisonWalsh
     
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    Avere tra le braccia Alison iniziava ad essere un qualcosa di naturale nonostante fosse un gesto che avevo compiuto pochissime volte. Non era particolarmente minuta di statura a differenza di svariate altre mie conquiste femminili, anzi tra di noi c'era un divario di dieci miseri centimetri o poco più, ma ci incastravamo comunque alla perfezione con le mie braccia a circondarle la vita e la testa chinata quanto bastava per poter poggiare il mento sulla sua spalla, i suoi capelli ad accarezzarmi la guancia ed il suo profumo tutto intorno a me. Purtroppo sospettavo che a breve Blondie mi avrebbe redarguito per le libertà che mi stavo prendendo e sul suo luogo di lavoro come se non bastasse. Personalmente, gli ambienti più "pubblici" non mi avevano mai fermato... Forse sarei stato in grado di convincerla a chiudere prima con un po' di persuasione mista a baci e pungolandola quanto bastava per esasperarla fino a darle l'impressione che sarebbe stata un'idea sua - Certo che, nonostante questa pessima opinione che hai di me, farei notare alla Corte che non mi hai ancora cacciato. Lo trovo a dir poco curioso - avevo commentato divertito rilasciando subito dopo una sonora risata per il suo commento - o meglio la sua accusa - riguardo la mia maliziosa immaginazione. Non che fossero allusioni prive di fondamento... Dopotutto, perchè accontentarmi di una sola bellissima aspirate rock star se potevo averne due e per di più identiche? Era semplice matematica. Una scelta ovvia. Proprio come era altrettanto ovvio il lasciarle prolungare quel bacio che le avevo dato, invogliato dall'espressione così severa e piena di disappunto per il mio atteggiamento quasi sempre inappropriato. Era impossibile non baciarla quando sembrava volermi pugnalare con lo sguardo. - Non mentire o ti crescerà il naso - avevo riposto scherzando e battendo con delicatezza la punta dell'indice destro contro il suo naso - Sono sempre il momento migliore della tua giornata - avevo aggiunto, mormorando ogni parola con una certa lentezza e pronunciando ogni sillaba contro la guancia di Alison come a volervi incidere quella frase, spostandomi subito dopo per un altro rapido a fior di labbra. Ancora una volta mi aspettavo una risposta piena di un certo entusiasmo per quel mio gesto, ma la mano che stava giocando con i miei capelli era caduta rapidamente come se si fosse bruciata e l'attenzione della biondina si era chiaramente spostata dal sottoscritto, cosa che mi aveva fatto arricciare il naso ed increspare la bocca, infastidito dal cambio repentino d'atmosfera e dal non trovarmi più ad essere l'unico punto di interesse per Alison. Seguendo il suo sguardo mi ero voltato verso l'entrata del negozio, pronto anche ad utilizzare i miei poteri pur di mandare via qualsiasi tipo di distrazione appena arrivata, ma osservando la montagna con le gambe che era l'uomo diretto verso di noi con intenzioni chiaramente bellicose avevo subito cambiato idea ed espressione, ritrovando il mio sorriso sicuro che di lì a breve mi sarei divertito. - Oh, buongiorno - ruotando appena una spalla avevo riposizionato la custodia della mia chitarra senza mai togliere gli occhi dall'uomo e continuando a sorridere beato - Beh? Non mi presenti? - avevo detto rivolto a Blondie, chiedendomi internamente se la presenza di testimoni l'avrebbe fermata dal provare ad uccidermi per la quantità d'imbarazzo che di certo le stavo facendo provare, mentre un mio braccio restava saldamente attorno alla sua vita e la teneva al mio fianco. Sì, mi sarei divertito moltissimo.


