Tra luci e bancarelle.

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    Natale era finalmente arrivato.
    Adoravo quel particolare momento dell'anno, come adoravo fare l'albero e l'aria di festa che si respirava in quei giorni.
    Erano due anni che mi ero prefissata di andare ai mercatini, ma per un motivo o per un altro avevo sempre rimandato.
    Ogni santa volta mi sbucava fuori qualche impegno, o di lavoro o riguardante il privato. Sempre, puntualmente, come se qualcosa non volesse farmi andare lì.
    Ma quella volta sarebbe stato del tutto diverso.
    Infatti, mi ero presa un giorno di libertà ignorando qualsiasi tipo di chiamata, avrei risposto in un secondo momento, potevano anche attendere per qualche ora.
    E poi, mi mancavano ancora delle decorazioni per la casa, perché non sfruttare l'occasione e andare? Magari, potevo trovare qualcosa che facesse al caso mio.
    Mi vestì, indossando dei jeans e una camicia bianca con sopra un giaccone bello pesante, amavo l'inverno, amavo la neve, ma allo stesso tempo non sopportavo il freddo, non lo sopportavo per niente.
    Presa la borsa, mi recai alla fermata dell'autobus facendo un pezzetto di strada con quello, per poi, camminare per qualche minuto.
    Ovunque spostassi lo sguardo, notavo ogni genere di decorazioni. Avevano addobbato per bene la città.
    Già in lontananza, notavo la mole di gente che aveva avuto la mia stessa idea per quel giorno. « Speriamo di riuscire a muoverci senza troppi problemi » , forse, avevo scelto il giorno sbagliato per farci un salto, ma ormai ero lì, non avevo intenzione di tirarmi indietro per niente al mondo.

    Denise Dubois
     
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    Mi ero preso una pausa ormai da parecchi mesi dal mio migliore amico e da tutto ciò che ne circondava...questo solo ed unicamente per via di Alluka, il fratello che tanto amavo. Per questo motivo ero ritornato nel monte Robson nella villa dei miei, posto da cui ero scappato quando avevo circa 12-13 anni circa, non condividendo per nulla i loro ideali...C’ero ritornato perché volevo portare via con me Alluka, eppure non mi stava risultando affatto facile, anzi. Papà e mamma mai mi avrebbero permesso di portarmelo via e mai avrebbero permesso a lui di andarsene. Non perché gli volevano bene, figuriamoci, ma perché gli serviva...La mia famiglia è una non tanto comune famiglia di assassini; basti pensare quella volta in cui io tentai -riuscendoci- di scappare via di casa; trovai mia madre a bloccarmi la via e io, beh, non sono figlio di assassini per niente ecco, e quasi la uccisi per costruirmi la via d’uscita. La vidi piangere, piangere di gioia; le sue erano lacrime colme di felicità: suo figlio era cresciuto, suo figlio stava diventando un’assassino perfetto. Per questo trovai nella fuga ancora di più una valida motivazione per vivere la mia vita come volevo. Non volevo essere come loro e lo capii ancora di più quando conobbi Gon e gli altri. Grazie a loro cambiai...In cuor mio sapevo di non essere un’assassino come tutti gli altri Zaoldyeck venuti prima di me. Io e Alluka eravamo diversi.
    Mia madre quel giorno fra lacrime di gioia mi lasciò andare; in fin dei conti io non gli servivo, al contrario di Alluka. O più che altro di Nanika...Ai miei genitori faceva comodo un figlio con quei poteri così particolari!!! Ecco perché non lasceranno tanto facilmente portatemelo via. Ma non importa, ho imparato ad avere pazienza...
    Di tanto in tanto scendevo nelle segrete in cui era stato rinchiuso Alluka, senza destare però troppo sospetti ci stavo veramente di rado. Alle volte dicevo ai miei che era giusto che egli vedesse il mondo esterno, così da capire meglio il “nostro” mondo di assassini (credevano, e beh, in effetti non ero proprio un santo, che io fossi un assassino come loro, bene o male). Poi un giorno, mentre stavo per scendere da lui, sentii una voce di donna e non era mia madre. Nemmeno una della servitù, dal momento che sapevo bene che l’accesso era vietato a chiunque. E sapevo bene che nessuno della servitù si era legato a lui da poter rischiare così tanto! Chi diamine c’era in quella stanza con lui? Quando varcai la soglia abbastanza di prepotenza, lo trovai solo ma mi venne naturale chiedere immediatamente con chi stesse parlando. Egli mi indicò uno dei suoi tanti peluche e poi si catapultò ad abbracciarmi. Gli misi una mano sulla sua testolina piena di capelli ben conscio che mi aveva mentito. Il peluche non centrava nulla, c’era qualcuno in quella stanza con lui. Così, mentre lo abbracciavo mi concentrai per sentire l’aura che la sconosciuta aveva lasciato dietro di sè (ero in grado di percepire le aure delle persone grazie al mio duro allenamento). Era strana, diversa da tutte quelle sentite fino ad ora è la cosa mi lascio alquanto spaesato...Chi diamine era costei?

