Strawberry Fields Forever

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    Sole alto nel cielo, temperatura ottimale -ma del resto a Vancouver non faceva mai troppo caldo- e quel filo di arietta che dolce si cullava nel cielo limpido, rendevano di quell’agosto inoltrato una giornata dedita a divertirsi nel parco. Mokuren aveva solo 10 anni eppure sua mamma non esitò a portare la piccola al parco subito dopo pranzo, per poi recarsi al lavoro, lasciando per l’appunto la figlia senza la presenza di un adulto. Ma la signora McGraw non aveva lasciato la figlioletta proprio da sola, no. Con lei c’era Semola, il suo gatto e migliore amico, e la donna sapeva esserci in lui qualcosa di magico e sapeva che l’avrebbe protetta da ogni eventuale rischio e pericolo. Tesoro ti vengo a prendere alle 7 disse la donna baciandole la fronte, per poi guardare fisso il gattone, il quale miagolò dandole poi le spalle. L’orario e il luogo di incontro doveva ben essere chiaro anche al micio e la donna doveva accertarsene. Per questo lo aveva guardato.
    Una volta rimasta “sola” si incamminò subito verso un albero che stava isolato rispetto a quelli lì intorno, e il gattone la seguì rimanendosene a circa un paio di metri più indietro. La bambina, una volta arrivata ai piedi del maestoso albero, alzò la testa verso i suoi rami fluenti e poggiò le sue mani sulla sua dura ma gentile corteccia. Era una bambina strana Mokuren, forse per quel motivo poteva contare pochissimi amici, se non nessuno...!? In realtà era una bambina dolcissima come era normale che fosse, se non che aveva uno strano dono, ovvero era in grado di capire e parlare con le piante; e per questo motivo era considerata stramba dai più, che la vedevano isolata a parlare da sola come i matti.
    Sono un frassino le disse l’albero mentalmente, con una voce stanca e bassa. L’albero infatti era secolare e ormai stanco di vivere, così almeno fu quello che la bambina aveva compreso, toccandolo appena. Mokuren gli disse che era bellissimo e se poteva riposare sotto la sua ombra, ed esso acconsentì facendo vibrare ogni singola foglia. Così la fatina si accovacciò poggiando la sua schiena sulla gentile corteccia, e il gatto le si mise fra le sue gambe. Semola, hai dormito fino adesso, perché non giochi un po’?! esclamò la bimba indicando al micione le farfalle che avrebbe potuto inseguire; come risposta egli miagolò con uno sbadiglio, e in quel mentre un foglio illustrativo svolazzante le arrivò di fianco. Mokuren lo prese in mano. Doveva essere un depliant del giardino botanico, vista la scritta cubitale che recitava VanDusen Botanical Garden. Così curiosa lo aprì e inizió a leggere: ”Fondato nel 1975, il VanDusen Botanical Garden sorge nel centro di Vancouver, non lontano dal Queen Elizabeth Park. All'interno del giardino potrete trascorrere un semplice pomeriggio in relax.
    Gli spazi, realizzati dai migliori architetti, mostrano centinaia di specie floreali in tutto il loro splendore. In primavera potrete ammirare una vera esplosione di colori. Unica la vista dei ciliegi in fiore, l'area più gettonata del VanDusen Botanical Garden”
    . Ma la sua lettura fu interrotta da una bellissima voce di donna che le chiedeva scusa e che quel depliant le era volato dalle mani ed era arrivato fino lì. Mokuren alzò gli occhietti curiosi e si ritrovò a guardare una bella donna minuta dai lunghi capelli e occhi scuri come la notte. Salve signora. Ecco a lei... fece alzandosi in piedi per restituirle il foglio volante. Semola mosse solo un’orecchio, non degnando quindi la donna di nessuna attenzione, capendo che da lei non proveniva nessun pericolo o rischio...
    Mokuren


    Edited by woozy. - 3/9/2018, 21:35
     
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    Era da poco passata l'ora di pranzo. No forse era già primo pomeriggio. Sì, dalla posizione del sole era già primo pomeriggio, osservò la donna, intenda a controllare che tutto fosse al suo solito posto. Da quando era arrivata a Vancouver e aveva trovato quel lavoro si sentiva tranquilla, anche se la sua parte guerriera ogni tanto usciva e la portava a strsene nascosta di notte nel giardino, su un albero, nella sua forma originale, magari a cacciare un pipistrello o degli insetti, giusto per divertimento.
    Sorrise all'idea mentre raccoglieva un volantino che qualcuno aveva preso e poi disinteressato aveva gettato a terra. in quel momento un po' di vento si alzò e le fece volare via il foglietto, finendo vicino a una bimba che poteva avere forse dieci anni, forse dodoci. Lei lo prese e lo inizò a leggere prima che Aifa potesse raggiungerla.
    "Scusami, mi è volato per sbaglio, qualcuno lo aveva buttato a terra."
    La bimba si alzò e glielo restituì in modo molto educato.
    "Grazie. Come mai sola? Dove sono i tuoi genitori?" le chiese, guardandosi attorno. A parte un gatto che la osservò per uns econdo, nella zona non c'erano coppie che potessero essere i suoi genitori. "Non dirmi che ti sei persa, non mi sembri una che si è persa..." continuò.
    Aifa era vestita con jeans blu scuro, scarpe da tennis e maglietta nera di una sconosciuta band rock trovata al mercato a poco prezzo. i pantaloni erano leggermente sporchi di terra alle ginocchia, essendosi piegata durante il giorno per dei controlli sugli alberi e le aiuole.
    Alzò lo sguardo al frassino e sospirò.
    "Non riesco a fargliela capire a questo vecchio brontolone... eppure è amato da tutti coloro che cercano pace e tranquillità..."

