Smells Like Teen Spirit

Alison & Tristan

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    Nonostante suo padre si fosse allontanato, visto che non aveva trovato scusanti per mandare via Tristan, sentiva il suo sguardo alle spalle, pronto ad intervenire in ogni momento, se il ragazzo avesse allungato le mani; anche se era adulta ormai, rimaneva sempre la sua bambina da proteggere, anche se gli artigli per graffiare ce li aveva in tutti i sensi.
    Anche terzo e quarto round direi
    Non si fece sentire da suo padre ovviamente, ma c'era una nota di malizia in questa frase, che non si riferiva prettamente solo agli strumenti musicali e sapeva bene che Tristan, l'avrebbe colta immediatamente, era il loro gioco, nel vedere chi cedeva prima, alla voglia dell'altro, non solo sul piano fisico ma anche intellettuale, quel ragazzo era come una calamita, respingeva ed attraeva allo stesso tempo.
    La fece sorridere, soprattutto di compiacimento, ad essere riuscita a sorprendere il vampiro e ridacchiando alle sue parole, soprattutto perchè non l'aveva allontanata, come se volesse che restasse lì, a parte il suo sospiro alla sua frase, che era una domanda che si era posta e preferiva avere una risposta che sbagliarsi o illudersi che davvero a lui, potesse interessarle o era un semplice passatempo vista la noia di Vancouver.
    Allora era questo e pensati che io, pensavo che fossi venuto per me
    Lo prese in giro a sua volta, visto che la metteva così, in realtà non sapeva ancora bene come approcciarsi con lui, era un mistero, che oscillava da un libro aperto ad una posta chiusa a chiave a doppia mandata. Però erano ancora lì abbracciati e quindi alzò il viso per guardarlo, come a voler comprendere di più dai suoi occhi, nascondeva fin troppi segreti e lo sapeva, ma nessuno dei due aveva il coraggio di rivelarli.
    AlisonWalsh
     
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    - Allora era questo e pensati che io, pensavo che fossi venuto per me - non ero riuscito a trattenere uno sbuffo in risposta a quelle parole, un angolo della bocca lievemente inclinato in su con vago divertimento, pensando che avrei potuto risponderle in mille modi diversi scelti appositamente per compiacerla, per irritarla, per stuzzicarla o persino per deluderla... Alla fine non avevo scelto nessuno di questi, guardando per un attimo la ragazza negli occhi e realizzando per la prima volta quanto questa fosse realmente innocente e a come neanche lei probabilmente se ne rendeva conto. Non avevo ancora deciso cosa ne sarebbe stato di me nell'imminente futuro; se sarei rimasto in Canada o se avrei salpato per l'ennesima volta all'insegna di nuove avventure, nuovi posti da vivere ed ovviamente nuove conquiste."Cosa sono questi che sento? Se non mi conoscessi bene direi che somigliano a dei sensi di colpa" avevo pensato per poi darmi da solo dello sciocco per l'assurdità che mi era balenata in mente; il sottoscritto non aveva mai provato alcun tipo di "colpa" perchè per tutta la mia esistenza - umana e non - mi ero comportato in modo onesto seppur non esattamente accettabile... Dopotutto, ero certo che Alison stessa non si fosse fatta chissà quali progetti con me da protagonista, anche se tuttavia la cosa non mi consolava poi molto. - Quale diresti è la migliore tra quelle chitarre? - avevo chiesto un po' all'improvviso, come se fossi appena arrivato al negozio, facendo scivolare piano le mani dalla base della schiena della biondina per arrivare ai suoi fianchi facendo leggera pressione per farla voltare in direzione della parete coperta dagli strumenti che avevo indicato - Sceglila per me - avevo aggiunto subito dopo senza darle il tempo di rispondermi, estraendo da una tasca dei miei pantaloni il portafoglio e porgendole una carta di credito qualsiasi non preoccupandomi minimamente dell'eventuale costo poichè i soldi erano sempre stati l'ultimo dei miei problemi. - Aggiungi anche i costi di consegna e ti manderò un messaggio con il mio indirizzo - con una mano raccolto il volto della ragazza avvicinandolo al io e baciandola un'unica volta, lentamente, sulle labbra prima di scostarmi da lei ed incamminarmi verso l'uscita del negozio - Mi raccomando con la puntualità, non vorrei lasciare una brutta recensione - avevo detto più scherzosamente, facendole l'occhiolino per poi aprire la porta e ributtarmi in mezzo al lieve caos che animava sempre i marciapiedi della città.

