Macchiato caramel!

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    Avevo lavorato fino a notte fonda, iniziavo a percepire la stanchezza nelle ossa. Un pappagallo della razza Cacatua era sotto osservazione. Dovevo monitorarlo costantemente, era stato accidentalmente schiacciato da un grosso mobile di casa. Una cucciolata di gatti, appena nati avevano bisogno del latte in polvere per sopravvivere. Senza madre i primi giorni sono sempre i più critici. La signora era stata molto sbrigativa, aveva lasciato la scatola nella sala d'attesa informando la segretaria che la madre era stata investita. Tra un mese la nostra clinica allestirà un piccolo stand di beneficenza, per trovare una casa a questi splendidi gattini. La nostra segretaria poi, grazie hai riferimenti seguirà le famiglie di ognuno per qualche settimana. Ci assicuriamo che vengano trattati con amore.
    Gli occhi tentarono di chiudersi più volte, ma qualcuno sapeva come tenermi sveglio. Due gattini vivacissimi si arrampicavano sui miei capelli. Ho una chioma talmente folta che vi si potevano nascondere. Nei momenti di calma mi dedicavo alle pile di fogli che avevo sulla scrivania. Aggiornavo i documenti sul computer e ogni tanto mi recavo nell'ala, dove tenevamo gli animali in degenza. Era il momento che preferivo!
    Aprì una delle gabbie contenente un leprottino Ciao Cester!Piccolo mio! Esclamai piano. Aveva subito un intervento delicato alle orecchie. Lo presi in braccio Non preoccupati, tra qualche giorno ti toglieremo la fasciatura lo rassicurai.
    Tornai a controllare il pappagallo, fortunatamente era stabile. Presi un triplo caffè alla macchinetta e tornai alla scrivania.
    Nutrì nuovamente i micini, prima di staccare. Appesi il camice e indossai un giubbotto di jeans. La stoffa era grigio chiaro con delle sfumature hai lati. Dietro aveva un'enorme stampa raffigurante un teschio, mentre sulle spalle piccole borchie appuntite. La catena dei pantaloni tintinnò quando spensi le luci e chiusi la porta uscendo. Non mi ero reso conto che fosse già mattina, precisamente le cinque. Sbadigliai incamminandomi verso il Donuts Bakery Cafe. Era il bar più vicino, ma soprattutto il mio preferito. Una brezza fresca mi accarezzò il volto. Il cielo era sereno, sicuramente sarebbe stata una bella giornata. Chissà se Rocky ne avrà combinata un'altra delle sue... era follemente innamorato delle mie pantofole. Anche cambiarle è servito a ben poco. Ridacchiai tra me e me. Avrei dovuto dormire almeno 4 o 5 ore, per tornare più tardi al lavoro. Rischiavo di assomigliare ad uno zombie, anche se adesso non ero proprio un biscùùù!
    Attraversai un paio di incroci e mi trovai davanti al bar. Il profumo delle ciambelle mi inondò piacevolmente le narici. Il locale era un pò deserto visto l'orario. Due studenti stavano sicuramente ripassando per gli esami in giornata. Mi avvicinai al bancone chiedendo educato un macchiato caramel, con molta panna per favore accennai un sorriso, trattenendo uno sbadiglio. Ringraziai il barista pagandolo, lasciandogli anche una bella mancia. Afferrai la tazza fumante accomodandomi sulle confortevoli sedie. Guardai fuori dal vetro rilassandomi.