    Aifa Terrarique
     
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    "Grazie. Come mai sola? Dove sono i tuoi genitori?" domandò subito la donna dopo aver ringraziato per il volantino perso. Domanda alquanto lecita vista considerata l’età che doveva avere la piccola, la quale la guardò con i suoi occhioni grandi e le rispose Je ne suis pas seul in francese, rispondendo che non era da sola. A quelle parole il micione miagolò per farsi notare andando poi ad affiancarsi alle piccole gambe della bimba, che con un sorriso enorme stava guardando la ragazza. "Non dirmi che ti sei persa, non mi sembri una che si è persa..." continuó ella. I miei genitori sono a lavorare. Mamma mi viene a prendere alle 7...Così io posso stare qui ad ammirare gli alberi e le piante! esclamò ilare mantenendo il suo bel sorrisone a trentadue denti. Aveva capito -grazie a Semola- che non era il caso che se ne andasse in giro a raccontare alla gente che lei parlava con la vegetazione, per cui disse solamente “ammirare”. In realtà Ren passava molto tempo nei parchi perché le piaceva dialogare con i suoi abitanti. Ma appunto era meglio non dirlo a nessuno! E no, quindi, non si era persa.
    Poi lo sguardo della piccola scese e dagli occhi di Aifa arrivarono fino alla maglietta che indossava Chi sono? chiese curiosa notando i volti stampati. La sua curiosità le portava sempre a fare domande.
    E Mokuren invece era vestita con una maglietta verde dal tono scuro e una gonellina marrone, teneva i capelli sciolti che in quel momento le finirono davanti al musetto, e per quel motivo ora, se li stava portando tutti dietro.
    Lo sa che ha i pantaloni sporchi!? aggiunse poco dopo abbassando ancora lo sguardo; forse un po’ troppo sfacciatamente ma del resto lei era anche fatta così. Non era solo dolce e carina...
    Ma poi la donna se ne venne fuori con una strana frase, strana non tanto per Ren, più che altro per Semola che la guardò ora con più interesse. "Non riesco a fargliela capire a questo vecchio brontolone... eppure è amato da tutti coloro che cercano pace e tranquillità...". Che avesse pure lei qualcosa di magico o era stata una semplice constatazione?! Qualsiasi fosse la risposta comunque non percepiva nulla di negativo in lei, quindi anche ammesso eh fosse una Creatura, era pacifica.
    Mokuren invece rise Brontola tanto!? chiese. Quella era la prima volta che aveva avuto modo di comunicare con lui, quindi non lo conosceva affatto. Semola miagolò strusciandosi potentemente sulle sue gambe, come a cercarle di farle capire che stava andando in discorsi “complicati” e non “da tutti”. Io sono Mokuren a proposito! allora la bimba capendolo, cambiò discorso presentandosi. Tra l’altro l’avrebbe fatto a momenti dal momento che sapeva bene essere una cosa corretta da fare. E questo urlatore è il mio gatto Semola! disse indicando il gattone che miagolò ancora dando poi le spalle ad entrambe.
    Mokuren
     