    Tristan T. Cartier
     
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    Il fatto che stesse iniziando a stare seriamente bene tra le braccia di Tristan, non andava affatto bene e quando pensava a lui, si trovava con un sorriso da ebete stampato in faccia e questo proprio non le andava giù; lei, che si era ripromessa che non avrebbe ceduto con nessuno, ora si trovava in quella situazione, il problema di base era uno, ed era quello che la faceva imbestialire: ci si era messa da sola! Tutto era nato come uno scherzo, una provocazione, un continuare a stuzzicarsi, per vedere fino a dove si sarebbero spinti, conoscendo fin troppo bene i tipi come lui e sapendo che, alla fine, una conquista, significava semplicemente un'altra tacca sulla cintura, ma in quel momento, le stava dimostrando il contrario. Nessuno dei due e questo si era ben capito, era tipo da smancerie, sì era divertente dare spettacolo, sapendo sempre qual'era il limite da non superare, ma arrivare all'abbraccio, significava che c'era altro sotto, perchè, sebbene fosse un gesto così semplice, per chi non si lasciava mai andare troppo ai sentimenti, voleva dire tutto, ossia che ci si fidava delle persona di fronte che si poteva iniziare ad inondarla delle proprie sicurezze, ed anche se aveva un bello scudo, in alcune cose, doveva ancora lavorarci, ma ovviamente non gliel'avrebbe detto. L'altezza, non era nemmeno un ostacolo, alla fine con dei tacchi, lo raggiungeva senza problemi e comunque non ne vedeva la necessità, anche se una volta, poteva optare per una zeppa 15 cm, per prendersi un po' di rivincita, ed avere una scusa in più per prenderlo in giro, come se non lo facessero abbastanza.
    Perchè, anche se te l'avessi detto non l'avresti fatto, oppure, ti saresti impuntato come un bambino affinché acconsentissi che ti potessi fermare, sì avresti puntato sull'esasperazione
    Lo guardò, sfidandolo a mentirle e dirle il contrario, glielo si leggeva in faccia, il fatto che era quello il suo pensiero, lo poteva proprio vedere, lì, che si insinuava, stava solo cercando le parole giuste, così da circuirla; di risposta lo guardava con disapprovazione, aggiungendo un lungo e profondo respiro; ed altra cosa di cui era certa: a quella sua faccia, di certo Tristan avrebbe riso, fregandosene. Difatti, aveva completamente ragione, più lei la prendeva sul personale, più lui ne approfittava, arricciando il naso, infastidita da quel dito, che ne picchiettava la punta.
    E smettila!
    Era frustrante quando faceva così, per lui era normale, per lei no, si era lasciata anche andare fin troppo, non si spostò comunque da lui, quell'abbraccio le piaceva, ma il fatto che lui, avesse imparato a leggerla non le piaceva, soprattutto perché quei momenti erano loro, lì, erano alla mercè di chiunque entrasse; le disse quelle parole, che nonostante tutto le strapparono un sorriso, mentre sentiva il suo respiro sulla sua guancia, come a ricordarle che non avrebbe mollato e lo sfidava a farlo, le doveva ancora un segreto. Stava quindi, per approfittarne, l'atmosfera c'era, ed erano soli non c'era nemmeno suo padre... Quando si suol dire: si parla del diavolo e crescon le corna, eccolo lì, sulla porta del negozio, con uno sguardo, che avrebbe fatto scappare chiunque, tra gli occhi da pazzo e la vena pulsante sulla tempia. Sì, era un momento molto imbarazzante; perchè Tristan non ci pensava nemmeno a spostarsi, per cercare di arginare il danno, cioè, non aveva nemmeno mai accennato a suo padre la sua esistenza, era figlia unica, quindi per suo padre nessun ragazzo era alla sua altezza e di solito, li sottoponeva ad un regime di terrore facendoli scappare, anche quelli che come Tristan, facevano tanto gli spacconi. L'aveva salutato come niente fosse, parlando soprattutto la differenza di massa fra i due, mentre lei sperava solo in qualche cataclisma, o una voragine improvvisa nel pavimento. Cercò di prendere voce, anche se per un paio di volte si limitò ad un mmhh, poi prese coraggio, voltandosi verso il ragazzo e fissando la mano, che le teneva attorno alla vita, come se gliela volesse staccare a morsi, cosa che avrebbe potuto fare, visto che non era lui che doveva convivere con suo padre e la guerra fredda, che ne sarebbe derivata in casa.
    Parà lui è Tristan; Tristan lui è mio padre
    Stretta di mano schiaccia sassi tra 3..2..1..
    E lei che sperava solo, in una giornata tranquilla.