    Natale. Figuriamoci se uno Zaoldyeck potesse festeggiare una festa, ma ormai era alle porte e io decisi che avrei fatto un regalo ad Alluka. Mi aveva mentito certo, e la cosa non l’avevo ancora digerita, ma avevo deciso che magari avremmo affrontato nuovamente quel discorso con il pacchetto natalizio. Era un buon inizio. Mi sarei fatto vedere con il regalo in mano e poi avremmo parlato...Da un paio di giorni mi trovavo a Vancouver per delle commissioni. Ero un hunter, è un po’ difficile spiegare cosa volesse dire, in pratica ero una sorta di cacciatore di taglie. Dovevo trovare un boss mafioso. Mi ero ora preso una pausa per cercare fra le bancarelle allestite dalla città il regalo perfetto per mio fratello. Ma un hunter non abbassava mai la guardia. Mai. Fu mentre scartai con gli occhi una serie di peluche -Alluka ne aveva troppi- che sentì quell’aura di settimane prima. Quella strana aura mai percepita fino a quel momento, quella che mi fece subito dire: non è umana, qualsiasi cosa volesse dire. Ero abituato a vedere cose strane nel mio mondo di Hunter, pieno di persone che sapevano fare cose incredibili, come me del resto. Ma tutti noi eravamo comunque delle persone “umane”; ma quell’aura non aveva nulla di umano...La cercai con gli occhi curiosi e seri, di qua e di la; camminai con passo spedito noncurante delle persone con cui mi scontravo (il mercato era strapieno di persone), fino a che non vidi una figura davanti a me, di ragazza bionda, alta e snella e con due occhi blu che trovando i miei penetranti sui suoi, mi fissavano perplessi. Io e te dobbiamo parlare le disse serio andando dritto al sodo; non ero proprio bravo ad essere gentile con gli sconosciuti...E poi in tutto ciò centrava mio fratello...Eppure quella ragazza non aveva nulla che mi faceva credere al pericoloso, al dover stare in guardia...L’unica cosa che avevo ben chiara era che era la figura che quel giorno percepii nella stanza di Alluka.
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    Edited by woozy. - 19/12/2019, 15:38
     
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    Inizia a guardarmi attorno.
    Osservavo cosa offriva quel mercatino, dovevo ammettere che mi stupì per la quantità di cose che avevo visto.
    Da semplici addobbi a oggetti di vario tipo, a bancarelle di dolci e anche una sorta di stand per i baci. Beh, per quello lo trovavo originale come idea. Si poteva dire che c'era solo l'imbarazzo della scelta.
    Mi fermai d'inanzi ad una bancarella di addobbi natalizi, mi aveva attirato per ciò che c'era esposto. « Le serve qualcosa? » mi chiese con tono gentile la signora che lavorava lì. « Dia pure un'occhiata » , mi sorrise, invitandomi a guardare pure.
    Seguì il suo consiglio, alla fine avevo trovato quello che mi serviva: alcune palline di vetro, di cui dovevo stare attenta a non romperle ne portarle a casa, e delle luci da mettere sull'albero. Quelle che avevo ormai, avevano fatto il loro buon dovere.
    « Prendo questi » , allungai i soldi che dovevo e me ne andai.
    Ma non appena mi spostai da lì mi si palesò davanti qualcuno, un ragazzo per la precisione. Mi guardò e io feci lo stesso.
    Mi disse che dovevamo parlare, ma parlare di cosa? Nemmeno lo conoscevo, non lo avevo mai visto prima di allora. « Scusa ? » scrollai la testa, forse, mi aveva scambiata per qualche altra persona? « Parlare di cosa? » , gli chiesi rispondendogli con tono calmo e gentile, da una parte non ne avevo voglia dall'altra però, ero curiosa di sentire cosa aveva da dirmi.

    Denise Dubois
     
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    La vidi mettere via ciò che aveva appena acquistato, di cui non me ne preoccupai minimamente, dal momento che per me poteva aver comprato qualsiasi cosa, da un proiettile ad un monile, per me non c’era nessuna differenza. Ero freddo e menefreghista, per cui avesse fatto una cosa legale o illegale poco mi importava. Piuttosto mi interessava sapere chi ella fosse perché aveva a che fare con una delle poche persone di cui mi importava davvero molto, più della mia stessa vita anche, mio fratello Alluka.
    Ella mi guardò con fermezza e non accennò minimamente ad abbassare lo sguardo, e la cosa scaturì dentro di me due sensazioni contrastanti. La prima, forse quella più forte mi diede una sorta di piacere; vedere un estraneo che rispondeva così ad un mio sguardo non era cosa da poco. Quella biondina doveva avere fegato. Tuttavia rimasi anche infastidito. Chi si credeva di essere... Scusa ? domandò sempre fissandomi assumendo però un’aria perplessa. Parlare di cosa? chiese con tono pacato mantenendo la sua calma. E calmo lo ero pure io, anche se non capivo se fosse seria o meno. In lei c’era qualcosa di sospettoso, eppure forse non era niente di che. Di quello che hai fatto settimane fa... dissi atono, poi menzionando il giorno esatto in cui era stata a casa mia. Non poteva essere una minaccia, un “cattivo”, ma Alluka era talmente ingenuo che non ne potevo esserne sicuro. Avevo capito che quella visita lo aveva piacevolmente travolto, per cui chiunque ella fosse si era dimostrata come un’amica, ma era davvero così? O fingeva...
    Il mio tono di voce, così come l’espressione, era tranquilla e decisa, e per nulla di attacco; ero pronto a sentire qualsiasi motivazione ella mi avesse fornito. E se si fosse dimostrata accondiscendente nel rispondermi e parlarmi quindi, le avrei indicato con lo sguardo un banchetto in cui vendevano cioccolate calde e altri manicaretti. Ci potevamo accomodare lì per cercare di chiarire questa situazione, chiarire perché ella si trovava a casa mia con mio fratello... ...A proprio sito, io sono Killua...Killua Zaoldyeck mi presentai senza troppi convenevoli, ma volevo semplicemente farle conoscere il nome della persona con cui stava parlando.
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    Voleva parlarmi di un qualcosa che avevo fatto giorni prima.
    Rimasi silenzio ad ascoltare mentre mi parlava.
    Ripensai a ogni spostamento che avevo fatto, ma ugualmente continuavo a non comprendere. « Continuo a non comprendere » dissi, mantenendo la stessa calma di prima. Riposi nel frattempo gli acquisti che avevo fatto all'interno della borsa e lo seguì, dato che mi aveva fatto cenno di seguirlo.
    Dovevo farlo? Mi dovevo fidare?
    Eppure non mi sembrava una minaccia, qualcuno con brutte intenzioni, dovevo stare lo stesso attenta, sia a come parlavo che come mi muovevo.
    Improvvisamente, mentre lo seguivo, mi venne in mente un qualcosa che effettivamente avevo fatto.
    Qualche settimana prima ero comparsa ad un ragazzo, anzi, lo avevo aiutato diventando il suo angelo custode. Gli avevo fatto promettere di non dire nulla, possibile che avesse parlato e rivelato a qualcuno il mio segreto? La cosa mi preoccupava un po'.
    Temevo di poter passare qualche guaio per il mio gesto avventato, per colpa della mia vocazione di salvare tutti. Ma cercai di nascondere quel senso di paura, senza farlo trasparire in alcun modo.
    Ci fermammo davanti ad una bancarella che serviva cioccolata calda e alcuni manicaretti. Adoravo quel tipo di mercati, ci potevi trovare di tutto e di più. Peccato che duravano poco, sopratutto durante il periodo natalizio quando i giorni sembravano volare. « ...A propriosito, io sono Killua...Killua Zaoldyeck » si presentò senza troppi convenevoli, e io, feci lo stesso. « Sono Denise » dissi semplicemente, il suo era un nome abbastanza particolare, ma non dissi nulla però, me lo tenni per me. « Di cosa dobbiamo parlare? vorrei sapere di che colpa mi sono macchiata.» quelle parole le pronunciai in tono scherzoso, ovviamente volevo sapere cosa doveva dirmi ma sopratutto, se avevo fatto qualcosa di sbagliato e che non dovevo fare.

