Wild is the Wind

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    Da quando ero sbarcato in America ci ero anche rimasto. Vuoi per Leta o vuoi perché avevo scoperto tante piccole “nuove” bestioline da studiare, che era impensabile il mio ritorno al mio bel paese, così, a mani vuote. Eh si perché avevo appena scoperto che gli elfi americani erano un po’ diversi dagli elfi inglesi, o per lo meno dagli elfi cui ero abituato io. Prima su tutto per quanto riguardava l’aspetto fisico, e poi anche quello sociale. Per i maghi inglesi gli elfi erano creature basse e bruttine che svolgevano il compito di servitù per i maghi più benestanti; quello di cui invece avevo sentito dire degli elfi oltre oceano, dovevano essere creature dotate di particolare bellezza e dovevano essere creature libere. Insomma, volevo a tutti i costi trovarne uno. Sarebbe stato facile? Io non lo credevo proprio ma ciò non faceva che rendere ancora più eccitante la mia ricerca. (Io comunque non trovavo affatto brutti i nostri elfi, per me ogni creatura è bella a modo suo).
    Lessi in un antico libro trovato in una piccola biblioteca locale, che gli elfi prediligevano luoghi boscosi e ricchi di alberi, per questo motivo le mie ricerche iniziarono dalla foresta che si trovava nei pressi di Vancouver. Ci andai in pieno giorno perché supponevo fosse abitata anche da Licantropi, e non avevo nessunissima intenzione di trovarvene uno sulla strada del mio cammino. Con me ovviamente valigetta in mano e lo Snaso che correva di qua e di la felice, dal momento che in città non poteva assolutamente farlo, perché per i più esso non doveva esistere. Sono davvero tante le persone che non hanno idea di quante cose bizzarre ci siano nel loro mondo!
    Faceva freschetto dentro, gli alberi alti e fitti infatti non facevano penetrare i raggi solari che finivano sulle cime fogliose dei pini e abeti; e per fortuna io ero ben vestito, con la mia solita mise.
    Mi avvicinai ad un piccolo laghetto e mi sedetti su un piccolo scoglio che sembrava fatto apposta per sedersi. Preso poi in mano il mio taccuino e con la penna appuntai la data odierna. Poi scrissi il luogo dove mi trovavo...