    Vlad Ivanov
     
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    La notte non era certo il mio momento della giornata preferito, un tempo lo era stata, per anni avevo adorato la notte, non vedevo l’ora che il sole tramontasse e allora tiravo un sospiro di sollievo, ma ora non più. Ora ero terrorizzata dall’arrivo della notte, non tanto perché faceva buio, io al buio ci stavo bene anzi meglio che alla luce, con la notte però tornavano anche gli incubi. Tuttavia lavorare fino a mezzanotte o anche l’una passata mi toglieva già una bella fetta di quelle ore, però prima o poi bisognava pur chiudere gli occhi e dormire no? Ed eccomi lì, non importava quanto fossi esausta, ogni volta che chiudevo gli occhi tornava sempre il solito, ormai vecchio incubo che mi tormentava. Il buio, il muro davanti a me che mi bloccava ogni via d'uscita, una folata di vento che mi portava l'odore dell'uomo alle mie spalle, la mia paura che diventava sempre più forte, così forte da fermi perdere il controllo, il sangue e poi... E poi basta, di solito arrivati a questo punto mi svegliavo urlando e non riuscivo più a riprendere sonno. Era successo anche quella notte, non riuscivo quasi mai a dormire bene, senza fare quell'incubo, o meglio, senza rivivere quel ricordo, ancora e ancora. Avevo passato un po' di tempo a girarmi e rigirarmi nel letto senza più riuscire a riprendere sonno, alla fine mi ero alzata più esausta di quando mi ero coricata, avevo infilato un paio di calzoncini di jeans a caso trovati sulla sedia accanto al letto e una canotta nera con la scritta "fries before guys", anche quella trovata sulla sedia che praticamente costituiva il mio armadio al momento, avevo afferrato al volo un vecchio paio di converse grigie e parecchio scolorite ed ero scesa per strada. Respirai profondamente l'aria fresca del primo mattino, la brezza leggera che soffiava mi scompigliò i capelli e così mentre camminavo senza una vera e propria meta me li legai in modo disordinato sopra la testa. Mentre passeggiavo, non troppo distante da casa mia il vento mi portò alle narici un forte odore di caffè, caffè e ciambelle per l'esattezza, il mio stomaco brontolò e in poco tempo mi trovai di fronte alla vetrata di una bella caffetteria che non avevo mai notato prima in quella zona, "Bakery Cafe" diceva l'insegna, dall'aspetto e dal profumino che arrivava prometteva bene. Entrai e mi diressi verso il bancone.
    - Un caffé doppio con latte di soia...anzi facciamo triplo! -
    Mi rivolsi al barista che si mise subito a preparare il mio ordine, intanto infilai la mano nella tasca degli shorts, presi gli spiccioli che avevo e li appoggiai sul bancone per contarli, non avevo nemmeno pensato di prendere su la borsa prima di uscire, non lo facevo mai in effetti, ci stavo scomoda con troppe cose addosso. Quella mattina dovevo essere fortunata perché ci sarebbe scappata anche una bella ciambella.
    - Puoi darmi anche una di quelle ciambella ripiene di cioccolato? -
    Parlai nuovamente con il ragazzo dietro al bancone, poi presi il mio ordine e cominciai a guardarmi intorno per il locale, in cerca di un posto in cui sedermi, individuai un punto vicino alla vetrata e andai a sedermi lì, di fianco ad uno che sembrava più o meno grande come una montagna, ma non ci feci nemmeno troppo caso a dire il vero.
    - Posso? -
    Gli chiesi avvicinandomi e indicando la sedia libera accanto a lui.

    Sophia Gallagher
     
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    La delizia del caramello mi solleticava piacevolmente il palato. Di solito ci abbinavo delle bombe fritte, ma oggi stranamente non mi andavano. Forse stanotte avevo esagerato un pò con le schifezze. Comunque il bar era rinomato per le sue fantastiche ciambelle. Avevo provato a rifarle a casa, ma così bene ancora non mi venivano. Dovevo assolutamente rubare la loro ricetta segreta! Scherzai tra me e me. Prima o poi ci sarei riuscito, come per i bignè. Li mangiai per oltre una settimana prima di azzeccare la giusta dose e cottura. All'inizio sembravano più dei bignoni che dei bignè! Apprezzo la pasticceria in miniatura ma non ci ricacciavo niente, almeno io ne devo mangiare una decina prima di sentire il sapore. Guardai velocemente l'ora notando senza troppo stupore che a differenza delle ore di punta, il bar era piuttosto tranquillo. C'era molto da portare via, anche io lo facevo spesso. Mi piaceva portare un sacco di leccornie al lavoro. Molti dei miei colleghi non fanno in tempo a mangiare qualcosa per colazione, soprattutto gli stagisti. Molte ragazze e ragazzi vengono da fuori, prendono i mezzi molto presto per essere in orario. Quindi adoro radunare tutti quanti per una bella colazione, aiuta a svegliarsi e migliora la sintonia del team.
    Mi voltai leggermente quando una ragazza, dall'aspetto disordinato e carino mi chiese cortesemente di sedersi. Sorrisi gentile facendole segno di accomodarsi.
    La osservai velocemente sembrava che non avesse passato una buona notte. Gli occhi parevano stanchi e spossati. Guardai divertito la maglietta che indossava, o meglio la scritta riportata interessante slogan il suo commentai scherzoso dovrei farmene una uguale, ma per me scriverei Tette prima delle Ragazze o Ragazze prima delle Tette risi piano lei cosa ne pensa? domandai ironizzando.