    Avevo atteso giusto il tempo di voltare il primo angolo prima di prendere il telefono e scrivere un luogo ed un orario, inviandolo al numero di Alison ed aggiungendo in un secondo messaggio:

    - Ti aspetto

    Tristan T. Cartier
     
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    Aveva incontrato molte persone nella sua vita, ma Tristan era il mistero impersonificato, era come leggere un libro scritto secoli orsono e che trattava argomenti complicati, ma pian piano stava iniziando a comprendere. Riusciva a fargli avere delle reazioni, come uno sbuffo, anche se era pronta a qualche frecciatina in merito, visto che era il loro modo di giocare ma stranamente era giunto il silenzio, non riuscì a nascondere la sua sorpresa, solitamente Tristan e il silenzio, non stavano bene assieme; si era limitato a guardarla negli occhi e per la prima volta, li aveva guardati fino in fondo, rischiando di perdersi, erano lontani, come se di un'altra epoca, avevano visto cose che lei nemmeno poteva immaginare; avevano ammirato, avevano visto, chissà se nel suo passato c'era stata una come lei, forse era meglio non avere una risposta a questo quesito, soprattutto se se lo chiedeva significava che iniziavano ad esserci in sentimenti in ballo verso di lui e doveva ricacciarli giù; lui era il tipico uomo che, se ti bruciava e di te rimaneva solo cenere e lei voleva farlo cantando su un palco.
    Ritornò alla realtà quando sentì la mano del vampiro alla base della sua schiena, una leggere pressione per farla voltare e porle una domanda, che nonostante fosse il suo lavoro, ci dovette riflettere, ma nemmeno di quello aveva avuto il tempo, trovandosi una carta di credito sotto gli occhi. Avrebbe voluto chiedergli se era impazzito, visto che la più costosa che aveva in negozio era praticamente alla stregua di una reliquia e costava sui 400000 mila dollari, ma lui sembrava serissimo e questo significava che era davvero ricco, cosa che di certo non si aspettava. La baciò prima di farle l'ennesima frecciatina.
    Nessuno si è mai lamentato del servizio di consegna
    Riuscì solo a dirgli questo, prima che uscisse dal negozio. La spiazzava, per quanto ci provava, eccolo che ci riusciva, sentì il telefono vibrare e lesse l'indirizzo e il messaggio sotto: ti aspetto, se quello non era un chiaro invito non sapeva cos'altro fosse.
    Con la cura di un reperto archeologico e dopo ovviamente aver strisciato la carta di credito, prese la chitarra e la mise nella sua custodia, un pezzo di storia della musica fra le sue mani, l'accarezzò come un cucciolo di cane appena nato, con la stessa delicatezza, prima di chiudere tutto a chiave, con quello che valeva mancava poco ci volesse una scorta.

    Lasciò detto a suo padre che avrebbe preso la macchina e che aveva una consegna; gli venne un colpo quando vide la chitarra ma con un sospiro di sollievo, quando davanti a lui, gli sventolò il pagamento. Con tutta l'attenzione possibile ed immaginabile, caricò in auto la chitarre, arrivando anche forse fin troppo in anticipo all'indirizzo, quindi decise di farsi una foto e mandargliela; di lei e la chitarra, chissà per quale delle due sarebbe sceso più in fretta.
    AlisonWalsh
     