    Newt scamander


    Edited by -Michelle - 30/5/2020, 18:22
     
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    « Se ti rifiuti Are non ti rivolgo più la parola »
    Da quando avevo abbandonato il vecchio mondo per quello nuovo molte cose nella mia vita erano cambiate.
    Adoravo vivere tra gli umani, anche mio padre finalmente, sembrava essersi adattato a quel cambiamento così drastico. Al fatto di doversi mimetizzare tra loro.
    Le uniche che non volevano cambiare erano le mie due sorelle.
    Era già da una settimana abbondante che non facevano altro che assillarmi.
    Darmi il tormento.
    « Non ne sono molto sicura » , volevano passare una giornata immerse nella natura, come ai vecchi tempi. Ritornare ad essere per qualche ora quello che eravamo veramente. « E se qualcuno ci vede? », ero titubante. Non mi attirava molto la cosa, l'idea in se era carina, ma perché dovevo rischiare di essere vista proprio ora che le cose iniziavano ad andare bene ? « Smettila di preoccuparti … si tratta soltanto di qualche ora e niente di più, fidati, andrà bene » , mi disse la più vecchia.
    Alla fine le assecondai. Vivendo ancora con loro non vi era modo di evitarle. Accettai di fare quell'uscita tra sorelle.
    Ci recammo così nei pressi di una foresta in particolare, lontana dal caos della città e dalla presenza delle persone.
    Nonostante la bella stagione fosse alle porte, la giornata era abbastanza fresca, ma bella.
    Tenevo i capelli raccolti in una treccia, lasciando scoperte le orecchie. Un paio di jeans, una maglietta bianca e una giacca.« Siete contente ora ? », incrociai le braccia al petto, mentre camminavo al loro fianco. Il tono della mia voce era tranquillo, ma al tempo stesso però, ero davvero scocciata dalla cosa. « Non essere così scontrosa », mi disse una delle due.
    Lei era al settimo cielo, mi chiedevo soltanto come poteva essere così … tranquilla e spensierata.
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    « Guarda questo … » , una ventina di minuti dopo, arrivammo nei pressi di un piccolo ruscello, quando ci fece notare una cosa in particolare. Mia sorella aveva il dono di risanare le piante, ma non solo, anche piccole creature o guarire le ferite in generale.
    Poco più avanti noi, si ergeva un vecchio albero ormai morente. « Se fossi in te la lascerei com'è », l'ammonì l'altra. Ma questa non le diede retta.
    Volle fare di testa sua, come al suo solito. Si, la testardaggine era un dono di famiglia.
    Toccò con la mano la corteccia facendo rifiore quel tronco secco, donandogli vita nuova. « Are … » , non molto lontano noi notai la presenza di una persona, di un ragazzo per l'esattezza. Beh, sicuramente non sarebbe passato inosservato un albero tornare in vita dal nulla, con tanto di foglie verdi. « Lo sapevo … » dissi quelle parole a denti stretti, parlando a bassa voce. « Voi andate via, io provo a rimediare al pasticcio che hai fatto, se ce ne sarà bisogno ». Era meglio se andavano via.
    Annuirono entrambe e si recarono lentamente verso il sentiero che avevamo percorso. Sciolsi velocemente la treccia, in modo da nascondere le orecchie a punta.
    Mi auguravo che non si fosse accorto di nulla, anche perché, mi sembrava assolto a fare dell'altro in quel preciso momento.
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    Mi bagnai le labbra con la lingua, il vento che c’era me le aveva rese secche, e poi sospirai portando gli occhi verso l’orizzonte davanti a me. Forse non avevo esattamente la voglia di “lavorare”, per questo motivo chiusi il taccuino e me lo infilai in tasca.
    Poi aggrottai le sopracciglia, c’era troppa calma, dove era finito lo Snaso? Mi voltai dunque verso la foresta e il mio sguardo andò a posarsi su di un albero che non mi sembrava di averlo visto precedentemente. Ma probabilmente non mi ero semplicemente accorto. Hey Snaso chiamai il mio amichetto e lo vidi dietro un cespuglio che con la zampa anteriore mi stava indicando poco più a destra di lui; proseguì dunque con lo sguardo in quella direzione e mi ritrovai a guardare una ragazza esile poco più giovane di me. I nostri sguardi così si incrociarono e io istintivamente con la mano feci un cenno di saluto, abbozzando anche ad un timido sorriso. Non mi piaceva incontrare gente, figuriamoci se nuova. Eppure ci fu qualcosa in lei che mi fece alzare dallo scoglio e mi fece andare dritto verso la sua direzione, con passo anche quasi spedito, come se qualcosa in lei mi attraeva. Credo di non aver mai provato una sensazione simile per nessuna persona prima d’ora, neppure per Leta. Si insomma, non era amore questo che provavo, oh beh, dai, non che fossi innamorato della Lestrange eh, ma insomma...ecco...Oh, ma che stavo pensando!?, dicevo, strana sensazione mi lasciava colei che stavo per salutare ciao, io sono Newt...belpostotranquilloquestonontipare!? dissi tutto d’un fiato, mentre con la coda dell’occhio vidi lo Snaso che si metteva la zampa sulla fronte e a coprirsi gli occhi; dovevo essere sembrato patetico perfino a lui...
    Tirai fuori la mano dalla tasca per porgerle la mano e mi cadde il taccuino per terra, che raccolsi al volo, facendo una risatina imbarazzata.