    AlisonWalsh
     
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    Le parole ed i gesti di Alison continuavano a contraddirsi; la sua bocca diceva vattene, ma le sue braccia continuavano a trattenermi mentre la sua voce assumeva toni quasi perentori nell'ordinarmi di lasciarla in pace, ma i suoi occhi mi imploravano silenziosamente di fare tutto il contrario. - Mmh... Nah, non sembra affatto una cosa da me - avevo negato con eccessiva enfasi recitando in tutto e per tutto la parte del finto tonto, divertito dall'espressione severa che si era posata sul viso della biondina e che l'aveva trasformata in una specie di professoressa pronta a sgridarti e riempirti di compiti. Ero convinto che sarebbe arrivata persino a schiaffeggiarmi le mani, un po' come si fa per scacciare una mosca molto persistente, pur di allontanarmi nonostante - ancora una volta - a parte ostentare del fastidio inesistente, continuava a non mettere alcun tipo d'impegno nel muoversi per liberarsi dalle mie braccia. - Obbligami - avevo sussurrato al suo orecchio, lasciando che il tono della mia voce lasciasse intendere quali potevano essere i migliori metodi per costringermi a stare fermo o anche in completo silenzio. Purtroppo, però, prima che potessi realmente convincerla a lasciarsi andare a qualche altro bacio o altre dimostrazioni d'affetto non esattamente adatte per i luoghi pubblici l'intera atmosfera all'interno del negozio era cambiata repentinamente con l'arrivo di un uomo che occhio e croce avrebbe potuto giocare una partita di rugby in solitaria contro un'intera squadra e con vere probabilità di vittoria. - Papà lui è Tristan; Tristan lui è mio padre - non avevo potuto nascondere la sorpresa, lo stupore, nei miei occhi a quella notizia mentre osservavo l'armadio umano che di certo non era entusiasta della situazione quanto il sottoscritto. - Lieto di conoscerla - era passato quasi un secolo dall'ultima volta che avevo utilizzato il tipo di atteggiamento che i miei genitori consideravano rispettoso ed adeguato per quello che ai tempi era definito come un "giovane promettente" e che si traduceva solo in "sono ricco e migliore di te". Forse era per questo che mi dava il volta stomaco e mi sentivo bruciare come la prima volta al Sole dopo la mia trasformazione. Sfortunatamente non potevo neanche rivolermi al padre di Blondie con la stessa sfacciataggine e noncuranza che utilizzavo con lei o - stando all'espressione vagamente sanguinaria dell'uomo - avrei dovuto guardarmi le spalle da entrambi. - Beh, è chiaro da chi Alison ha preso la sua... Forza - avevo commentato con una punta d'ironia dopo aver stretto educatamente la mano al padre di Blondie, felice di non essere più un semplice umano o avrei di certo riportato qualche tipo di danno alle ossa... Ad ogni modo, per calmare un po' il colosso e dargli un qualche tipo di soddisfazione, avevo aperto e richiuso rapidamente la mano un paio di volte per mostrarmi indolenzito. Ero chiaramente il ragazzo perfetto da presentare ai genitori.