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    La fata fu sorpresa di sentire non il solito inglese, ma la lingua francese nella bocca della bimba.
    Era forse francese lei? O più' probabile era di una zona del Canada dove la parlavano.
    Aifa nella sua lunghissima vita aveva imparato molte, forse troppe lingue, alcune ormai scomparse come il vecchio egiziano, il latino e simili. Il francese lo aveva imparato secoli prima, ma non era poi così cambiato, e capì cosa le aveva detto. Tentò di ricordarsi qualcosa e poi sorrise, dopo aver detto di getto la frase sull'essersi persa.
    "Oui, c'est vrai. tu as ton chat... Comment il s'appelle?"
    Mentre finiva la frase la bimba la guardò sorridendo e le spiegò dei genitori.
    "Caspita, si fidano bene. Non per te, sono certa che sei una bimba stupenda, ma non ci sono solo belle persone in giro, e non parlo dell'aspetto fisico, ma dell'anima, del carattere. A volte i lupi sono travestiti da agnelli." disse quasi più a se stessa che a lei, ma il concetto valeva.
    Una bimba piccola come lei poteva essere facile preda di tanti pazzi scatenati, e Vancouver non era una cittadina di dieci persone, ma un brulicante formicaio, una metropoli che Aifa vedeva con l'occhio sospettoso di chi ne aveva passate troppe nella sua vita. "E così ti piacciono gli alberi e le piante? anche a me, li trovo molto simpatici, e sicuramente meglio, sotto alcuni aspetti, degli uomini. o degli animali. Senza offesa, gatto." disse rivolta al micio.
    La fata si guardò la maglietta e i pantaloni, dopo che la bimba, con l'innocenza propria dei piccoli, le fece di getto due domande completamente non correlate. "Allora, ho i pantaloni sporchi della mia tenuta di lavoro perché qui io lavoro, sono quella che cura piante e alberi, il guardiano del giardino diciamo. E loro sono... mmmh, sono dei musicisti, ma non credo siano molto bravi, se non mi ricordo molto di loro, ma la maglietta è comoda e mi piace la grande quercia sullo sfondo dietro le loro facce." le rispose, quasi genuflettendosi per essere alla sua stessa altezza di occhi.
    Aifa si voltò e alzò lo sguardo nelle fronde del frassino, prima di rispondere alla bimba, assorbendo anche le altre due informazioni, tra cui la risposta alla sua domanda nella stentata frase in francese che aveva detto poco prima. "Io sono Aifa, piacere Mokuren e Semola il gatto. Hai un nome molto interessante sai, sembra quello di un personaggio di una fiaba, una fata, o una ninfa." le disse senza sospettare nulla della vera natura della bimba. [color=#228b22]<b>"Non brontola davvero, ma quando il vento e' forte, le fronte sembrano fare un rumore che mi ricorda il mormorio di un vecchio dolce ma burbero. Ha dei problemi, è anziano, e per quante cure io gli dia, sembra quasi affranto, come se non volesse più lottare, non volesse più vedere un'altra primavera. Non so che cosa poterci fare. Non ha muffe, non ha funghi, semplicemente, è stanco..." sospirò. Non sapeva parlare alle piante come altre fate, ma sentiva i loro stati d'animo, e lui sembrava cercare solo la pace. O forse solo voleva chiudere il suo cerchio della vita. "Magari gli serve solo un grande abbraccio, che ne dici?"