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    Nonostante il mio spirito ribelle, la mia voglia d'avventura e la mia continua ricerca mirata all'essere il più possibile anticonvenzionale nell'aspetto e nei modi, dovevo ammettere con me stesso che non ero mai riuscito a rinnegare completamente le mie origini da ricco ereditiere. Mio padre di certo se la stava ridendo in qualche girone dell'Inferno nel vedere che dopotutto la mela non cade davvero mai troppo lontana dall'albero.
    Da quando ero arrivato a Vancouver, per esempio, mi ero stabilito nell' attico di uno dei grattacieli del centro, quasi interamente circondato da grandi vetrate che offrivano una vista impeccabile dell'oceano e della metropoli in generale; su due piani, l'arredamento era moderno e sobrio con colori tenui a contrasto con il parquet e - la pièce de résistance - un pianoforte completava alla perfezione il salone d'entrata. La chitarra sarebbe stata il mio amore eterno, ma sapevo apprezzare le nuances che la musica poteva avere grazie a diversi strumenti. Di certo avrei adorato, in particolare, la capacità dello strumento che avevo da poco comprato poichè stando alle notifiche del mio conto una certa biondina di mia conoscenza si era data alla pazza gioia. Ero curioso, le uniche chitarre con un prezzo che raggiungeva i cinque zeri erano quelle appartenute a delle vere leggende della musica come quella di Van Halen, Bob Marley o Kurt Cobain, ma dubitavo fortemente di essere improvvisamente diventato il possessore di un oggetto leggendario... "Immagino che lo scoprirò presto" mi ero detto portando gli occhi sull'orologio appeso ad una delle pareti del salone e concentrando il mio udito su qualsiasi tipo di rumore provenisse da fuori l'attico, pronto a saltare giù dal divano su cui mi ero pigramente disteso in una manciata di secondi o anche meno all'arrivo della giovane rocker. Ad ogni modo, non avevo dovuto attendere un minuto di più poichè la ragazza in questione - in anticipo rispetto all'orario stabilito - forse leggendomi nel pensiero, aveva avuto la brillante e generosa iniziativa di annunciarsi inviandomi una sua foto con la famigerata chitarra in sua compagnia. Dopo aver osservato a dovere e salvato l'immagine, sorridendo tra me e me, avevo composto un messaggio da inviarle in risposta:

    - Non male come servizio clienti...
    - Ma se vuoi la mancia hai ancora qualche piano da salire


    Aggiungendo che mi riferivo all'attico e che avevo già lasciato indicazioni all'entrata per lasciarla salire; avevo poi riposto il cellulare per recarmi all'angolo bar e riempirmi un piccolo tumbler con del Brandy, una delle poche cose umane che riusciva a darmi soddisfazione quasi quanto il sangue, sorseggiandolo con gli occhi sulla porta d'ingresso in attesa dall'apparizione della biondina.

    Tristan T. Cartier
     
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    Fra tutte le zone in cui avrebbe potuto abitare Tristan, di certo, quella era proprio una di cui non avrebbe mai nemmeno pensato, soprattutto per i costi esorbitanti degli affitti, era pure ricco, cosa che, vedendolo così, non si sarebbe mai aspettata, si era immaginata un piccolo appartamento, vicino al treno per pagare poco di affitto, invece si era ritrovata ad entrare nell'atrio con un signore che le indicava l'ascensore per arrivare all'attico. Solo l'entrata del palazzo era praticamente grande quanto la sua casa; lesse il messaggio e sorrise sul servizio clienti, già solo che la portava lei direttamente era un servizio accessorio non indifferente e la cosa dei piani, lo aveva notato anche lei, non sapeva nemmeno come comportarsi, sarebbe cambiato qualcosa nel vedere dove viveva il vampiro? Di certo non era una cosa da tutti i giorni; una chitarra che valeva quanto un quadro esposto in un museo, da portare ad un ricco eccentrico che viveva in un attico, sembrava la trama di un film, forse pure già visto, peccato che stavolta la protagonista era lei e non c'era un copione da seguire.
    Aveva avuto tutti questi pensieri durante la salita in ascensore, finchè non era arrivata al giusto piano, dirigendosi verso l'unica porta aperta, di certo, dopo il messaggio, l'aveva lasciata aperta per comodità, prese un bel respiro profondo ed entrò; fu stupefatta prima di qualsiasi cosa alla scelta dei colori, chiari, con un parquet scuro, degli ottimi gusti in fatto di mobili, ogni cosa si incastrava creando un equilibrio e per quel poco che aveva conosciuto Tristan, si era immaginata una casa con tinte molto più scure e cupe era stata una sorpresa, qualcosa che le aveva scoprire un pezzo in più di lui. Era rimasta talmente tanto affascinata dalla casa, che non l'aveva subito notato, che stava sorseggiando un drink all'angolo bar, anzi, già il fatto che ne aveva uno, le faceva comprendere quanto il denaro non fosse un problema per lui.
    Ciao, scusami, hai davvero una bella casa
    Doveva darsi un contegno, alla fine era sempre di Tristan che si parlava ed era lì per lavoro, quindi gli si avvicinò con la custodia della chitarra, che aveva protetto a costo della sua vita.
    Dove posso metterla?
    Si rese conto che la frase poteva essere ambigua e sperava cogliesse che si riferisse alla chitarra, era una situazione un po' surreale che stava cercando di capire anche lei come gestirla, forse un drink le avrebbe disteso un po' i nervi.
    AlisonWalsh
     
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19 replies since 10/11/2019, 23:36   300 views
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