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    Mi sentì più tranquilla nel vedere le mie sorelle allontanarsi da lì.
    Per una volta tanto, nella vita, mi avevano dato retta senza alcuna lamentela, senza nessuna obbiezione. Probabilmente avrebbe nevicato a da lì a breve. Perché dico ciò? Semplice, non mi ascoltavano mai. Erano davvero rare, le volte che mi davano ragione su qualcosa.
    Tornai a prestare l'attenzione al giovane poco lontano da me, non sembrò essersi accorto di nulla, e ciò, era una buona cosa. Era assorto nel fare qualcosa ma non indagai oltre.
    Non sembrava essere una minaccia, o comunque, essere pericoloso, non dovevo abbassare la guardia comunque.
    Quando mi vide, mi si avvicinò salutandomi un cenno della mano come facevano gli umani. C'era qualcosa, nei suoi modi di fare che mi fece sorridere. « Ciao a te », lo salutai a mia volta, cercando successivamente di capire cosa stava dicendo. Le parole uscirono dalla sua bocca una dopo l'altra, troppo velocemente. Sorrisi nuovamente, lo trovavo davvero buffo e non ne capivo il motivo. « Il posto dici ? » se avevo capito bene, aveva farfugliato qualcosa a riguardo di quel posto e di com'era calmo. « Vengo spesso qui, d'inverno con la neve è uno spettacolo », andavamo spesso e volentieri in quella foresta. Era davvero un luogo tranquillo e bello, lo preferivo di gran lungo d'inverno. Quando nevicava e la neve, ricopriva tutto. Ma anche d'estate non era affatto male. « Piacere di conoscerti Newt » ,il ragazzo si presentò, Newt era il suo nome. « Io sono Ar... Sophie, sono Sophie » mi corressi per tempo. Davanti a gli umani ero Sophie, usavo un nome fittizio e tutte le volte, rischiavo di sbagliare e fare confusione. « Spero di non averti disturbato piombando così all'improvviso... »
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    Ciao a te mi rispose ella di rimando con una voce che...beh, non ditelo a Leta, ma mi fece letteralmente impazzire! Era soave, limpida, cristallina, bella, soffice...(Probabilmente le mie gote stavano arrossendo mentre la mia mente stava trovando ogni parola possibile che potesse descriverla).
    Poi ella sorrise e mai avevo assistito ad un sorriso simile. Il posto dici ? mi disse dopo aver compreso le mia veloci parole che a dirla tutta credevo non avesse capito. Io riuscii solo ad annuire con la testa mentre nessuna parola stava uscendo dalla mia bocca; ero in una sorta di imbarazzo mistico, qualsiasi cosa ecco volesse dire! Vengo spesso qui, d'inverno con la neve è uno spettacolo rispose ella con questa sua voce che mi faceva letteralmente impazzire. Ero per caso sotto un qualche incantesimo? Probabilmente no, altrimenti non avrei pensato a ciò, dal momento che uno sotto incantesimo non si sarebbe di certo accorto di esserlo. Almeno che l'incantatore in questione era una frana ed io un mago potente.
    Io sono Ar... Sophie, sono Sophie si presentò ella e io sorridendole timidamente le feci di rimando piacere tutto mio Arsophie!. Non era un tipo loquace e come tutti i maghi sapevano (almeno quelli che mi conoscevano, non ero ancora così famoso da poter affermare che mi conoscessero tutti) non era una persona socievole, anzi, ero tutto l'opposto. Figuriamoci davanti ad una sconosciuta; eppure con Arsophie non mi sentivo così a disagio...Ma non ditelo a Leta, per piacere! Spero di non averti disturbato piombando così all'improvviso... aggiunse ella con questa vocina melodica che non faceva altro che insinuarsi sempre di più nella mia buffa testolina. Oh no no, no! Tu non mi disturbi affatto!! esclamai chiudendo il mio taccuino. In realtà credo mi stesse disturbando, o per lo meno, stava disturbando la mia sanità mentale. Non capivo ma mi sentivo così attratto da lei e soprattutto non stavo provando nessun tipo di ripudio. Neve dici? Credo che ormai sia un pò tardi per la neve, almeno credo. Sai, non sono mai stato a Vancouver... iniziai a parlare a raffica. Qualcuno mi stava davvero manovrando? Il bello era che non davo minimamente la colpa alla ragazza davanti a me; piuttosto ero incline a pensare che fosse l'aria della foresta che mi stava provocando questa rezione così naturale e così poco anti sociale...
    Vidi poi Snaso correre verso di noi e io cercai in tutti i modi di non farlo avvicinare. *Sta lontano da noi, sta lontano da noi* continuai a ripetermi sperando che in qualche maniera la mia voce non detta arrivasse dritta alle sue orecchie. E parve funzionare. Egli scomparve fra un cespuglio poco distante. E questo dopo aver fissato la ragazza, ne ero quasi certo. Perchè? Era forse pericolosa? Dici che è bello venire qui d'inverno, ma è chiaro che l'inverno è gia passato...Che ci fai quindi qui? domandai aggrottando un pò la fronte perplesso, almeno inizialmente; perchè parola dopo parola, la mia voce, così come anche la mia espressione facciale, era sempre più amichevole e tranquilla. Mi alzai anche in piedi in maniera di stabilire più un contatto con lei; non mi pareva affato carino rimanermene seduto mentre parlavamo. Ero davvero io che mi facevo tutti sti problemi nel rivolgermi ad una sconosciuta?