    Denise Dubois
     
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    La ragazza continuava a dimostrarsi alquanto perplesso mentre io le raccontavo il motivo del mio avvicinamento. I suoi occhi parevano alquanto sinceri e, credetemi, so bene quando una persona mente, ne va del mio lavoro di assassino!! Ho fatto anni e anni di allenamento e le cose erano due, o quello sguardo diceva il vero, o quella ragazzetta era davvero molto pericolosa. Continuo a non comprendere disse calma mentre i battiti del suo cuore battevano tranquilli con solo un’accelerazione in più rispetto al normale. Questo voleva dire che pure il suo cuore e la sua voce stavano affermando il vero. Una persona quando mente ha un leggero sussulto in almeno una delle parole, e anche se ne aveva dette solo quattro, in nessuna di esse ció era avvenuto. Allo stesso modo, il cuore avrebbe dovuto palpitare di tot battiti al secondo, perché sotto stress dettata dalla bugia. Ribadisco, o era sincera o era molto brava e pericolosa. Oppure c’era un’altra ipotesi: non si ricordava nulla. Vuoto di memoria? Bipolarismo?...
    Ella decise di seguirmi: ingenua e si fidava di uno sconosciuto? Furba ed ero io quello in trappola? Sono sincero, non ero sicuro al 100% ma c’era qualcosa in lei che mi faceva stare in guardia; per quel motivo mi muovevo fra le bancarelle scrutando con at te nazione ogni minimo particolare, specie proveniente da lei.
    Quando tornai a guardarla, mi accorsi che qualcosa nel suo sguardo era cambiato, e ciò non prometteva nulla di buono. Mi aveva forse mentito quindi?
    Aveva paura. Quella ragazzetta ora provava paura, lo potei costatare dall’avvelenamento dei suoi battiti cardiaci. Non ero io quello in trappola, era lei. Sapeva di avermi mentito...
    Sono Denise disse intanto ella e dalla sua voce non colsi nessun tipo di sentimento/reazione, forse perché troppo preso dai suoi battiti cardiaci.
    Di cosa dobbiamo parlare? vorrei sapere di che colpa mi sono macchiata parlò e questa volta quelle parole le udii alla perfezione. C’era dell’ansia, smascherata da un tono scherzoso.
    Ci sedemmo sull’unico tavolino rimasto ancora vuoto del banchetto delle cioccolate calde ed invitai la ragazza a scegliersi la bevanda. E quando i miei occhi si posarono sul menù il mio sguardo si era fatto sicuramente più fanciullesco e felice: amavo la cioccolata!!! Era il mio cibo preferito!!! Una cioccolata fondente con scaglie di cioccolato bianco e abbondante panna ordinai trovando quel giorno una preferenza per una cioccolata amara, ma con all’interno il contrasto di cose dolci. Non fare finta di non capire.. risposi atono al riguardo della sua domanda su cosa dovevamo parlare. Aveva sentito il mio cognome, e la villa che aveva visitato si chiamava -ovviamente- con il mio cognome. Non era -ovviamente- un caso. In tal caso le rinfrescai la memoria, dicendo il giorno preciso in cui era stata lì. Ti dice niente? aggiunsi portando il mio sguardo verso la ragazza che ci stava portando la cioccolata richiesta. E non fece a tempo ad appoggiarla al tavolino che io già la stavo assaporando, lasciandomi scappare una piccola esclamazione di piacere e beatitudine, che mi fece -forse- dimenticare dell’interrogatorio. Non era da me, e non era la cioccolata che mi stava facendo abbassare la guardia, semplicemente non trovavo Denise così pericolosa, anzi...
    Killua Zaoldyeck
     