    Vlad Ivanov
     
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    Solitamente non mi piaceva stare troppo in messo alla gente' preferivo sedermi in qualche posto appartato e "farmi i fatti miei" come si usa dire, però dvevo ammettere che quel posto accanto alla vetrata del bar sembrava davvero perfetto e per quel motivo decisi di rompere in un certo senso le mie abitudini e andarmi a sedere proprio lì, accanto a quel ragazzo grande come una montagna. Lui dal canto suo non sembrò infastidito dalla mia intrusione, così mi sedetti sulla sedia di fronte alla sua portando alle labbra la mia azza di caffè triplo, scottava, feci una smorfia e ci soffiai sopra prima di bere un altro sorso. Non pensavo che avrebbe voluto cominciare una conversazione, non pensavo nemmeno mi avrebbe degnata di uno sguardo e nemmeno mi interessava, ed invece mi sbagliavo! Lesse la frase scritta sulla mia maglietta e la commentò, in un modo che mi fece sorridere mio malgrado. Ero un tipo solitario, lo ero sempre stata per natura e nell'ultimo periodo si poteva dire che ero proprio cupa, mi sembrò quasi strano riuscire a sorridere. Quello che c'era scritto sulla mia maglietta "fries before guys" mi era sembrato un gioco di parole divertente quando l'avevo comprata e dovevo ammettere che nessuno l'aveva mai notato.
    - Ognuno ha le sue priorità... -
    Commentai, lui era un uomo e naturalmemte metteva le tette o le donne davanti a tutto, io preferivo il cibo agli uomini, ero fermamente convinta che desse molte più soddisfazioni!
    - Non saprei... dipende da cosa consideri più importante... immagino le tette ma qualche ragazza potrebbe offendersi e considerare lo slogan troppo madchilista... -
    Un momento ma si era rivolto a me dandomi del lei? Ero troppo giovane per quello, ma dovevo anche notare che probabilmente non esistevano più uomini al mondo che lo facevano.
    - Personalmente "tette prima delle ragazze" lo considererei molto divertente! -
    Risposi onestamente e anche molto più sincero, dopotutto erano pochi i ragazzi che non l'avrebbero davvero pensata on quel modo.

