The secret ingredient is...

Sean x Mikha

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    Sorrise al disordine che si stava lentamente trasformando in una ricetta, la ricetta per le girelle alla cannella. I clienti amavano le sue girelle alla cannella, fin dalla prima volta che le preparò cinque mesi prima, al suo arrivo alla pasticceria; erano piene di una delizia così ricca, che potevano far ondeggiare e svenire, catapultando chi le provava in un sogno pieno di girelle alla cannella e note danzanti. L'unico problema dei pasticcini era che erano completamente e assolutamente irresistibili. Un morso faceva desiderarne di più, come le ciliegie, finché la mascella non ne poteva più. Gli piaceva preparare le girelle alla cannella, erano tra le più richieste e le chiedevano soprattutto i bambini. Erano dipendenti. Come lui, ma nel prepararle. Quando finì, ne fu molto soddisfatto, sembravano davvero deliziose e il profumino raggiunse anche le narici del suo datore di lavoro, che apparve poco dopo.
    Un altro incasso garantito. Ma cosa ci metti dentro, perché il bancone venga assalito in quel modo ogni volta?
    Shen accennò un sorriso. In realtà, anche il signor Wyatt ne andava matto e la sua domanda aveva sempre lo stesso scopo, ossia quello di scoprire il cosiddetto "ingrediente segreto" del suo dipendente migliore. Beh, anche l'unico, al momento. Non l'avrebbe mai scoperto, anche perché, in verità, non c'era un vero ingrediente segreto.
    Quello che ci metto sempre e che, come sempre, non le rivelerò.
    Una sonora risata proveniente dall'omone grande e grosso e l'asiatico accennò un altro piccolo sorriso. Una pacca sulla spalla e precedette il capo al bancone, dove sistemò ordinatamente le girelle appena sfornate, assieme agli altri dolci appena fatti. Neanche a dirlo, il campanello alla porta tintinnò quasi subito e i primi clienti si fiondarono alla vetrinetta, indicando le girelle. Fortunatamente, in quel momento rientrò anche la signora Wyatt, di ritorno dalla spesa e assieme al marito poterono servire i loro piccoli e affiatati clienti.
    Ci pensiamo noi qui, caro, tu hai un altro impegno.
    Shen sorrise alla donna, che aveva alzato il pollice verso di lui e andò a prepararsi. Già, era un giorno importante quello e non poteva mancare, visto che succedeva solo una volta all'anno. Si cambiò nello spogliatoio e andò a prendere una borsa di plastica dorata, lasciata nel piccolo frigo quella mattina presto. Guardando il contenuto, il giovane sorrise. Uscì, diretto al suo appuntamento.