    Aifa Terrarique
     
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    La prima cosa che si poteva pensare era che Mokuren fosse nata tipo in Quebec, dove la lingua principale era il francese, ed era sempre una regione del Canada; invece la piccola era nata oltreoceano in una cittadina francese. Solitamente non c’erano molti canadesi che conoscevano la sua lingua madre, almeno non fra i suoi compagni di scuola, ma invece quella donna dimostró di conoscerlo, dal momento che non solo comprese le parole della bambina, ma anche le rispose con tale lingua."Oui, c'est vrai. tu as ton chat... Comment il s'appelle?" le domandò e la bimba rispose con un semplice Semola con una tenera vocina, mentre il gatto, sentendosi chiamare, mosse l’orecchio sinistro. Non sapeva il francese e forse avrebbe dovuto impararlo, forse...
    "Caspita, si fidano bene. Non per te, sono certa che sei una bimba stupenda, ma non ci sono solo belle persone in giro, e non parlo dell'aspetto fisico, ma dell'anima, del carattere. A volte i lupi sono travestiti da agnelli." commentó la donna è più che altro pareva rivolta a se stessa la frase, e la ragazzina, che era piuttosto perspicace e attenta se ne accorse. Per questo motivo assottigliò lievemente lo sguardo che comunque rimaneva allegro e poi si apprestò a parlare Mi dispiace che lei abbia avuto a che fare con dei lupi, signorina... fece guardandola dritta negli occhi.
    "E così ti piacciono gli alberi e le piante? anche a me, li trovo molto simpatici, e sicuramente meglio, sotto alcuni aspetti, degli uomini. o degli animali. Senza offesa, gatto." e il gatto nemmeno la calcolò, del resto Semola, anche se aveva compreso quelle parole, non gliene importava granché, anche perché...non era proprio del tutto un gatto...Gli amici delle piante sono anche amici miei!! esclamò ilare e con tutta l’intenzione di mostrare alla sconosciuta cosa ella sapeva fare, con le piante. Semola sull’attenti, miagolò allora fragorosamente; non poteva di certo permettere a Mokuren di mostrare quello di cui era in grado di fare. Intanto Aifa stava rispondendo alle domande della piccola e a quanto pareva quella donna aveva una certa passione per le piante. Trappola? Pensava “Semola”, ma del resto chi è che poteva volere qualcosa da una bambina? Forse Aifa era davvero un’amante della natura e chissà, magari era una Fata, proprio come Mokuren!
    "Io sono Aifa, piacere Mokuren e Semola il gatto. Hai un nome molto interessante sai, sembra quello di un personaggio di una fiaba, una fata, o una ninfa disse presentandosi a sua volta La trovi impreparata signorina Aifa!! esclamò la piccola mettendo il dito indice davanti al suo piccolo visino adorabile. Mokuren è la magnolia viola, un albero bellissimo!!! esclamò ben consona di cosa significava il suo nome, dato dai suoi genitori adottivi dopo che trovarono la neonata sotto l’albero in questione (cosa che però lei ignorava). Semola assottigliò bene lo sguardo verso di loro, per cercare di capire le reali intenzioni di quella donna, ancora incerte. E poi parló a proposito dell’albero dimostrando di saperne di cose. "Magari gli serve solo un grande abbraccio, che ne dici?" finì di dire e neppure il tempo di dire le ultime due paroline che Mokuren stava già abbracciando il grosso e vecchio arbusto. Ma non si stava limitando solo in quello no, stava anche per comunicare con lui, per rassicurarlo e per dirgli tante belle paroline. Il grosso albero aveva già iniziato a muovere i suoi pesanti rami sentendosi meglio, cosa che poteva far scoprire Mokuren. Per questo motivo Semola si strusciò pesantemente sulle sue gambe e le diede un piccolo morsicotto. Poi miagolò e Ren comprese quello che egli le stava dicendo. Non doveva usare il suo potere davanti a degli estranei. Mokuren quindi si tolse delicatamente dall’abbraccio e sorridente tornó a guardare la ragazza. Fragole!...Mi piacerebbe vedere il campo di fragole!! esclamò ilare con una certa ingenuità, caratteristica dei bambini. Sapeva che lì nel parco da quest’anno avevano addebito un’area per le fragole, e lei desiderava vederle. Realmente, non solo per cambiare discorso, per non far fare domande a riguardo per esempio che il vecchio albero si era amorevolmente agitato quando ella l’aveva abbracciato...
    Aifa le sorrise come si sorrideva ai bambini e notando che non c’era poi nulla di male nel mostrarle una piantagione, specie perché sarebbe stata in sua compagnia -ovvero di lei che lavorava lì dentro- acconsentì alla strana richiesta. Così eccole le due, Semola al seguito, che si incamminarono verso la zona delle fragole, e chissà, magari Ren le avrebbe anche potute mangiare!
    La serra aveva una parte interna ed una esterna, forse perché volevano vedere in quali condizioni sarebbero cresciute più sane e buone, ed un cartello con scritto “Keep Away” accoglieva gli sguardi curiosi della gente. Ma Aifa poteva bypassare quel “Keep Away” e così pure Mokuren. La bimba prese in braccio il suo gatto e poi seguì la donna che entrava nella serra. Non appena le due Fate furono all’interno, l’atmosfera divenne così leggera e piena di amore che forse la più anziana delle due se ne era anche resa conto. Due Fate dentro uno spazio chiuso e limitato non poteva che portare gioia e pace per la natura!
    WOW!!! esclamò la bambina sgranando completamente gli occhi davanti allo spettacolo della piantagione. E che buon profumino!! aggiunse arricciando il piccolo nasino. Poi sorrise ad Aifa in segno di gratitudine.
    Mokuren
     
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    Aifa la guardò stranita per un istante, poi si aprì inun raro quanto dolce sorriso. Si accorse che quella bimba la faceva star bene, nel senso che nel suo commento c'era tutta la gentilezza, l'ingenuità e la profondità di chi, come tutti i bimbi, ancora non conosce malizia, furbizia e ironia. Cose che invece la fata conosceva bene e sfortunatamente aveva visto e a sua volta usava se necessario. Per un istante il suo cuore si incupì penando a quanto "umana" fosse lei a volte.
    "No no tranquilla, i lupi li ho visti solo da lontano o in una gabbia, di recente. Anche se una volta ho avuto modo di stare un po' con loro. Se trattati bene, come ogni creatura, sono gentili. A modo loro." disse, ricordando con un filo di nostalgia quel periodo a Praga, dopo il grande incendio, con il suo amore. Era bravissimo a chiamare e trattare con i lupi.
    "Allora qui troverai molti amici, piccola. Oltre a me ci sono molti giardinieri e giardiniere, il parco è grande e di certo io non posso fare tutto. Se poi ci mettono anche le mostre con piante e altre cose messe come se fossero arte." borbottò un istante, vedendo in lontanza quella grossa cosa di legno che assomigliava a un troll e che faceva da altalena. "Anche se io me la cavo meglio con i minerali. sono... geologa diciamo."
    Quando la bimba le fece notare l'origine del suo nome, lei la guardò stranita. "Touchée, ma petite fille... come ho detto, non mi batte nessuno con la terra e i minerali, anche se amo le piante, tutte le piante e fiori e cose vegetali. Se devo dirla tuta amo gli olivi, quelli vecchi e secolari, olive grandi e succose nate dall'amore del sole caldo vicino alla brezza fresca e salata del mare di un'isola." le sorrise, gli occhi persi al suo tronco. "Scusa, ricordi, capita alle vecchiette come me." sospirò ripensando all'albero che le aveva dato i natali.
    Aifa fece finta di nulla, ma osservò meglio la bimba e poi l'albero. Certo non sapeva dirgli ciao, ma l'albero aveva cambiato umore. Molto, troppo per un solo abbraccio di una semplice bimba con un semplice gatto. Aifa la guardò ancora e sorrise, ma in lei ogni neurone si mise all'opera, e sfortunatamente la sua natura guardinga la spinse a pensare che la bimba non era umana, ma cosa quindi. Una fata come lei? Una di quelle elfe che a volte giravano nei boschi, ma che non aveva mai davvero visto, e quindi non sapeva esattamente come fossero. O ancora qualche altro essere forse buono, forse malvagio. Sospirò mentre entravano nella serra delle fragole, portandola verso la parte interna, calda e umida, il profumo del terriccio a riempire l'aria come quello delle fragole. Per lei era come se fosse terra consacrata, e la trattava con rispetto quasi religioso.
    si accorse dell'atmospfera che cambiava, un effetto multiplo di quello che normalmente capitava quando ci entrava lei da sola.
    "Prendi il toro per le corna, o le corna ti prenderanno altrove" si ricordò un vecchio detto celtiberico di quasi 2200 anni prima.
    Lasciò la mano della bimba e la lasciò camminare avanti un paio di metri.
    "Chi sei?" le chiese dura. attorno a lei il terreno tremò,c ome se piccoli sassolini potessero galleggiare a pochi centimetri da terra.