    Sophia Gallagher
     
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    Keera stava tornando a casa, alla sua villa dopo una serata in discoteca. Non partecipava a tutte le serate, ma alcune doveva per forza sopportarle. Non amava la musica che le permetteva di guadagnare così tanti soldi, ma l'incontrare uno dei capi degli spacciatori di pasticche che permettevano ai suoi ospiti di essere così euforici era n suo compito. Il tizio credeva che avere la barba sfatta e una maglietta nera attillata sotto una fondina di pelle scura e una giacca che forse andava di moda trent'anni prima l'avrebbe spaventata. si era decisa a vestirsi in modo "educanda chic", un vestito nero e castigato con maniche lunghe di pizzo lavorato, colletto bianco da educanda, calze nere coprenti, ma a contrasto rossetto rosso acceso in tono con le decolleté di vernice tacco a spillo di metallo da 5" e capelli effetto "wet look" che le davano un'aria quasi da professoressa, o da mistress, cosa che le interessava. Infatti l'uomo, un quarantenne, dopo alcuni minuti a tentare di essere dominante, capì che lei non scherzava e quando vide per un istante brillare di rosso come il suo rossetto gli occhi di Keera decise che non voleva sapere se era stato uno scherzo della sua mente o le luci del locale. Ovvio non si era immaginato che era solo uno stupido, facile trucco che poteva fare come e quando voleva.
    Lei lo trattò con sufficienza, quel tanto da non farlo arrabbiare ma fargli capire che il suo posto era la pulizia delle suole delle scarpe della donna. L'incontro non durò molto, ma una serie di contrattempi tra cui uno zelante commercialista la costrinsero a rimanere oltre quanto aveva preventivato. Non si arrabbiò molto con l'uomo, la sua pedanteria le permise di capire che c'erano dei margini di guadagno non indifferenti se avesse modificato all'insaputa di tutti delle partite di liquori: meno vero liquore e più acqua e metanolo. si ripromise di ragionarci su. Era mattino quando decise di fermarsi per un caffè e per fare benzina alla sua Maserati Grancabrio MC nera micata. Non voleva essere troppo vistosa, aveva macchine molto più... adatte al suo temperamento. Parcheggiò al distributore, dandogli indicazioni su cosa fare oltre al pieno di benzina, e si diresse alla tavola calda di fronte. In altre occasioni avrebbe schifato il locale, ma il suo corpo necessitava caffeina e probabilmente si sarebbe anche concessa un dolce.
    Entrò e squadrò il locale, il volto a trattenersi dall'esprimere disgusto e orrore. Mantenne un volto neutrale, avvicinandosi al bancone, il ticchettio dei tacchi a risuonare nel locale praticamente vuoto. Due ragazzi la osservarono come se fosse un angelo. Lei sorrise sorniona ai due, che sorrisero a loro volta arrossendo. fu tentata di muovere la lingua in un gesto osceno e sicuramente eccitante per i due studenti, ma si trattenne, non avrebbe dato loro momenti di piacere quella sera chiusi in bagno. Si fermò davanti al bancone, osservò il menù annusando il profumo di donuts ancora calde.
    "Cosa posso offrirle?" chiese il barista
    "Un caffè, nero e senza zucchero, per favore. E una donut alla crema di nocciole." rispose lei con un sorriso, senza accennare a mettere soldi o altro sul bancone. Cercò un posto in cui sedersi, ma le scelte diminuirono drasticamente vedendo che o era vicina ai due ragazzini, o era al bancone o su uno dei tavoli che ancora sembravano da pulire. L'unico posto decente sembrava essere vicino a due avventori che stavano parlottando. Un maschio massiccio e con più capelli di un troglodita e una svampita col sorriso da ebete e una ciocca blu nella massa nera di capelli. Sospirò e si decise, avrebbe dovuto sopportarli. "Me li porta al tavolo, dove sono quei due signori che stanno parlando, grazie?" disse al barista, muovendosi e avvicinanosi ai due. "E' libero il posto qui accanto?" chiese con il suo migliore sorriso e evitando di osservarli direttamente negli occhi. Serviva a sembrare quasi di intralcio, poco sicura di sè, una un po' strana in quel posto, se non bastava il suo modo di vestire. "Non vorrei disturbare, sembrate molto presi da una discussione importante..." disse come imbarazzata, facendo credere se possibile che pensava di aver interrotto qualcosa di importante.
    "Non che mi interessi anche se lo sto facendo." pensò tra sè e sè. "Siete solo due rifiuti della società, come minimo, solo come vi vestite..."

    Keera Malevert
     
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    Non ero solita intrattenere conversazioni con persone che non conoscevo, non mi piaceva molto parlare con la gente, a dirla tutta ero davvero un tipo solitario a cui piaceva farsi i fatti suoi. Per questo mi sembrava già strano l'essermi messa a parlare con un ragazzo che avevo appena incontrato e di cui soprattuto non conoscevo nemmeno il nome, ma visto che la conversazione era così leggera e del tutto priva di un vero significato, la trovavo una buona distrazione che mi permetteva di liberare la mente per qualche tempo. La notte appena passata era stata orribile, gli incubi mi tormentavano e mi ero svegliata molto più stanca di quando ero andata a dormire. Comunque non feci in tempo a sentire la risposta del mio interlocutore, o meglio nemmeno lui fece in tempo a rispondere perché al tavolo si avvicinò una donna. Non l'avevo mai vista prima, ma del resto non è che conoscessi molte persone a Vancouver, era vestita in un modo molto elegante, un bel vestito e i tacchi alti, truccata di tutto punto, decisamente il contrario di me appena alzata dal letto mi ero giusto cambiata maglietta e infilata un paio di calzoncini a caso. Non che mi impressionassero le persone che si presentavano in un certo modo, non mi importava a dire il vero, ma era comunque una cosa che avevo notato. Chiese se il posto accanto al nostro era libero e mi strinsi nelle spalle per risposta, io di sicuro non aspettavo nessuno e non credevo nemmeno il tipo seduto con me.
    - Si, certo è libero... Siediti pure... - la invitai, facendole segno di sedersi. Forse era appena uscita di casa per andare al lavoro e a giudicare dal suo abbigliamento, doveva essere un lavoro importante. O più probabile a giudicare dalla stazza del suo caffè doveva aver passato la notte in bianco e magari stava rientrando a casa, a dire il vero tutti e tre avevamo l'aria di aver avuto una notte piuttosto movimentata.
    - Non è una conversazione importante, si discuteva della scritta sulla mia canotta. - stavo veramente cercando di fare conversazione? Ma da quando?