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    Mi accomodai ad un tavolino libero, mentre il ragazzo mi invitò a scegliere qualcosa bere.
    Lui, aveva deciso di prendere una cioccolata calda.
    Avevo voglia di qualcosa di caldo e di dolce quel giorno. Un bicchiere d'acqua non avrebbe di certo fatto al caso mio. « Una cioccolata anche per me ». Ordinai subito dopo.
    Alla fine, avevo seguito l'esempio dell'altro.
    In breve tempo, ci portarono quanto richiesto. Mi soffermai a guardare Killua , mentre si gustava la sua bevanda.
    Ascoltai le sue parole, dicendo che non dovevo far finta di non capire e mi ricordò una data in particolare. Mi chiese se non mi diceva nulla.
    « Dovevi essere più chiaro » pronunciai quelle parole mentre soffiavo sul bicchiere di cioccolata. Doveva essere più chiaro. « Si, ora ricordo » una pausa « Sono stata in quella caverna e ...».
    Fissai l'interno del bicchiere, quando una strana sensazione mi pervase. Era successo qualcosa ad Alluka? Era per quello che era lì?
    Gli avevo promesso che sarei stata il suo angelo custode e come tale, dovevo intervenire, se avesse avuto bisogno del mio aiuto. Eppure, non avevo udito nessuna chiamata d'aiuto e ne, sensazioni strane.
    « Gli è successo qualcosa? » chiesi, guardandolo dritto negli occhi. Non feci il suo nome, avrebbe sicuramente capito a chi mi stavo riferendo. « Se è così dimmelo per favore io gli avevo promesso che … » , mi morsi la lingua prima di continuare con la frase.
    Non sapevo le sue vere intenzione. Poteva mascherarsi dietro a quel viso innocente e rivelarsi una minaccia ben più pericolosa. Non potevo dirgli la verità, non subito.
    « Perché mi sei venuto a cercare? » Troppe domande. Lo sapevo bene. Ne avevo sparata una dietro l'altra senza accorgermene. Volevo sapere, volevo capire perché mi aveva cercata.

    Denise Dubois
     
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    Dovevi essere più chiaro fece la ragazza che avevo di fronte con una tale leggerezza che davvero mi spaesava. Non riuscivo in nessun modo a capire se fosse sincera o se mi stesse mentendo; se avesse capito che per me era un discorso di vitale importanza, o una cosa da niente...Rimasi in attesa di ciò che aveva da dirmi mentre restai con le orecchie ben tese per percepire ogni singolo battito del suo cuore e un eventuale sussulto nella voce. Si, ora ricordo. Pausa. Dal suo corpo non percepii nessun segnale che mi fece stare in guardia. Sono stata in quella caverna e .... Altra pausa. Qui il suo cuore ebbe un forte sussulto e il suo sguardo, anche se si era abbassato dal mio, lo vidi per un attimo perso nel vuoto e preoccupato. Preoccupazione; pure quella sospensione finale mi aveva fatto percepire ciò. Non stava mentendo...Gli è successo qualcosa?. La ragazza tornò a guardarmi dritto negli occhi, con uno sguardo ancora preoccupato ed interrogativo, di quello che si aspetta una risposta negativa. Non voleva che ad Alluka fosse successo qualcosa. E conosceva Alluka. Se è così dimmelo per favore io gli avevo promesso che … . Altra pausa. Questa volta si era morsa la lingua. Ciò significava che non voleva, anzi, non poteva proseguire. Se uno non avesse voluto dire qualcosa, avrebbe cambiato semplicemente discorso, o avrebbe fatto uno sforzo di tosse per poi prendere fiato e cambiare frase; ma ella si era morsa la lingua e ciò significava che stava per rivelarmi qualcosa che non poteva assolutamente dirmi. Lei e mio fratello avevano forse un segreto in comune? Diamine, non poteva essere così!! Il mio viso assunse probabilmente un’espressione perplessa e anche triste, non era possibile che Alluka non si fidasse di me. Odiava certo la nostra famiglia, ma non me! E se invece ora stava iniziando a provare un sentimento di odio anche per me, perché io non avevo ancora fatto nulla per aiutarlo? Ma non era affatto facile portarlo distante da tutti gli Zaoldyeck! Ci avrebbero sicuramente trovato, e torturato per l’intera nostra vita. E non potevo permettere che torturassero Alluka più di quanto già non lo facessero lasciandolo lì da solo in quella sua stanza e usandolo quando gli faceva più comodo...Anche perché quelle torture sarebbero state sicuramente fisiche. Ci avrebbero frustato giorno e notte e beh...No, non potevo proprio permetterlo! Per questo, dovevo ancora portarlo in salvo...
    Perché mi sei venuto a cercare?. Ora era lei a fare domande. Giustamente.
    Bevvi un sorso piuttosto lungo della mia cioccolata che nel frattempo si stava raffreddando per garantirmi il sapore giusto e per nulla ustionante. Avrei potuto risponderle tante cose, del tipo che non erano affari suoi, e poi alzarmi e andarmene via. Era la soluzione più semplice e più giusta da farsi del resto, eppure non lo feci. Rimasi lì con lei, pronto a darle una risposta. Che mi stupì. ...è mio fratello... dissi, se ancora non lo avesse capito dalla mia precedente presentazione. Perché stavo raccontando i fatti miei ad una sconosciuta? Quindi, ti pongo meglio la mia domanda: che ci facevi in casa mia, da lui!? decise che dovevo essere io a condurre il gioco. La tonalità della mia voce faceva chiaramente intendere che più che alla questione “casa mia” ero più interessato a mio fratello, a perché ella era con lui. Non ero arrabbiato ne infastidito, infatti la mia voce risultava calma e pacata, ma bisognosa di conoscere la verità.
    Killua Zaoldyeck
     