    Aifa Terrarique
     
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    "No no tranquilla, i lupi li ho visti solo da lontano o in una gabbia, di recente. Anche se una volta ho avuto modo di stare un po' con loro. Se trattati bene, come ogni creatura, sono gentili. A modo loro." parlò la ragazza mentre Mokuren la guardava seria e di poco contrariata perché lei, come infatti non si trattenne dal farlo notare, preferiva i felini Oh io adoro i gatti, le tigri, i leoni, i leopardi... e i suoi occhi brillavano di fierezza mentre Semola non smetteva di strusciarsi su di lei.
    "Allora qui troverai molti amici, piccola. Oltre a me ci sono molti giardinieri e giardiniere, il parco è grande e di certo io non posso fare tutto. Se poi ci mettono anche le mostre con piante e altre cose messe come se fossero arte." fece ma la bimba non apprestò molta attenzione a quanto lei le stava dicendo in quanto sul bel mezzo delle sue parole stava esclamando Je ne suis pas petit!!! dicendo nella sua lingua madre che appunto lei non era affatto piccola! Però guardò poi verso dove stava andando lo sguardo della donna e seguendolo si ritrovò a guardare un troll di legno che faceva da altalena, con infatti dei bambini tutti intorno. Sembrava che Aifa non apprezzasse tutto ciò, al contrario di lei, che infatti ci aveva già giocato. Del resto per una Fata “esperta” magari vedere un albero -o meglio quello che ne rimaneva- ridotto in quello stato non era proprio piacevole; ma Ren non sapeva nulla di essere una Fata, quindi vedere un troll fatto di rami e che serviva per farla divertire..beh, non poteva che piacerle!
    "Anche se io me la cavo meglio con i minerali. sono... geologa diciamo." aggiunse mentre la ragazzina aveva riportato il suo totale interesse verso quanto la donna stava dicendo. Geo-logia...che cos è!? domandò interessata aggrottando lo sguardo dalla perplessità.
    "Touchée, ma petite fille... come ho detto, non mi batte nessuno con la terra e i minerali, anche se amo le piante, tutte le piante e fiori e cose vegetali. Se devo dirla tuta amo gli olivi, quelli vecchi e secolari, olive grandi e succose nate dall'amore del sole caldo vicino alla brezza fresca e salata del mare di un'isola." esclamò ella dopo che la piccola la riprese per non aver saputo cosa volesse dire il suo nome, che tra l’altro comunque era detto in un altra lingua...(Insomma, non si chiamava Magnolia che così Aifa poteva capire, ma appunto Mokuren, Magnolia in giapponese!). Intanto la Fata adulta so era perduta in ricordi che comunque la McGraw non poté cogliere...
    Ovviamente alle prese con l’albero Aifa comprese subito che Mokuren non era una bambina come tante, ma aveva qualcosa di magico in se...
    Arrivate alla piantagione di fragole Aifa lasciò la mano della bimba la quale si inoltrò fra le fragole assaporando con il naso, e pure la vista, tutto ciò che aveva intorno.
    "Chi sei?" le chiese improvvisamente la donna, perdendo la sua gentilezza che finora l’aveva contraddistinta, mentre il terriccio sottostante inizió a tremare.
    Mokuren si spaventó immediatamente, come avrebbe fatto qualsiasi bambino (e non solo). Non capì che la domanda era stata posta a lei, troppo preoccupata a capire cosa stava succedendo alle fragole. Semola invece comprese ogni cosa, ma da gatto non è che avrebbe potuto fare o dire chissà cosa. Ad Aifa almeno. Con Mokuren invece egli era in grado di comunicare, ma non era affatto sicuro delle intenzioni di quella Creatura che non aveva ancora etichettato come Fata. Scese quindi dalle braccia della sua padroncina e soffiò forse verso Aifa, ma comunque sembrava rivolto anche al terriccio. C-che...che succede...? chiese tutta preoccupata avvicinandosi ad Aifa, cercando come una sorta di riparo in lei, che essendo adulta, e lavoratrice in quel posto, forse sapeva che fare.
    Semola le miagolò un “sta attenta”, chiaramente riferito alla donna, di cui lei si stava fidando ciecamente. Mokuren alzò dunque lo sguardo verso Aifa, sguardo colmo di agitazione per quello che stava succedendo...E si capiva quanto esso fosse sincero...
    Mokuren
     