    Sophia Gallagher
     
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    Hanno da sempre definito gli uomini come esemplari di entità semplice... eh forse i ricercatori non avevano tutti i torti.
    Non ho mai giudicato una donzella solo dalla sua esteriorità, ma ho da sempre apprezzato l'unicità del sorriso, dello sguardo e del carattere. Però diciamocelo sono un uomo è anche gli occhi sono fatti per guardare! Un bel décolleté, ho anche un bel fondo schiena mi attizza assai.
    Comunque le donne saranno sempre migliori di noi. Sono gemme di inestimabile valore, e vanno trattate come regine.
    Molte donne finiscono per offendersi anche con molto meno feci una piccola smorfietta alzando un sopracciglio. Una cosa che ho capito delle donne, (almeno credo di aver capito) e che come fai fai sbagli sempre. Loro riescono a girare la frittata come meglio preferiscono. Alla fine finisci per fare comunque la figura del babbuino.
    Penso che ogni uomo abbia queste priorità, almeno che non sia omosessuale puntualizzai però dipende: se ci si sofferma solo sulle tette oppure si cerca qualcosa di più importante... tipo la bellezza interiore conclusi sorridendo.
    Per come sono fatto io la indosserei una maglietta così è la gente pensasse ciò che vuole, tanto molti sanno solo giudicare quello che vedono bevvi un sorso del mio macchiato. Un ciuffetto di panna mi solleticó il baffo contornandolo poi ci sono le eccezioni, tipo lei feci una piccola pausa guarda oltre la scritta e magari la trova anche divertente presi un tovagliolo e mi pulí il baffo.
    Guardare oltre ciò che si vede è una qualità che ho sempre apprezzato mi complimentai con la ragazza dalla ciocca blu.
    Dopo poco una donna dall'aspetto raffinato e molto elegante si avvicinò al nostro tavolo. Il suo modo di atteggiarsi esprimeva una grande sicurezza di sé.
    Nessun disturbo signora risposi educato alla sua domanda.
    Si discuteva del fatto che, ancora oggi si da molto peso all'aspetto esteriore invece che apprezzare la persona per come è... ciò se stessa cercai di sintetizzare per non ripetere il tutto di nuovo.
    Lei mi sembra una donna molto decisa, sicuramente anche molto importante nel suo ambito lavorativo affermai cordiale osservandola voi due venite spesso in questo Cafe?! Chiesi ad entrambe mentre ordinavo un'assortimento di Donuts per il nostro tavolo.