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    Quello era suo fratello.
    Non mi rispose, sul fatto se potesse essergli successo qualcosa o meno. Voleva sapere, capire perché mi trovavo da lui. Come potevo dirgli che era stato proprio suo fratello, a richiamarmi in qualche modo? Era complicato, davvero complicato.
    Temporeggiai, bevendo un altro sorso di cioccolata calda. Potevo inventarmi una scusa e andarmene, oppure, usare i miei poteri e creare scompiglio, senza che nessuno si facesse male. Scatenare un piccolo incendio, la gente si sarebbe spaventata scappando a gambe levate e io, potevo mischiarmi tra la folla e tornarmene a casa.
    Anche se, prima o poi, avrei dovuto affrontarlo lo stesso. Avrei dovuto spiegargli com'erano andati veramente i fatti.
    Non sapevo cosa dirgli, cosa rispondergli. Dovevo rivelargli la mia vera natura? Dovevo dirgli, come se niente fosse che ero un angelo? E magari mostrargli pure le ali, così, in mezzo a tutti? Se da una parte, non vedevo molte altre soluzioni, dall'altra, cercavo di mettere insieme un discorso sensato.
    « E' stato lui a chiamare me. » Appoggiai il bicchiere ormai mezzo vuoto sul tavolo, volgendo lo sguardo verso il mio interlocutore. « Mi sono trovata lì per caso, abbiamo fatto quattro chiacchiere e basta » , evitai inutili giri di parole. Arrivai dritta diritta al sodo.
    Che poi, alla fine era andata veramente così. Quattro chiacchiere, mi rivelò il suo piccolo segreto e io il mio. Non era successo nient'altro. Niente di così tanto sconvolgente. Soltanto, non sapevo fosse casa sua. Sembrava una prigione da come l'avevo vista, una gabbia dove quel povero ragazzo era stato rinchiuso.
    « A te cosa ha detto ? » , volevo qualche risposto anch'io. Era il mio turno. « Ad ogni modo », una piccola pausa, incrociando le braccia al petto « Non approvo molto la sua sistemazione » , il tono della mia voce era calmo e tranquillo. Non approvavo molto quella sistemazione. Sapevo bene, che non avevo niente a che vedere con gli affari loro, con la loro famiglia. « Esistono molti modi per tenere ferma una persona ed evitare che scappi, mai sentito parlare di sigilli magici? » , in quel caso, dovevo essere l'ultima persona a dare consigli. L'ultima ad aver voce in capitolo. Ma fu più forte di me, non ero riuscita a mordermi la lingua e quelle parole, mi sfuggirono di bocca, senza rendermene conto. Ero conscia del fatto che sapesse di Nanika, giusto?

    Denise Dubois
     
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    La ragazza temporeggiava e questo significava che stava cercando risposta. Voleva dire che non ne aveva una, ma se la sarebbe inventata. Un’altro punto a suo sfavore...
    I secondi passavano ben scanditi nelle mie orecchie che ben attente non si lasciavano ingannare.
    E' stato lui a chiamare me.. Poi, con una tale nonchalance ella rispose, accompagnata dal gesto comune di riappoggiare sul tavolino la tazza ormai quasi vuota. Già, la cioccolata di cui io ne andavo ghiotto se ne stava ancora nella mia turchese tazza. Ero stato troppo concentrato su di lei che me ne ero quasi scordato. La presi fra le mie mani che si scaldarono al tocco e ne bevvi una grande quantità. Poi, senza distrarmi ulteriormente, tornai a guardare Denise. Lui. Alluka. Alluka avrebbe chiamato questa ragazza. Forse questa ragazza non conosceva mio fratello, per cui era impensabile che egli l’avesse potuta chiamare. Mi sono trovata lì per caso, abbiamo fatto quattro chiacchiere e basta continuava ella a parlare facendo acqua da tutte le parti. Insomma, non è che uno può capitare in una casa altrui...Eppure le sue parole, la sua espressione, i suoi gesti, erano cristalline. Come poteva essere che mi stava mentendo? Era davvero così abile in materia?
    Poi Denise tornò a condurre il gioco A te cosa ha detto ? ma non mi lasciò spazio di replica che continuò a parlare. Ad ogni modo. Non approvo molto la sua sistemazione. Esistono molti modi per tenere ferma una persona ed evitare che scappi, mai sentito parlare di sigilli magici?. La ascoltai con molta attenzione, lasciandola finire di parlarle. Cosa mi aveva detto Alluka? Niente. In effetti non gli avevo chiesto niente ed ero partito in quarta alla ricerca di questa tizia. Perché quando gli chiesi chi c’era nella stanza con lui, egli negò ci fosse stata anima viva...Sapevo che mi aveva mentito e non ne capivo il motivo. Io avevo sentito una voce ma soprattutto un’aura estranea e -adesso che ci pensavo- diversa dal solito. Già, la sua aura era strana, ora che mi riconcentrai per sentirla. Chi era costei? Poi, sigilli magici? Di cosa diamine andava a parlare? Sigilli magici? E che cosa sarebbero?. Tralasciai tutte le risposte che avrei dovuto darle, concentrandomi a farne un’altra io. Primo: ero io che dovevo condurre il gioco. Secondo: si stava parlando di mio fratello. E terzo: comandavo io. Punto.
    Poi subito un’altra domanda perché mi fu naturale collegare il discorso sigilli con Nanika. Denise era venuta in contatto con Nanika. E quindi, non è che fosse stata chiamata da Nanika e Alluka non ne sapeva nulla? Chi hai visto in quella stanza?! Con quale nome si era presentato? domandai sbrigativo strattonandole le maniche della giacca forse un po’ troppo energicamente. Se aveva visto Nanika, aveva poi giocato con lei? E aveva forse vinto? In quel momento non riuscii più a mantenere la calma ma ero piuttosto agitato. Ero così quando si trattava di Nanika e poi che altro quando non riuscivo a tenerla a bada...ero l’unico che ci riusciva...anche se non sempre...
    E anche se Denise era sospetta, non volevo che le fosse capitato qualcosa, almeno finché non si fosse rivelata una nemica...
    Killua Zaoldyeck
     