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    "Beh, sicuramente lo sei di statura più di me, Mokuren." le rispose sorridendo quando lei le fece notare in francese che non era piccola, e sorrise ancora di più, quasi con orgoglio, quando le chiese cosa era la geologia.
    "La geologia è la scienza che studia, analizza e cataloga le pietre, i minerali e tutto quello che normalmente viene definito terra, terriccio e roccia. Pietre insomma. Eppure anche se sembrano morte, sono in qualche modo vive anche loro. Certo non respirano come animali e piante, ma si trasformano, cambiano, risentono del tempo e delle condizioni climatiche. ci sono nel deserto delle montagne che cantano la sera, al tramonto, e quello che un tempo era calcare può diventare una lucida statua degna di essere ammirata in tutto il mondo, o la lava fusa può essere il più bello dei vetri." le disse tutto di un fiato
    Ma il suo umore mutò immediatamente nella serra, quando le chiese che cosa fosse, e non si scompose davanti alla sua azione, quella di avvicinarsi.
    "Dimmelo tu che cosa succede... piccola Mokuren." le chiese cattiva, osservandola come tentando di capire che cosa fosse. I sassolini che volteggiavano lentamente attorno a lei si misero a muoversi veloci, come a creare uno scudo che impedì alla bimba di avvicinarsi oltre se non voleva essere colpita. "Qualcosa di strano è successo a quella pianta, e ora qui nella serra. Troppo strano che tu abbia trovato subito il mio opuscolo. Lo hai creato tu il vento? cosa sei, una strega? O un ibrido, qualcosa a che fare con una fata?" le chiese, sperando che qualche pazzo fruitore di magia non avesse fatto esperimenti con la sua razza. "Quel gatto cos'è, il tuo famiglio?" Quasi ringhiò la donna, mentre i sassolini sembrarono ammassarsi e diventare come proiettili che levitavano a pochi cm dalla donna, come pronti a partire, diretti contro la bimba. "Dimmi chi sei davvero, o lo scoprirò quanto avrai un buco in fronte."
    Poi vide il suo sguardo. Era spaventata. Fingeva così bene o era davvero inconsapevole di ciò che faceva e di ciò che era? Aifa era combattuta, una parte di lei voleva solo evitare problemi, un comando e via, i sassi avrebbero finito il lavoro in un attimo, ma una parte di lei ancora vedeva nella bimba un qualcosa di buono, di puro, che forse non era un nemico come i millenni le avevano fatto credere fossero tutte le creature che non fossero lei.
    Sospirò e i sassi caddero a terra.
    "Cosa sei e cosa ci fai qui? Cercavi me o sei solo sfortunata ad avermi trovato?" le chiese, sedendosi a terra.