    Vlad Ivanov
     
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    La donna sorrise e mosse il capo come a ringraziare, senza però dire nulla, ascoltando quello che avevano da dire.
    "Come immaginavo, rifiuti... Gente che si bea della sua mediocrità, del suo essere speciale nel non essere niente e nessuno. solo chi non ha altro da fare nella vita che non cercare cose orribili potrebbe indossare quella maglietta e l'altro, il gorilla non del tutto glabro. Se avesse qualche neurone in più almeno potrei provare a divertirmi un po'. Sono stanca di dovermi divertire da sola." pensò mentre il suo finto sorriso di circostanza nascondeva i suoi pensieri.
    Il caffè arrivò assieme alla ciambella. Bevve un sorso del primo e annusò la seconda. non delle migliori, ma considerando la bettola dove era finita, accettabile.
    "Il sapore se è come il profumo deve essere sublime." sorrise affabile al barista che sorrise quasi diventando rosso. "A volte si ottiene molto di più con una carota che con un bastone..."
    Morse la ciambella e la masticò lentamente, per poi puntare distrattamente il dito sulla maglietta della ragazza. "Fries before guys. Mi piace. Dice molto di chi la indossa, anche se non subito. Probabilmente potrei indossarne una anche io così, mi si addice." mentì, ma non sul fatto che le si addiceva la scritta. Non avrebbe indossato una cosa del genere nemmeno morta.
    Sorseggiò il caffè distrattamente, osservando, come se fosse interessata, l'uomo. "Vero, ma molte volte sono gli altri a non voler vedere oltre le apparenze. La società ci impone come dobbiamo essere, e senza accorgerci finiamo per essere ciò che loro ci dicono e non noi stessi." sospirò, come affranta.
    Guardò la ciambella mentre lui chiedeva se lei e quell'altra cosa di sesso femminile passavano spesso da quel buco di inferno dimenticato da tutti, anche dai demoni stessi.
    "Sfortunatamente no. ci sono passata per caso per fare benzina, poi tornerò a casa. sono stata alzata tutta notte, inizio ad essere stanca. E voi, sembra che siate buoni amici, ma dalla tua domanda probabilmente mi sbaglio, giusto?"

    Keera Malevert
     
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    Personalmente non ero mai stata il tipo di ragazza che se la prendeva se un uomo le guardava la scollatura o il fondoschiena, solitamente alle battute un po' più spinte del consentito ero capace di rispondere in modo altrettanto spinto, mi avevano definito più di una volta un "maschiaccio", questo termine non mi piaceva molto, poteva sembrare che fossi poco femminile, in realtà sapevo esserlo quando volevo essere ecco tutto. In ogni caso non mi sentivo un maschiaccio, semplicemente ero una che si era sempre sentita a suo agio con il proprio corpo e con la sua sessualità e perché no, mi piaceva ridere e scherzare, sicuramente quello non faceva male a nessuno. Quindi non mi offendevo se qualcuno si soffermava a fare apprezzamenti anche pesanti su di me, se non mi andavano bene mi facevo una bella risata e finita lì, perché molte altre si offendessero proprio non lo capivo, una bella risata e passava tutto no? Io ed il mio interlocutore ci trovavamo d'accordo sul fatto che quel genere di magliette fossero semplicemente divertenti.
    - Mi trovi d'accordo su questo, è solo una maglietta con una frase stupida o divertente, dipende dai punti di vista, stampata sopra, la si potrebbe semplicemente leggere, farsi una bella risata e non darci troppa importanza. L'abito non fa il monaco no? Di per se un indumento non dice nulla della persona che lo indossa... -
    Sarebbe stato bello se la gente non si fosse fermata alle apparenze e alla prima impressione e basta, ma sapevo fin troppo bene che il mondo non girava in quel senso. Quando la donna che si era appena unita a noi disse che la mia maglietta le piaceva e che ne avrebbe potuta indossare una anche lei, onestamente a guardarla non mi sembrava proprio il suo genere però come stavamo dicendo non bisognava sempre fermarsi solo alle apparenze no? Furono le sue parole successive che mi fecero riflettere di più, era vero che la società ci etichettava in qualche modo e che noi alla fine finivamo per essere esattamente come ci vedevano gli altri, era stato così anche per me, ero diventata quella sorta di emarginata che tutti avevano sempre pensato che fossi, avrei potuto avere di più, fare molto di più, non che non ne avessi le capacità ma ad un certo punto ci avevo come rinunciato, diventano quello che gli altri si aspettavano da me. Accavallai le gambe sulla sedia, giocando con l'orlo sfilacciato degli shorts e bevvi un lungo sorso del mio caffè.
    - Per qualcuno non c'è davvero molta scelta, una volta che la società comincia ad etichettarti in un certo modo non ci sono molte vie di fuga. -
    Il ragazzo chiese se frequentavamo spesso quel caffè e scossi la testa, in realtà era la prima volta che ci mettevo piede, avevo seguito letteralmente il mio olfatto quando vagando per strada l'odore aveva attirato la mia attenzione e lo stomaco aveva cominciato a brontolare. La donna disse che aveva passato tutta la notte in piedi e che ora sarebbe andata a casa, io non ero praticamente riuscita a dormire e anche lui sembrava non aver chiuso occhio quella notte.
    - No è la prima volta che metto piede qui... Mi sa che abbiamo avuto tutti una nottataccia e che tutti avevamo bisogno di litri di caffeina! -
    Che scuse avevano loro per essere stati in piedi tutta la notte, soffrivano di incubi come me, sicuramente no, probabilmente avevano un lavoro notturno, almeno lei a giudicare dall'abbigliamento doveva essere qualcosa di importante.
    - Io sono Sophia comunque, a questo punto credo che sia una normale convenzione sociale presentarsi... -