    Tristan T. Cartier
     
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    Maledizione a Tristan! Lei sapeva sempre cosa fare, cosa voleva e lo otteneva sempre, ma quando lui era nelle vicinanze o come in quel momento, così vicino, tutte le sue precauzioni di non cedere al suo fascino, andavano bellamente a quel paese e lui, ovviamente, se ne era accorto, visto che puntava su questo, sapendo che stava vincendo pian piano le sue resistenze. Per quanto l'arrivo di suo padre, avesse rovinato il loro momento, da un certo punto di vista, lo ringraziava, almeno aveva avuto il tempo di ricomporsi. Le cose si stavano surriscaldando, anche se, continuava a dirgli di andarsene e farla tornare al lavoro, lui aveva capito che era un bluff, doveva essere proprio un'attrice scadente, ma probabilmente questo non importava a Tristan, che oramai aveva compreso le regole del gioco e si era adeguato anche molto bene, soprattutto a non lasciarla andare e facendo il finto tonto alle sue parole. Scosse la testa, sapendo che, tanto non si sarebbe mosso; di certo doveva puntare su un abito rosso da infermiera per farlo spostare, peccato che era in un cassetto in camera sua... Stava per proporgli di spostare tutto quanto alla sera, così da restare soli e stavolta sì che l'avrebbe fatto stare in silenzio ma per un'altra questione, riguardante una posizione orizzontale. Ma se aveva già in mente cosa dire, l'arrivo di suo padre mandò a monte tutti i suoi piani e non poté lanciare un'occhiata a Tristan quando parlò da chi aveva preso la sua forza, sulla fronte aveva stampato: Seriamente?!?, ma poi pensò che era il complimento più giusto, visto che se avesse detto qualcosa riguardante il carattere sarebbe finita male, molto male e stessa cosa sull'aspetto fisico, se la sarebbe un po' presa sul personale.
    Fu anche furbo, il vampiro da sembrare indolenzito alla stretta di mano, almeno era furbo e sperava che a suo padre bastasse; lui continuava a fissare intensamente Tristan, come se, potesse capire che intenzioni avesse con lei, oppure, semplicemente per fargli paura. Senza volerlo, forse per la tensione, oppure per la noia della situazione; sì lasciò sfuggire un sospiro, cosa assolutamente sbagliata e di cui se ne pentí poco dopo, aveva messo il piede su una mina, ed aveva poche scelte per sopravvivere tra cui, sacrificare la gamba in senso letterale, ossia farlo entrare nelle grazie di suo padre.
    Papà, Tristan è un musicista
    Sapeva che era azzardato, ma era un appiglio per farlo iniziare a parlare, sperando davvero che potesse andare bene, ed anzi, era certa che, al vampiro, quel genere di sfide piacevano.
    AlisonWalsh
     
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    Ero certo che se fossimo rimasti tutti in perfetto silenzio per qualche attimo saremmo stati in grado di sentire il cuore di Blondie battere in preda al panico, assalito dalla preoccupazione per suo padre o per il sottoscritto o forse per entrambi e la cosa mi divertiva decisamente più del dovuto. Non ero estraneo alle dimostrazioni aggressive di genitori protettivi verso le proprie figlie e persino quando ero solo un semplice essere umano non erano mai stati in grado di lasciarmi con più di qualche graffio o ammaccatura sulla macchina, perciò dubitavo fortemente che quello fosse per la prima volta il mio momento di implorare pietà e perdono. - Temo di non avere la stessa affinità di sua figlia per le folle adoranti, ma ho comunque i miei anni d'esperienza - avevo commentato, non accettando ma neanche negando il termine "musicista", misurando le parole per cercare di apparire umile seppur comunque consapevole delle mie capacità. Dopotutto era stupido ed inutile fingere di non sapere che ero bravo, molto bravo con una chitarra, ostentando falsa modestia. Quando si è in grado di fare qualcosa se ne deve andare fieri. - Ha dei bellissimi esemplari qui - avevo aggiunto, indicando con gli occhi ed un cenno del mento una parete con delle chitarre che in effetti in altre situazioni avrebbero immediatamente conquistato la mia completa attenzione, ma in quel momento anche se stavo guardando gli strumenti le mie parole erano più veritiere se riferite ad Alison, rimasta ancorata sullo stesso punto dandomi così modo di muovere appena il braccio ancora semi avvolto ai suo fianchi il tanto che bastava per far scorrere la punta del mio dito indice lungo la sua schiena. Era azzardato, un suo movimento troppo repentino, un suo squittire indignato ed il padre sarebbe divenuto ancor meno lieto della mia presenza, ma non sapevo resistere alla tentazione che la vicinanza della biondina mi faceva provare continuamente. - Posso provarne una?- avevo chiesto con nonchalance, quasi con innocenza, rivolgendo all'uomo un sorriso placido e spostandomi per la prima volta da sua figlia senza attendere realmente una sua risposta per muovere qualche passo in direzione delle chitarre, scegliendone una classica. Non avevo mentito nel dire che gli strumenti fossero bellissimi. Avevo poggiato a terra con la massima delicatezza la custodia con la mia chitarra, estraendo un plettro e dopo qualche attimo per accordare lo strumento mi ero cimentato una versione lenta - quasi romantica - di Paradise City, perdendomi completamente tra le note - Sì, davvero niente male - avevo detto risvegliatomi da una specie di trance. Dopotutto, ero realmente un musicista.