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    Mi chiese chi avevo visto quella notte.
    Non sapeva nulla di sigilli magici, in effetti, non era un argomento che tutti potevano conoscere. Tralasciai quel punto, ci sarebbe stato un momento più appropriato per dare una piccola spiegazione esoterica.
    Terminai la cioccolata, nel mentre, il ragazzo l'aveva sorseggiata poco e niente la sua. Sapeva che suo fratello, la sua anima, era condivisa con un altro essere. Non vedevo più motivo di mentigli su quello che avevo fatto o visto quella sera. « Entrambi » , dissi, accavallando le gambe. Il tono della mia voce era calmo e tranquillo. Da quel che potevo capire, non avrei ottenuto nessuna risposta se prima, non le davo a lui.
    « Quando sono arrivata era Alluka, abbiamo parlato un po' e poi, ho avuto il piacere di sentire anche Nanika », una piccola pausa, portando lo sguardo verso il giovane. « Ti conviene berla prima che si raffreddi » , cambiai discorso per un secondo. Se aspettava ancor,a rischiava di berla fredda. « E' stato strano parlare con l'altra sua metà, è la prima vota che mi trovavo davanti ad una cosa del genere ». Ed era vero.
    Avevo visto qualche demone, qualche creatura sovrannaturale nel corso della mia vita, ma mai un caso come quella di suo fratello. « Non sono una minaccia, ne per lui, ne per te e ne per la tua famiglia. .» sorrisi appena, dopo aver pronunciato quelle parole. Lo volevo rassicurare in qualche modo. « Ho fatto un patto con quella entità. Aiuterò tuo fratello quando avrà bisogno del mio aiuto, ma altro non ti posso dire ». C'erano così tante domande che volevo fare, così tante curiosità che volevo togliermi e scrollarmi di dosso. Ma sapevo che forse, quello, non era il momento più adatto per farlo. « Per questo prima ti ho chiesto se era successo qualcosa ». Speravo che la mia spiegazione fosse stata esaustiva. Che avesse chiarito i suoi dubbi e le sue domande, o almeno in parte. « E' stato lui a mandarti da me ? ». Non aveva ancora risposto a quella domanda, ma volevo sapere.

    Denise Dubois
     
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    Entrambi mi rispose ella con una tale nonchalance con cui si poteva, ad esempio, commentare la giornata. Ma nella mia domanda non c’era assolutamente nulla di spensierato, anzi. Tutt’altro. E la sua risposta mi aveva completamente spiazzato, perché ciò voleva dire che aveva “conosciuto” Nanika. Ed era ancora viva. Forse cinque erano le persone che si potevano ritenere tali, sei con lei. Come aveva fatto!? Questa ragazza era fin troppo strana...
    Intanto ella riprese a parlare Quando sono arrivata era Alluka, abbiamo parlato un po' e poi, ho avuto il piacere di sentire anche Nanika. Piacere? Nessuno ha il piacere di parlare con Nanika. Lasciai cadere nel vuoto la sua raccomandazioni di finire la mia cioccolata - non era quello il punto ora, non era di mia priorità - e rimasi concentrato sulle parole successive E' stato strano parlare con l'altra sua metà, è la prima vota che mi trovavo davanti ad una cosa del genere. Beh, mi sembrava più che normale; insomma non credo che al mondo ci fossero tante persone che racchiudevano dentro se stesse un...”Demone”!?
    La sua voce era cristallina, il suo cuore pulsava 75 bpm per cui era perfettamente nella norma, non scendeva nessuna goccia di sudore e il suo sguardo era tranquillo che non perdeva mai il mio. Questo significava solamente una cosa, che stava affrontando una discussione normalissima e in tutta tranquillità, e ciò escludeva la menzogna.
    Non sono una minaccia, ne per lui, ne per te e ne per la tua famiglia. . aggiunse poi con un sorriso e io a quelle parole feci un senso di acconsentimento con un piccolo movimento di capo. Ci credevo; oppure ero un povero fesso che stava cadendo nella sua trappola...!?
    Ho fatto un patto con quella entità. Aiuterò tuo fratello quando avrà bisogno del mio aiuto, ma altro non ti posso dire. Il discorso aveva preso una piega decisamente strana. Un patto. Con Nanika. No, era una cosa assai improbabile e impossibile da fare...
    Denise... pronunciai il suo nome guardandola intensamente. Hai giocato con Nanika e sei ancora viva!? le chiesi senza mezzi termini Che richieste ti ha fatto Alluka che tu sei riuscita a portare a termine tutte e tre, noto. Sai cosa succede se per caso ad una di quelle richieste tu ne rifiutassi anche solo una? e mentre parlavo la mia voce si faceva sempre più seria, così come il mio sguardo. Che non saresti qui a parlare con me risposi io senza aspettare una sua risposta, sperando che avesse capito cosa volessi dire con tale frase.
    Tornando a noi: un patto hai detto. Tu avresti dunque fatto un patto con quella parassita!? lo esclamai a denti stretti; come era possibile!? E di che patto stava parlando. Per questo prima ti ho chiesto se era successo qualcosa No, non è successo nulla feci aggrottando lo sguardo.
    E' stato lui a mandarti da me ? effettivamente no, ed era questo che mi rendeva assai perplesso. Se aveva fatto un patto con questa ragazzetta, perché Alluka non mi aveva detto nulla!? Cosa mi stava nascondendo? NO!! esclamai urlante e battendo le mani al tavolo, facendo traballare la mia tazza ancora semi piena. Mi calmai un’attimo prendendola con entrambe le mani e poi vi appoggiai le mie aride labbra e così decisi di finire la cioccolata ormai non più calda. E o tu o lui dovete assolutamente spiegarmi cosa sta succedendo! ammisi serio e un po’ ringhiante. Non mi piaceva essere messo da parte in quello che riguardava Alluka e/o Nanika. Ma capivo che ella non era un problema, non era un nemico. Sembrava essere piuttosto un’amica; ma cosa voleva dire!? Innanzitutto, com è che l’aveva trovato? Già, questa era la domanda che principalmente mi gironzolava in testa a cui quindi decisi di dare voce, come sei arrivata ad Alluka!? Come sapevi che era lì!? domandai. Avevo un tono deciso e serio, ma allo stesso tempo le mie parole risultavano morbide e amichevoli. Lo sai che ti stai cacciando in un grossissimo guaio? le dissi poi con un tono lievemente preoccupato; tutto sommato mi sarebbe dispiaciuto se a Denise fosse capitato qualcosa di spiacevole, o peggio, se fosse morta. Infatti mentre parlavo con lei, a mano a mano -e me ne resi conto solo ora-, mi sentivo a mio agio. Era una sensazione che mai avevo provato prima, di pace interiore. Cosa sono questi sigilli magici? domandai nuovamente, perché in effetti la parola “magici” non mi era di certo passata inosservata, anzi.
    Killua Zaoldyeck
     