    Aifa Terrarique
     
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    Come era cambiata l’espressione del viso e anche quella di tutto il corpo in Aifa, da quando poco prima spiegava con orgoglio della geologia o semplicemente parlava con Mokuren a proposito di piante/alberi e quant’altro, ad ora che dentro la serra di fragole qualcosa nell’aria si era trasformato. Ora la donna era seria e guardinga, e guardava la bambina con uno sguardo attento e meticoloso, di una che stava studiando la persona che aveva di fronte. Mokuren aveva notato questo cambiamento però non riusciva davvero a comprenderlo. Per questo motivo la guardava sbattendo più volte le palpebre e senza perdere la sua ingenuità e bontà di bambina. Forse ad Aifa era semplicemente venuto un mal di testa...
    Semola invece, si era accorto che quella donna non era affatto una donna qualunque e che aveva captato che nella piccola Ren c’era qualcosa di diverso. Ora bisognava capire però se Aifa costituiva un pericolo oppure era un’amica...
    "Dimmelo tu che cosa succede... piccola Mokuren." parlò ora con una voce quasi crudele, mentre tutto intorno iniziava a tremare e i sassolini a fluttuare minacciose in aria a no di scudo. Questo voleva dire, secondo Semola, che quella donna si stava cercando di difendere; ma difendere da Mokuren? Per quale motivo!? La bambina non sapeva se piangere dalla paura oppure essere più curiosa che mai su quanto stava accadendo, e per questo motivo gettó uno sguardo verso di Semola, per vedere la sua reazione. Il gatto miagoló qualcosa guardando di sfuggita la bimba, e quel miagolio le stava dicendo che lui stava studiando quell’estranea e che al momento dovevano stare calmi e fare attenzione a tutto.
    "Qualcosa di strano è successo a quella pianta, e ora qui nella serra. Troppo strano che tu abbia trovato subito il mio opuscolo. Lo hai creato tu il vento? cosa sei, una strega? O un ibrido, qualcosa a che fare con una fata?" parlò lei e negli occhi della bimba si accese la perplessità più totale e si poteva ben vedere che quegli occhi non potevano di certo mentire. Che cosa stava andando a dire quella bella donna? Mokuren sbattè di nuovo le palpebre cercando di arrivare con il suo sguardo al di là della coltre di pietre, mentre Semola era chiaramente indeciso sul da farsi. Egli non voleva ancora far sapere alla sua piccola amica cosa ella fosse in realtà, perché i suoi genitori al momento volevano considerarla ancora una bambina normale, ed egli aveva rispettato i loro voleri.
    "Quel gatto cos'è, il tuo famiglio?" esclamò ancora con rabbia ma Ren percepì come una sorta di paura in quella voce. Famiglio? Famiglio?...È il mio gatto! esclamò ella puntando i piedi per terra ed aprendo le braccia, quasi a voler fare lei stessa da scudo per il micio, sia mai che la donna provasse a fargli del male con quei sassolini...Ma poi, era lei che controllava quei sassetti? E come diamine ci riusciva?
    "Dimmi chi sei davvero, o lo scoprirò quanto avrai un buco in fronte." B-Buco in fronte!? esclamò ella indietreggiando di due passi.
    Poi improvvisamente i sassi caddero tutti a terra. "Cosa sei e cosa ci fai qui? Cercavi me o sei solo sfortunata ad avermi trovato?" le chiese rassegnata forse è comunque sedendosi a terra.
    Mokuren la guardò inclinando la testa verso sinistra, il suo sguardo perplesso più che mai, di quello di chi non ci stava capendo proprio nulla. Mi chiamo Mokuren e vengo spesso al parco perché mi piace la natura rispose solamente alla prima parte dell’interrogatorio, praticamente solo quello che aveva capito. Perché doveva essere sfortunata nell’averla incontrata?
    Semola si avvicinò ad Aifa ella guardò molto profondamente per cercare di capire chi ella potesse essere e negli occhi non scorgeva nessuna ostilità ne negatività. Insomma, probabilmente era una creatura anche lei, e si era accorta che lo era anche Mokuren, e per questo motivo era diventata così guardinga. Quello che faceva strano era però il motivo per cui si era messa subito sulla difensiva, quando difronte a lei aveva solo una bambina di dieci anni circa. Perché così tanta paura?
    Il gatto guardò poi la piccola e miagoló un “guarda che belle fragole laggiù. Vai a vederle! Magari Aifa te ne farà mangiare una!!!”, e poi un “qui ci penso io”. Mokuren quindi si voltó verso le fragole in questione, nel punto opposto a dove essi erano; tornó poi a guardare Aifa Lì le fragole sono bellissime! esclamò gioiosa correndo saltellante verso quelle fragole.
    Improvvisamente dal corpo di Semola si sprigionò una leggera luce trasformandolo in una persona. Aifa non ho troppo tempo ma spero tu capisca. Sono il suo Angelo Custode non il suo famiglio; e quella bambina è una Fata solo che ancora non lo sa. Gradirei se gentilmente non facessi più domande altrimenti non saprei come fare per tenerla al “sicuro”. Tempo a debito perché lei scopra la verità... parló l’umano con voce calma e pacata. ...Posso sapere lei invece chi è?!... le chiese tranquillamente capendo che qualunque cosa essa fosse era comunque qualcosa di positivo. Gettó poi un’occhiata verso Mokuren e la vide che si stava voltando verso di loro, per questo assunse subito le sue sembianze animalesche.
    Aifa...Posso assaggiarne una? chiese allegramente la bambina indicando una fragola.
    Mokuren Semola
     
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    Quello che avvenne in quella serra era qualcosa che anche Aifa, nella sua lunghissima, quasi infinita vita, non avrebbe mai potuto pensare di poter vedere.
    Un angelo mutaforma che fa da guardia a una bimba, considerando poi che i suoi poteri gli permettevano di comandare la sua memoria. forse poteva anche di altre persone, ma sicuramente lo fece con la bimba, che se un attimo prima era spaventatissima, bastarono alcuni miagolii del gatto Semola, o come davvero si chiamava quell'angelo, per renderla di nuovo felice e sorridente, interessata alle fragole più che al resto.
    Lei sospirò e guardò l'angelo in forma umana.
    "Va bene, farò finta di nulla, se è una fata e tu un angelo non devo temere nulla. Chi sono io? Storia lunga, ma sono una fata anche io. vorrei saperne di più, se possiamo vederci da un'altra parte. Stasera al tramonto alla fontana in centro? La conosci?" gli disse sorridendo guardinga.
    Quando la bimba le chiese se poteva assaggiarne una, lei sorrise e annuì. "Certo, ma stai attenta a non rovinare le altre, anche se sono sicura che ce la farai senza problemi piccolina. sembra che tu abbia un vero pollice verde." guardò il gatto sorniona.