    Sophia Gallagher
     
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    Diamine il suo modo di parlare era alquanto perfetto. Una donna sicuramente da non sottovalutare, ma che poteva spaventare con il proprio atteggiamento. Sapeva ammaliare un'uomo, semplicemente dallo sguardo. Molte donne ci nascono con questa qualità. Mentre dall'altro lato avevo completamente l'opposto. Una ragazza amichevole e dall'ottimo spirito. Mi sembrava carina nella sua semplicità, non se ne faceva troppi di problemi. Questa sua spensieratezza era da ammirare.
    Non pareva troppo veritiera l'affermazione della donna probabilmente potrei indossarne una anche io così, mi si addice. Ad occhio e croce avrebbe preferito mille coltellate invece che indossarla.
    Dipende, una piccola minoranza preferisce di gran lunga uscire dagli schemi che la società impone ribattei educatamente. Ognuno di noi ha una sua particolare personalitá, c'é chi sceglie di esprimerla e chi invece si vergogna.
    Per qualcuno non c'è davvero molta scelta, una volta che la società comincia ad etichettarti in un certo modo non ci sono molte vie di fuga ascoltai la ragazza dalla ciocca azzurra mentre morsi un donuts al cioccolato. In quel caso devi essere tu a provare il contrario risposi in positivo sempre se... uno vuole cambiare la propria situazione conclusi pulendomi un baffo dalla granella. Nessuno poteva imporre a qualcun'altro di cambiare, credo invece che il cambiamento debba essere ispirato!
    Mi sa che abbiamo avuto tutti una nottataccia e che tutti avevamo bisogno di litri di caffeina!
    Quanto aveva ragione! Stavo ritardando il sonno con l'aiuto della caffeina, ma percepivo la stanchezza insinuarsi sempre di piú. Al momento non me ne preoccupavo, se non c'era ancora la palpebra calate stavo apposto.
    E voi, sembra che siate buoni amici, ma dalla tua domanda probabilmente mi sbaglio, giusto?"
    Risposi alla donna dal forte temperamento, che effettivamente aveva ragione. Gli spiegai cordiale che avevo incontrato entrambe per pura casualità.
    Io sono Sophia comunque, a questo punto credo che sia una normale convenzione sociale presentarsi...
    Che sbadato che ero! Non potrei essere piú daccordo dissi sincero piacere, io sono Vlad mi presentai a mia volta educatamente.