    Tristan T. Cartier
     
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    Il silenzio calato fra loro non veniva interrotto da nulla, probabilmente, i clienti che volevano entrare, vedendo la situazione dalla vetrina nemmeno si azzardavano, soprattutto gli abituali, che conosceva il carattere di suo padre, soprattutto nei confronti dei ragazzi, che si facevano troppo vicini a sua figlia, come se lei non sapesse il fatto suo... Non seppe se ringraziare o maledire Tristan, quando parlò, erano stati istanti interminabili e il suono della sua voce l'aveva come risvegliata da quel momento di torpore; aveva scelto bene le parole, trovando un compromesso su ciò che voleva dire, anche se da lui era decisamente strano, non era un ragazzo umile, anzi, era molto egocentrico e quindi non seppe se era per fare bella figura agli occhi del suo genitore o ai suoi, probabilmente la prima; visto che se fosse volata una testa, sarebbe stata la sua. LO fissò, no, non gli credeva, non era proprio da lui, sapeva che stava facendo, ed anche suo padre lo sapeva, visto che ne seguiva ogni movimento con gli occhi.
    Non fare così il modesto, ti ho sentito suonare
    Se voleva farsi tanto bello davanti a suo padre, era meglio farlo per bene e non recitare, perchè una cosa che apprezzava di lui, anche se in piccole dosi, era la sua sincerità, non gli si addiceva proprio quel modo pomposo. Difatti il vampiro aveva già puntato le chitarre definendole "bellissimi esemplari" ed ebbe come il minimo dubbio che si riferisse a lei e non capiva se prenderlo come complimento o altro, ma di sicuro, se ne fosse uscita viva, gliel'avrebbe fatta pagare cara, visto che Tristan nonostante la situazione spinosa e in quanto amante del rischio, stava facendo perdere il sangue freddo anche a lei, mentre le passava il dito sulla schiena, provocandole il solletico, rischiando di farla sobbalzare, cosa che per fortuna non successe e per ripicca, si arricciò una piccola ciocca dei capelli del ragazzo sul dito, facendoli scivolare via, quando lui si allontanò per provare una chitarra. Lo chiese anche gentilmente a suo padre, che non rispose ne sì ne no, limitandosi ad un grugnito, sapeva quanto era geloso dei suoi strumenti, non sapendo nemmeno se lei era prima o dopo come importanza. Sospirò, come se fosse stata sott'acqua, ed ora poteva riprendere fiato, mentre Tristan, si era lasciato andare ad una versione ballade di Paradise city, mentre lei sopra ci canticchiava le parole.
    Take me down to the paradise city
    Where the grass is green and the girls are pretty
    Take me home, yeah yeah
    Take me down to the paradise city
    Where the grass is green and the girls are pretty
    Oh won't you please take me home
    Take me down to the paradise city
    Where the grass is green and the girls are pretty
    Take me home, yeah yeah
    Take me down to the paradise city
    Where the grass is green and the girls are pretty
    Oh won't you please take me home

    Seguendo completamente il ritmo più lento, rispetto alla canzone originale e vedendo quel duetto, suo padre si era leggermente scongelato, limitandosi con un cenno del capo per poi andare sul retro a rimuginare, alla fine era andata anche bene, in tutta quella piccola complicazione, ma se lo aveva conosciuto suo padre cosa significava? Loro quindi cos'erano? Quella era una risposta, che ancora non poteva darsi o probabilmente non voleva.
    AlisonWalsh
     