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    Mi guardò intensamente, dopo aver pronunciato il mio nome.
    La sua voce, man mano che parlava si faceva sempre più seria. Era impressionato dal fatto che fossi sopravvissuta a Nanika e alle sue richieste, chiedendomi se sapevo, a cosa andavo incontro se solo rifiutavo uno delle tre richieste. Annuì con un semplice cenno del capo, lo sapevo e lo sapevo bene.
    Rimasi in silenzio senza dire nulla, senza aprire bocca. Da una parte non volevo sbandierare il mio segreto ai quattro venti, dall'altra, era giusto che sapesse la verità, che sapesse cos'ero veramente e del perché mi era andata così bene. « Risponderò a tutte le tue domande … », trascorsero svariati secondi, alla fine, volevo fare la cosa giusta e raccontargli tutto. A com'ero arrivata a suo fratello e a tutto il resto. « Seguirmi per favore … » volevo dargli tutto il tempo per finire la sua cioccolata. Avevo un bel po' di cose da dirgli, ma non potevo farlo lì, non in mezzo a tutta quella gente. Ero folle si, ma non fino a tal punto di rischiare che orecchie indiscrete sentissero. Non capitava tutti i giorni che un angelo camminasse che se nulla fosse tra i comuni mortali. « Spero di fare la cosa giusta » , pensai, facendo cenno successivamente con la mano di seguirmi. Se lo avesse fatto, lo avrei condotto lontano da tutte le bancherelle. « Sono felice che stia bene tuo fratello, ero preoccupata per quello.. ad ogni modo », mi bloccai. Ero felice che stesse bene e che non gli fosse accaduto nulla. Sospirai alzando la testa verso il cielo per qualche istante. « Che il cielo mi perdoni... » pensai tra me e me ancora una volta. Mi schiarì la voce incrociando le braccia al letto, spostando lo sguardo al mio interlocutore. « Ti ho portato qui perché in mezzo a tutta quella gente non potevo parlare », una nuova pausa, spiegandogli brevemente del perché, lo avevo condotto fin lì. « Sono venuta a conoscenza di tuo fratello tramite dei sogni. Dei sogni su una caverna e una strana sensazione che lì, dovessi fare qualcosa. Quando sono arrivata ho parlato con tuo fratello e poi, con Nanika, è stato un mio desiderio parlare con quella sua parte “oscura “ » gesticolai con le dita sottolineando la parola “oscura” , non sapendo tutt'ora come definirla quella sua parte, quell'essere che viveva dentro quel povero ragazzo. « Il patto di cui ti parlavo è molto semplice, sono il suo angelo custode », mi assicurai che non ci fosse nessuno, togliendo la giacca e facendo un gesto sconsiderato quanto folle. Spiegai le mie ali, mostrando al ragazzo che non mentivo. « Sono un angelo come ben vedi, ma non devi avere paura di me, non ho cattive intenzione verso tuo fratello e ne verso di te. Il mio compito è quello di aiutare gli esseri umani e del quello che farò. » le feci sparire poco dopo, rimettendo la giacca. Non doveva aver paura di me, non avevo cattive intenzioni, volevo soltanto far del bene e nulla di più. « Uno dei tanti motivo per cui sono sopravvissuta è perché non sono come tutti gli altri e da una parte … fortuna forse ? » mi sistemai meglio la giacca sperando che la mia risposta lo avesse soddisfatto e finalmente, dissipato ogni dubbio. « Per questo ti ho chiesto con insistenza se stava bene e … ti posso assicurare che l'unico rischio che posso correre e sbandierare la mia vera identità in qualche modo. Non è facile conciliare le mie due vite purtroppo. » l'unico rischio che potevo correre era che mi potesse scappare qualcosa dalla mia boccaccia larga, per il resto, chiamatemi pazza o folle o troppo spavalda, ma erano ben poche le cose che temevo e quel modo. « Dimmi una cosa, da quando tempo è che tuo fratello è così? » Un dubbio mi spuntò all'improvviso. Non ricordavo se avevo chiesto a suo fratello da quanto tempo viveva così, da quanto tempo conviveva con quell'essere.
    « Sono dei simboli che possono essere impiegati per protezione o per altre cose. Magari, ne esiste qualcuno che impedisca a tuo fratello di uscire da quel posto senza tenerlo dietro le sbarre. » spiegai brevemente cos'erano i sigilli. Sintetizzai il tutto per evitare di annoiarlo con spiegazioni lunghissime. Non ero sicurissima al cento per cento, ma magari, poteva esistere davvero qualcosa che teneva Alluka al sicuro senza essere messo dietro alle sbarre.