    Vlad Ivanov
     
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    Keera ascoltò entrambe le rispose sul suo commento sulla società e sulla maglietta, sorridendo tranquilla.
    "Al contrario, credo che ogni indumento dica molto di chi lo indossa, sia che lo faccia consciamente o inconsciamente. Io ho indossato questo abito per un determinato motivo, un incontro di lavoro, altrimenti avrei scelto qualcosa di più comodo, anche se comunque elegante. ritengo che una maglietta come quella che indossi indichi varie cose, a seconda di chi la indossa. Non dico che voglia dire esattamente sempre la stessa cosa, solo che ad esempio su di me una maglietta del genere potrebbe indicare che preferisco un buon cibo, un piacere personale a uno condiviso con dei ragazzi, o degli amici, non per forza dei fidanzati intendo. O vorrebbe semplicemente dire che sei golosa, o che sei spiritosa. Certo una T-shirt del genere e sopra una giacca elegante mi sa che vorrebbe solo dire che ti sei vestita ad occhi chiusi..." sorrise come a fare una battuta.
    "Io sono Keera, Keera Malevert, lieta di conoscervi Sophia e Vlad. Rumeno?" annuì, senza alcuna intenzione di allungare la mano. "Certo che è strano come le tavole calde mettano assieme persone apparentemente molto simili o differenti. voi due sembravate decisamente amici, ma mi sbagliavo, mentre io sono decisamente un po' fuori posto qui... per il vestito intendo." abbozzò un po' di vergogna come a scusarsi della frase apparentemente, ma volutamente, cattiva verso di loro, ad indicare che lei si credeva e sapeva di essere superiore a loro in ogni punto di vista.
    Bevve altro caffè. Nonostante tutto era quasi decente. Si era abituata a quello espresso all'italiana, niente cialde prefatte, non erano quello che lei desiderava,e si faceva arrivare regolarmente della miscela dall'Italia da una piccola torrefazione nel Nord Italia. Era un sapore unico, quasi con sentori di cioccolato e nocciole tostate, ma quello che le interessava era anche che era ottimo per fare divinazione. Nulla di speciale, ma una dritta o due sulle azioni gliele aveva date, ripagandole abbondantemente il costo della spedizione via aerea e tutto il resto.
    "Voi come mai qui a quest'ora? Lavoro appena finito o da iniziare? Tu Sophia forse studi?" chiese affabile "O magari ottieni bei voti sotto la scrivania dei professori... Messa come dico io saresti davvero una notte calda anche per me."

    Keera Malevert
     
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    Eravamo sicuramente un assortimento molto strano di personalità, da una parte c'ero io che potevo sembrare a prima vista amichevole e aperta, ma in realtà solitamente ero molto più schiva e chiusa vero le altre persone. Poi c'era quel ragazzone immenso, Vlad, così aveva appena detto di chiamarsi, che era chiaramente uno a cui piaceva attaccare bottone con chiunque. Infine c'era Keera, una donna decisamente molto più... Non avrei saputo esattamente come descriverla ma sicuramente era il tipo che non sarebbe mai passato inosservata, trasudava sicurezza in se stessa e sensualità da ogni poro, di certo aveva uno stuolo di uomini che le cadevano ai piedi ovunque andasse, tanto che cominciavo a esserne quasi affascinata persino io.
    - Piacere di conoscervi. - commentai con un cenno verso entrambi, almeno ora potevamo chiamarci per nome. Keera aveva espresso a parole esattamente quello che io stavo pensando, le tavole calde mettevano insieme casualmente persone totalmente diverse tra di loro, era buffo sotto un certo punto di vista.
    - Però non credevo che la mia maglietta potesse essere oggetto di una discussione tanto accesa! Questa mattina me la sono infilata solo perché era la prima cosa che ho trovato sulla sedia! - era quasi divertente, il modo in cui avevamo cominciato a parlare per una sciocchezza simile, ma alla fine ne era uscito un bel confronto, ognuno aveva qualcosa da dire e ognuno aveva un pensiero diverso in proposito. Accavallai le gambe, giocando distrattamente con l'orlo scucito degli shorts di jeans, Keera aveva chiesto che cosa ci aveva portati lì quella mattina, insinuando che probabilmente io studiavo, sbuffai fuori una risata, aveva anche detto che si sentiva fuori posto lì con quel vestito? Ma come poteva una così sentirsi fuori posto, per me era impossibile.
    - No, non studio, lavoro come barista in un locale ma ieri sera era la mia serata libera... Non riesco a dormire bene ultimamente così alla fine mi sono alzata e ho fiutato l'odore di caffè... Ed eccomi qui. - lo avevo fiutato nel vero senso della parola, il fiuto di un felino era molto sviluppato.
    - E il tuo incontro di lavoro? Dal tuo abito direi che era una cosa importante... - chiesi alla donna per poi rivolgermi nuovamente verso Vlad.
    - Tu invece sicuramente fai qualcosa a contatto con gli animali... o sbaglio? - gli chiesi, ora che mi ero rilassata potevo sentire su di lui l'odore di diversi animali, non riuscivo a distinguerli tutti, forse faceva il volontario in un rifugio o qualcosa del genere.

    Sophia Gallagher
     
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