    Aifa Terrarique
     
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    Aifa sospirò dopo aver ascoltato e visto la quasi vera identità di quel gattone, mostratosi a lei ora in forma umana. Non si presentò, visto la mancanza di tempo, ma quello che bastava che Aifa sapesse, lo so capiva, ovvero che ne lui ne la bimba costituivano una minaccia per lei e per nessun altro, se si voleva vedere in generale la cosa. E che lui era l’Angelo Custode della piccola Fatina, anche se in realtà Semola -ovvero Artemis- non era un Angelo bensì un Ibrido, ma appunto non era un’informazione di vitale importanza da doverglielo dire.
    "Va bene, farò finta di nulla, se è una fata e tu un angelo non devo temere nulla. Chi sono io? Storia lunga, ma sono una fata anche io. vorrei saperne di più, se possiamo vederci da un'altra parte. Stasera al tramonto alla fontana in centro? La conosci?" fece lei arrendevole e con un sorriso però sempre piuttosto sull’attenti. Artemis scoprì dunque che quella donna era una Fata, proprio come la sua piccola amica, e di ciò quasi ne provò gioia, specie perché a quanto pareva gli chiese subito di vedersi in serata, in una sorta di appuntamento “lavorativo”. Artemis aveva vissuto praticamente sempre per adempiere ai suoi compiti di Angelo, non aveva praticamente mai fatto nulla per se stesso, che quindi la sua mente non elaborava di sicuro qualcosa di malizioso nell’invito della donna, piuttosto era fortemente convinto che ella volesse parlargli di Mokuren e del suo essere Fata, che era quello che ora poteva volere anche lui. Magari adesso la piccola Ren sarebbe anche stata pronta per scoprire che cos era, e Artemis glielo avrebbe fatto scoprire tramite una sua simile! E magari Aifa davvero stava pensando anche lei a questo! Conosco la Fontana e va benissimo. Alle 21,30 ci sarò le disse prima di ritornare in forma felina e miagolare felice quando Mokuren attirava l’attenzione per assaggiare una fragola e la donna le rispose con un "Certo, ma stai attenta a non rovinare le altre, anche se sono sicura che ce la farai senza problemi piccolina. sembra che tu abbia un vero pollice verde.". Mokuren sorrise felice per poi guardare con amore l’arbusto di fragole Signora fragola, posso assaggiarti!? fece con dolcezza per poi toccare con gentilezza una fragola rossa e succosa che nell’istante successivo si era ritrovata già fra le sue dolci labbra. La Fatina mangiò il frutto con piacere, trovandolo assai saporito, mentre le fragole rimaste era come se brillassero di felicità nel vedere la soddisfazione che ora stava provando quella bambina. Tutta la serra era come in trans grazie a Mokuren, che poi si apprestò a tornare dai suoi due amici. Grazie mille bella donna! esclamò ad Aifa abbozzando anche ad un inchino cordiale, mentre Semola miagolava un eh si, piccola, tra poco arriva la mamma a prenderti!, facendole ricordare che ad una certa ora sarebbe dovuta ritornare all’albero iniziale. Mokuren lo guardò lievemente contrariata, sbuffando pure leggermente Voglio fare vedere una cosa alla bella donna, posso!? disse poi con voce decisa guardando il micio che aveva chiaramente capito cosa avesse in mente la bimba, la quale aveva compreso che questa volta avrebbe potuto tranquillamente mostrare il suo magico talento. Va bene, ma sbrigati miagoló egli sedendosi ed indicando con la testa ad Aifa di seguire la piccola, la quale portò la Fata vicino ad un cespuglio di fragole. Guarda che so fare! esclamò tutta ilare toccando il cespuglio con dolcezza, il quale prese a crescere fino a che le fragole assunsero le dimensioni di una grossa mela. Tutta soddisfatta guardò poi Aifa e le sorrise. Subito dopo le riportò alle sue dimensione originali. Ora dobbiamo andare, la mamma mi viene a prendere fece con gentilezza facendo un’altro lieve inchino. Semola miagoló verso la donna e poi insieme a Mokuren uscirono dalla Serra...
    Mokuren Semola


    ROLE CONCLUSA
    puoi aprire in centro x Aifa e Artemis!!!
     
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