    Denise Dubois
     
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    Risponderò a tutte le tue domande, finalmente fra i due sarebbe scesa la verità sul rapporto che c'era fra ella e Alluka, almeno così comprese Killua guardando gli occhi della giovane donna. Seguì poi un Seguirmi per favore … a cui lo Zaoldyeck non poteva di certo rifiutare. I due quindi si apprestarono a finire le loro cioccolate e poi si alzarono dal tavolino e Killua, mettendo le mani nelle tasche della giacca, seguì i passi della biondina.
    Era palese che ella non poteva dire (o mostrare) lì davanti a tutti quello che il ragazzo voleva sapere. Non gli stava affatto tenendo un tranello, sarebbe stata una pazza a credere di poterci anche solamente pensare! Sono felice che stia bene tuo fratello, ero preoccupata per quello.. ad ogni modo disse non appena si allontanarono dalle bancarelle e da qualche eventuale sguardo innopportuno. Sinceramente...a te che importa?! fece forse un pò troppo bruscamente, del resto che Alluka avesse un'amica era ancora una cosa per Killu innamissibile. Sarebbe stato fantastico certo, ma non per questo realistico.
    Ti ho portato qui perché in mezzo a tutta quella gente non potevo parlare fece ella incrociando le braccia al petto *Ovviamente* pensò lo Zaoldyeck scrutando ogni singolo movimento della ragazza, mentre gli parlava di sogni e di come tramite essi avesse conosciuto Alluka. Sogni. Ma, andiamo? SOgni. Chi voleva prendere in girto?
    Sogni?! mostrò subito la sua perplessità. Ma le stranezze dovevano ancora concludersi; forse Denise non trovava la cosa già di per sè così bizzarra...Il patto di cui ti parlavo è molto semplice, sono il suo angelo custode continuava a parlare per poi andare anche più nello specifico. Parola dopo parola Killua cercava di carpire un'imperfezione nei battiti del cuore di Denise, o in uno strascico della sua voce che potesse confermargli quanto stava pensando, ovvero che fosse una bugiarda; ma nulla di tutto ciò stava accadendo: Denise era sincera al 100% (o era molto, ma molto brava a recitare una parte). E poi gli fece vedere le sue ali. Lo Zaoldyeck ne aveva viste di cose assurde, e la visione di quelle ali era qualcosa di più. Non erano create grazie a quella "magia" che lui conosceva bene, erano realmente così celestiali, così angeliche...
    Oh mio dio gli angeli esistono!! si lasciò scappare tale esclamazione di stupore grattandosi la nuca. Alle volte sembrava ancora un bambino. Era dovuto crescere in fretta in una famiglia come la sua, ma il bambino che c'era in lui era ancora lì presente e alle volte usciva fuori.
    Uno dei tanti motivo per cui sono sopravvissuta è perché non sono come tutti gli altri e da una parte … fortuna forse ? Forse aveva ragione; o forse c'era in realtà dell'altro. Ma in quell'istante Killua arrossì lievemente lasciandosi per un attimo Alluka alle spalle e concentrandosi su di Denise. Era davvero bella, bella proprio come un angelo dovesse essere!! L'attimo successivo però tornò in sè dopo essersi reso conto della stupidità di quello a cui aveva appena pensato.
    Dimmi una cosa, da quando tempo è che tuo fratello è così? gli domandò poi. Da molto, troppo tempo...! rispose egli con un sospiro. Denise poi gli spiegò dei sigilli; a quanto pareva simboli che potevano in qualche modo fermare Nanika, o per lo meno tenere al sicuro Alluka. Tanto vale provarci, no? Tu quindi hai questi sigilli!...Se ti porto da lui puoi fare qualcosa...chepoi...sei...ilsuo...angelocustodeno?. Mentre parlava lo Zaoldyeck si sentiva così stupido, era ancora molto perplesso sul fattore angeli e angeli custodi...Ma se serviva a salvare il fratello ci avrebbe realmente creduto, mantenendo la sua razionalità a bada.
    Le sorrise poi, forse con un sorriso un pò forzato, ma ci sperava. Sperava che ella potesse in qualche modo eliminare l aparte demoniaca dentro al corpo di suo fratello. Forse era davvero un demone Nanika! Insomma, se esistevano gli angeli, dovevano pur esistere anche i demoni!!!
    Killua Zaoldyeck
     
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    La sua reazione mi lasciò stupita, in senso buono ovviamente.
    Esultò, dicendo che gli angeli esistevano davvero. Mossi la testa come a volergli dire “si” . Ma prima di parlare, mi guardai attorno, volevo essere certa che nessuno ci stesse ascoltando o vedendo. Ero stata impulsiva a mostrarmi così apertamente a qualcuno, probabilmente ne avrei pagato le conseguenze di tale avventatezza, prima o poi. « Si esatto, ma non dirlo ad alta voce. », mi schiarì la voce quando una signora di una certa età ci passò a fianco; trasportava un enorme sacchetto, « I giovani d'oggi » bofonchiò allontanandosi grazie all'ausilio del suo fidato bastone. « Ti chiedo gentilmente di non dirlo a nessuno quello che hai visto oggi. Soltanto tu e tuo fratello sapete del mio segreto. » Lo pregai di non dire nulla a nessuno. Doveva essere un segreto, il “nostro” segreto. « So dove abitate in caso contrario, e sotto sotto non tutti gli angeli sono buoni come ci fanno passare », una minaccia bella e buona la mia. Strizzai l'occhio con fare complice. Sapevo dove abitavano, nel caso, che qualche informazione fosse fuggita dalla bocca del mio giovane interlocutore. Ovviamente stavo scherzando, non avrei mai fatto del male ad una mosca; volevo semplicemente essere sicura di non correre rischi inutili.
    Tornai seria quando mi disse che suo fratello era in quelle condizioni da troppo tempo.
    Mi chiese se potevo aiutarlo grazie a quei sigilli. « Vorrei » mi bloccai guardandolo dritto negli occhi. Non era così semplice, non sapevo esattamente cosa fosse quell'essere che dimorava dentro a quel ragazzo. « Non so cosa sia quel “coso” » gesticolai con le dita ,mi dispiaceva chiamarlo così, ma non avevo altri termini da usare. « E non sarà facile, dobbiamo prima sapere che cos'è e poi, forse, potremmo aiutarlo » marcai la parola “forse”. Non era detto che il tutto funzionasse, come, non era sicuro che così facendo ci saremmo sbarazzati di Nanika. « Se vuoi un tentativo lo potremmo fare, ma ho bisogno del tuo aiuto » , istintivamente e senza farlo apposta, appoggiai delicatamente una mano sulla spalla del ragazzo. Se voleva, se se la sentiva di fare un tentativo potevamo anche farlo. Ma avevo bisogno di lui, avevo bisogno di informazioni. « Non ti garantisco funzioni al cento per cento, ma fino ad allora continuerò a vegliare su di lui, non temere. » Fino a quel momento, avrei continuato a vegliare su Alluka come gli avevo promesso.
    Non mi sarei sottratta per nessun motivo al mondo alla mia promessa.

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