    Sean Harada


    Edited by Sky Bluebird - 2/7/2021, 01:06
     
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    Nelle profondità dell'Oceano regna costantemente una calma snervante; tutto tace, ma non per via dell'assenza di creature marine, anzi. Sono proprio le zone più remote, quelle completamente avvolte dalle tenebre, che nascondono svariati abitanti del mare per lo più sconosciuti agli umani. Tra questi vi era anche Mikha, che approfittava dell'assenza di luce e calore dei fondali per sfuggire a grandi predatori e per godere semplicemente di un po' di calma e tranquillità. I selkie non sono particolarmente popolari tra le popolazioni marine, cosa che disturberebbe la sensibilità di molti, ma nel caso di Mikha era una vera e propria benedizione; nella sua forma animale poteva passare ore, persino giorni, comodamente adagiato tra le rocce sicuro che niente e nessuno lo avrebbe interrotto. Tuttavia, non essendo completamente un animale, periodicamente la sua metà umana lo spingeva a tornare in superficie per spogliarsi letteralmente della sua pelle e mischiarsi tra le persone ignare di condividere i propri spazi con un essere che in teoria non dovrebbe neanche esistere al di fuori delle leggende o delle favole.
    Era uscito dall'acqua cautamente, tirando fuori la testa per assicurarsi che la piccola baia che aveva scelto fosse effettivamente deserta ed immergendosi nuovamente subito dopo svariate volte prima di spingersi a riva e lasciare definitivamente l'acqua. La trasformazione non era traumatica, anche se lo lasciava indolenzito per almeno una decina di minuti, orribile solo per chi potrebbe assistere alla scena poichè è quasi come vedere una foca partorire una persona; certamente non materiale per fare dei sonni tranquilli. Instabile per un attimo su due gambe, Mikha sapeva di dover trovare dei vestiti prima di avvicinarsi anche solo lontanamente al centro abitato anche se non per esigenza personale; non aveva particolari opinioni sul suo aspetto umano, sicuro anzi che la profonda cicatrice sulla sua mano di certo non lo rendeva appetibile allo sguardo, ma non tutti sembravano condividere quell'opinione ed in ogni caso coprirsi in pubblico era un fondamentale della vita degli abitanti della terra ferma, per questo si era affrettato a cercare un punto isolato per nascondere la sua "pelle" scavando a fondo nella sabbia e coprendo il tutto con pietre e conchiglie senza però rendere ovvio che la disposizione di quegli oggetti non era propriamente naturale.
    Seppur con un po' d'apprensione nel cuore e nella mente Mikha era riuscito a lasciare la baia, ricordandosi quanto diversa e decisamente più delicata fosse la sua forma umana ad ogni sasso calpestato o ramo colpito. Per sua fortuna dei giovani campeggiatori avevano scelto di piantare le loro tende poco lontano dal mare e senza farsi notare il selkie aveva agguantato quasi senza guardare un paio di pantaloni bianchi ed una camicia con una fantasia floreale dalla tenda vuota più vicina. Non sentendo la necessità di mettere delle scarpe, odiando il senso di costrizione che gli davano, si era vestito rapidamente e dichiarandosi coperto a sufficienza si era diretto verso la città.
    Mikha
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    Ogni volta che vedeva quell'edificio, doveva prendere fiato prima di mettervi piede. Avrebbe dovuto esserci già abituato, ma... non ci si abitua facilmente all'ospedale.
    Non che fosse un brutto posto dove stare: aveva uno staff amichevole, una mensa dove venivano preparati dei pasti piuttosto buoni e gli alloggi erano spaziosi, puliti e confortevoli. C'erano anche molte attività di intrattenimento per non far annoiare i pazienti e farli rilassare, per recuperare meglio. La cosa più "simpatica", era il fatto che i piani fossero fatti in modo da raggruppare i pazienti secondo i loro bisogni. Le chiamavano "zone" ed ognuna era contraddistinta da un colore: quella verso la quale Shen si diresse era bianca e comprendeva il reparto per i disturbi alimentari e le riabilitazioni, tra le altre cose. Il pacchetto che oscillava su un fianco poteva risultare fuori regola in quel reparto, ma non faceva alcun danno dal momento che conteneva un innocuo - delizioso e pittoresco - preparato senza glutine.
    Bussò alla stanza numero 30 ed entrò, venendo accolto come sempre da un sorriso a trentadue denti, capelli ribelli e occhietti scuri pieni di gioia di vita.
    Finalmente! Pensavo non venissi più.
    Ho mai saltato un giorno? Questo, tra l'altro?
    No. Sei il migliore.
    Già... Naturalmente, avrebbe preferito che anche qualcun altro potesse andare dal fratellino un po' più spesso, ma non poteva pretendere. Quel sorriso compensò anche la chiamata ricevuta appena uscito dal negozio, con la quale venne a sapere che quello sarebbe stato un compleanno ridimensionato, almeno per il pomeriggio.
    Quello è per me?
    Sorrise al minore che indicò la borsa.
    No, l'ho portato per l'infermiera carina.
    Ha ha, divertente. Dammelo subito!
    Buon compleanno, terremoto.
    Scuotendo il capo divertito, il maggiore passò il regalo al festeggiato, i cui occhi si illuminarono ancora di più, quando vide il contenuto: la sua torta, quella che riceveva ad ogni compleanno. Non poté essere più felice e Shen con lui, mentre lo osservava assaggiarla e alzare il pollice in su, ringraziando a bocca piena.
    Ok, ok, ma non pensare di finirla subito, hai mangiato da poco. È una bella giornata, che ne dici di un giretto in giardino? Non puoi stare al chiuso per il tuo compleanno.
    Così, dopo aver messo la torta nel piccolo frigo della camera, i due uscirono all'aria aperta. Andarono a sedersi su una panchina vicino ad una fontana, dentro la quale nuotavano delle carpe. La leggera brezza scompigliava loro i capelli e il più piccolo sembrava goderne particolarmente.
    Mi canti qualcosa?
    Adesso? Non possiamo goderci questa arietta?
    Oggi comando io e ti ordino di cantare!
    Non poteva resistere a quel faccino. Scosse il capo, si inumidì le labbra mentre sorrideva e cominciò a cantare la prima canzone che gli venne in mente.
    Traduzione inglese, in caso Mikha capisca il giapponese -> https://lyricstranslate.com/en/im-here-im-here.html-0