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    Non avevo memoria di aver suonato di fronte alla biondina, almeno non consapevolmente, quindi l'idea di essere stato in grado di cattura la sua intenzione ancora prima di conoscerla mi solleticava un bel po' ed avevo comunicato questo pensiero alla diretta interessata con un sorriso sorpreso e allo stesso tempo compiaciuto - Non sapevo di avere una fan - avevo commentato, ignorando momentaneamente la presenza del padre di Blondie ed immaginandola più nei panni di una fedele groupie pronta a seguirmi in tour sia sotto che dietro al palco, anche se dato che tra noi due quella con la maggiore propensione ad esibirsi per le folle era lei il ruolo di groupie l'avrei ricoperto io. Non mi sarebbe dispiaciuto affatto ad essere sincero, anzi, con un po' di fortuna sarei persino riuscito ad elevarmi a sugar baby.
    Erano tutti bei pensieri per passare il tempo e sicuramente per stuzzicare la ragazza in uno sfondo più privato in futuro, mentre nel presente mi trovavo occupato ad accarezzare un paio delle chitarre in esposizione come fossero state un paio di felini affettuosi; dopo averne scelta una non avevo esitato a suonare, muovendo le mani con maestria sulle corde, ruotando appena i polsi per ogni cambio d'accordo ed alzando lo sguardo dallo strumento a Blondie non appena questa aveva iniziato a seguire le note della canzone che avevo scelto cantandone le parole, lasciando i miei occhi fissi su di lei sorridendole divertito quando raggiunse una determinata parte del testo

    "Take me down to the paradise city / Where the grass is green and the girls are pretty"

    Guardando la ragazza si poteva dire che avevo già raggiunto Paradise City. - Oh, won't you please take me home - avevo cantato con lei l'ultima parte, rendendomi conto che avevo sempre mantenuto il contatto visivo e che ormai l'intera canzone sembrava quasi una dedica ad Alison da parte mia, quei brevi minuti un mini concerto solo per le sue orecchie. Le mie dita si erano fermate, la canzone era terminata e la magia era scomparsa. - Non credo chiederà una foto con autografo, ma non mi ha neanche cacciato - mi ero rifugiato subito nel fare battute, ridacchiando senza molta convinzione, mentre osservavo distrattamente il padre della biondina che si allontanava "Si spera non per andare a prendere delle armi" mi ero detto riponendo la chitarra con delicatezza per poi voltarmi verso la ragazza, passandomi una mano tra i capelli portandoli indietro - Sono disponibile anche per i fine settimana, ma forse dovremmo iniziare a far pagare l'ingresso - alcune persone che poco prima stavano girovagando per il negozio si erano fermate per ascoltare quella breve jam session improvvisata, ma non gliene facevo di certo una colpa; avevo sempre avuto un che di irresistibile.


    Tristan T. Cartier
     
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    Forse lui non se lo ricordava, ma l'aveva visto una volta suonare e cantare, sotto gli occhi increduli delle persone, per la scelta della canzone, sotto una determinata festività quale il Natale. Al commento di Tristan, alzò gli occhi al cielo, mai una volta che non fosse un po' egocentrico e l'occhiata gelida del padre, probabilmente, aveva un po' placato i suoi bollenti spiriti, anche se, piuttosto, avrebbe preferito che fosse Tristan il groupie e al pensiero le venne un po' da ridacchiare, immaginandoselo in quei panni, ma era meglio non dirglielo apertamente, avrebbe avuto solo una scusa in più per stuzzicarla e per ora, avevano già un'altra di cui "parlare" in separata sede, che implicava un completino sexy rosso da infermiera, ed era strano che lui non l'avesse citato, di certo non se ne era scordato, non era da lui, probabilmente stava solo pensando il momento opportuno, di certo non davanti a suo padre, se non voleva che la relegasse in una torre come Rapunzel.
    Senza volerlo, o nemmeno pensato, si erano ritrovati a cantare insieme, lei non tutta la canzone, facendo di tanto in tanto la seconda voce, fino a cantare una strofa assieme e mai una volta non si erano guardati, come se la musica, fosse più forte e bastava quella a metterli d'accordo, visto che la maggior parte del tempo, si prendevano in giro e Tristan si divertiva a farle perdere la pazienza; quelle dita sulle corde, così sicuro che per un momento ebbe un pensiero, fin troppo malizioso anche per lei, ossia cosa avrebbero potuto fare su di lei e doveva smetterla, era vero, fra di loro c'era una forte attrazione fisica ma non doveva dargliela vinta, era una questione di principio!
    Si concentrò sulle parole, ed implicitamente sentiva che quella canzone fosse un po' per lei, che fosse la Paradice City di Tristan? Non gliel'aveva detto apertamente, era una cosa che forse avrebbe dovuto capire, ma se era così, di certo per uno come lui, ammettere le cose non era facile; doveva esserne soddisfatta, allora c'era anche del tenero, sotto quella massa di capelli ed egocentrismo.
    Non cantar vittoria troppo presto, ha appena iniziato
    Si rese conto della battutaccia, appena gliela disse, ma ormai era fatta.
    Tristan osservava suo padre andarsene e lei si mise a ridere di vederlo così poco convinto, non era da lui, dare sprazzi di insicurezza, era la prima volta che lo vedeva così, più umano rispetto alle altre volte, per non parlare del fatto che si era comportato anche bene, si chiese se era un altro Tristan o ci teneva a lei in quella maniera... Probabilmente, come ogni volta, gliel'avrebbe dovuto chiedere; intanto andò a sistemare la chitarra, doveva essere perfetta nella sua posizione, suo padre era maniacale su tutti gli strumenti del negozio e si rese conto, alle parole del vampiro, che alcuni curiosi, si erano fermati ad ascoltarli.
    Sai che non è una brutta idea, non pagare l'ingresso, ma potremmo usarla come pubblicità per il negozio, per usare i vari strumenti, tu potresti accompagnarmi con la chitarra, poi la mia band a testare bassi, batterie e tastiere. E' geniale!
    Gli buttò le braccia al collo, pensando a quello che ne poteva derivare, dando anche spazio ad altre band, le idee le stavano venendo una dopo l'altra, come un fiume in piena.
    E comunque mi chiedo ancora perché sei qui...
    Poi tornò seria e lo fissò in viso, ora doveva dirglielo, basta giochetti, doppi sensi, punzecchiature, cos'era per lui? Un divertimento? Altro? Non voleva perderci tempo o pensare a qualcosa che in realtà non erano.