    Sean Harada
     
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    Passare dal silenzio ed il quasi totale isolamento dell'Oceano al rumore e l'affollamento della città era sempre uno shock non da poco. Tuttavia, una volta riuscito ad ignorare gli sguardi curiosi e a volte diffidenti delle persone che incrociava, Mikha poteva concentrarsi sugli scenari attorno a se e riempirsi gli occhi di tutte quelle cose che gli ricordavano il perchè ogni volta cedeva ai bisogni del suo lato umano correndo il rischio di spogliarsi della sua preziosa pelle. Dopotutto, nei fondali marini non c'erano anziani che passeggiavano insieme al proprio animale da compagnia stranamente somigliante a loro, non c'erano negozi con insegne e vetrine sgargianti, non c'era il profumo dello street food che riusciva a raggiungerti a distanza di metri, non c'erano suoni di ogni tipo che ti colpivano da ogni lato. Non c'era assolutamente niente e forse il selkie iniziava a sentirne il peso più di quanto non riuscisse ad ammettere.
    Passando di fronte a quello che sembrava un piccolo mercato all'aperto il mutaforma non aveva potuto fare a meno di soffermarsi su un banco ricoperto di pesci, molluschi e svariati altri frutti di mare; il suo stomaco si era immediatamente fatto sentire, ma sfortunatamente due ostacoli non gli permettevano di soddisfare la sua fame improvvisa: non aveva alcun tipo di moneta che gli umani usavano per comprare ciò che gli serviva e sapeva, grazie ad esperienze passate, che nessuno avrebbe visto di buon grado un ragazzo che si apprestava a divorare un pesce crudo intero, senza contare che si sarebbe certamente ricoperto di sangue senza possibilità di lavarsi o cambiarsi. Ma lo stomaco continuava a borbottare e addentrandosi nella calca del mercato Mikha non aveva altra scelta se non quella di urtare un banco carico di frutta, creando così ancora più caos, afferrando la prima cosa a portata di mano prima di dileguarsi rapidamente. Così, con una pesca tra le mani, aveva continuato la sua passeggiata senza una particolare meta.
    I piedi scalzi erano diventati neri sulle piante e iniziavano a protestare per il prolungato contatto con il cemento della strada, per questo Mikha aveva svoltato repentinamente sulla sua destra entrando in quello che sembrava un incrocio tra un giardino ed un parco, dove molte delle persone presenti sembravano vestite allo stesso modo per qualche motivo... Il selkie aveva provato a guardarsi attorno in cerca di indizi e alla vista di alcune ambulanze parcheggiate poco lontane aveva capito di trovarsi in un ospedale; un altro luogo completamente in contrasto con la realtà del mare che evidenziava l'attaccamento alla vita degli umani e che il mutaforma ammirava e disprezzava allo stesso tempo. Stava quasi per tornare indietro quando a poca distanza qualcuno aveva iniziato a cantare. La musica era un'altra grande mancanza della vita nel mare, forse la più grande per Mikha e per questo quasi come ipnotizzato si era incamminato verso la fonte di quella melodia, dando gli ultimi morsi alla pesca e lasciando cadere a terra, tra l'erba, il nocciolo. La scena che si era trovato di fronte vedeva due persone, un ragazzo probabilmente all'incirca della sua stessa età ed uno decisamente molto più piccolo, seduti vicino ad una fontana che con lo scrosciare dell'acqua che cadeva in un ciclo infinito sembrava quasi accompagnare la canzone del maggiore dei due umani. Mikha non si era fatto particolari problemi, non molto avvezzo al concetto di privacy e di spazi personali, aveva dato per scontato che trovandosi all'aperto quel piccolo concerto fosse per chiunque; si era avvicinato, riconoscendo la lingua usata nella canzone, ma non capendone completamente il significato - Era molto bella - aveva esordito senza una particolare intonazione nella voce, leccando via dal palmo della sua mano e dalle dita le ultime tracce del frutto appena divorato senza distogliere lo sguardo dai due - Sei bravo - aveva aggiunto ancora una volta senza alcun tipo di emozione, constatando un fatto più che rivolgendo un complimento al ragazzo di fronte a se - Ne conosci altre? - questa volta le sue parole erano tinte da una leggera curiosità e mentre il selkie attendeva pazientemente una risposta, sentendosi osservato, aveva alzato la mano destra oscillandola appena in segno di saluto verso l'altro giovane umano, non preoccupandosi di mostrare così apertamente le sue cicatrici. In fondo, in un ospedale si doveva di certo assistere a cose peggiori.
    Mikha
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    La canzone <3
     
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