    AlisonWalsh
     
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    L'atmosfera all'interno del negozio era drasticamente cambiata durante quel breve concerto improvvisato, un po' come quando si prende una lieve scossa alle dita e il nostro intero corpo scatta sull'attenti; o almeno questa era la sensazione che stavo provando e che riecheggiava tremolante nella mia testa imitando quasi le ultime vibrazioni delle corde della chitarra che stavo suonando. Anche il padre di Alison appariva toccato da questa variazione di energie che si percepiva nell'aria... Quello, oppure si era realmente fatto conquistare dalle mie doti da musicista e in tal caso non potevo di certo biasimarlo. Ad ogni modo l'uomo seppur controvoglia e con qualche strascico di sospetto nei miei confronti si era allontanato, forse preferendo osservare da debita distanza la sua bambina in compagnia di uno sconosciuto con pessime intenzioni. - Vorrà dire che mi terrò pronto per il secondo round - avevo risposto senza una vera preoccupazione all'idea che il padre della ragazza potesse tornare da un momento all'altro in cerca di un buon motivo - o apparente tale - per cacciarmi dal suo negozio. Nel frattempo la ragazza in questione aveva ripreso possesso della chitarra riportandola al suo posto, ben esposta per veri clienti paganti in cerca di un giocattolino da suonare o anche solo da sfoggiare. Distratto dai miei pensieri ero stato preso completamente alla sprovvista dal gesto stranamente espansivo di Alison, ritrovandomi il collo circondato dalle sue braccia ed il volto parzialmente affondato nella sua chioma bionda respirandone il profumo. - Se una canzone ti fa questo effetto forse un concerto insieme, aperto al pubblico, non è una grande idea - avevo commentato divertito senza costringerla a restare in quell'abbraccio ma senza neanche incoraggiarla a distanziarsi e prendendola un po' in giro poichè era abbastanza raro che la ragazza iniziasse volontariamente un contatto fisico con il sottoscritto, tanto meno uno così affettuoso con il sottoscritto. - E comunque mi chiedo ancora perché sei qui... - come volevasi dimostrare la dolcezza improvvisa della bionda aveva avuto vita breve ed io non avevo potuto fare a meno di lasciar scappare un sospiro metà annoiato e metà deluso - Serve davvero un motivo? Non fai mai niente solo perchè ne hai voglia? era così giovane e nonostante il suo aspetto esteriore la sua indole era molto meno ribelle e libera di quanto si potrebbe pensare in base a come si presentava agli altri. Era davvero un gran peccato, ma se le servivano lezioni in materia io ero il maestro perfetto.


    Tristan T. Cartier
     
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