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    Mentalmente tirai un sospiro di sollievo.
    Non sospettava nulla e non aveva visto nulla; mi sentì sollevata e in parte, alleggerita dall'ansia che poc'anzi s'era impossessata di me.
    Mentre parlavo, notai che le sue gote stavano diventando rosse, ma decisi di non prestarci troppa attenzione. Forse, era semplicemente timido ?
    « Arsophie » sentendo quella strana fusione dei miei nomi mi venne da ridere. Mi trattenni, sorridendo e basta. « Solo Sophie » , dissi con tono gentile, riuscendo finalmente a pronunciare il nome come si deve.
    Da come avevo capito, Newt non era di Vancouver. Evidentemente doveva essere la prima volta che finiva da quelle parti. « Non sei di queste parti? » chiesi, pura e sempre curiosità. « Vedrai, questa città ti piacerà ne sono sicura. Ci sono parecchie cose belle da vedere. Non ne rimarrai deluso. » Per un attimo ripensai al mio primo viaggio in città. Nel cuore della città.
    Mi ero totalmente innamorata di quel luogo, della sua vitalità; e delle tantissime cose belle che aveva da offrire. Persino mio padre, con il tempo si era affezionato a quel posto, anche se a volte rimpiangeva il nostro mondo; la nostra vecchia casa e tutte le conoscenze che abitavano ancora là.
    « Cosa ci faccio qui dici ? » , una piccola pausa, mentre riportavo l'attenzione verso il ragazzo. Mi chiese cosa ci facevo da quelle parti, decisi di dirgli la verità - in parte -. « Una passeggiata, adoro il verde e la pace. Questo posto è ideale se si vuole staccare la spina dalla vita di tutti i giorni. » Mi voltai lentamente guardando dietro alle mie spalle, mi sentivo stranamente osservata e non ne capivo il motivo. Scossi semplicemente le spalle, scrollandomi quella sensazione di dosso. Forse , stavo diventando un tantino tanto paranoica; le mie sorelle avevano ragione a riguardo. « Stavi scrivendo qualcosa ? » mi riferì al taccuino che aveva chiuso. Chissà, magari era uno scrittore o semplicemente, stava leggendo qualcosa e nulla di più.
    Aradhel
     
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    Solo Sophie fece subito ella quando la chiamai con il nome che mi disse. Il primo nome per me non era niente di strano e/o complicato; già il mio nome, nonostante fosse corto, era abbastanza inconsuete...e poi, conoscevo un sacco di gente dai nomi più improbabili e/o impronunciabile, che quindi non mi faceva problemi chiamarla con il suo nome per intero. Però se ella voleva essere chiamata solamente Sophie, così l’avrei chiamata!
    Non sei di queste parti? mi domandò poi; i suoi occhi esprimevano tranquilla curiosità. Vedrai, questa città ti piacerà ne sono sicura. Ci sono parecchie cose belle da vedere. Non ne rimarrai deluso. aggiunse subito dopo prima che io potessi risponderle.
    E quando ella riprese fiato, io mi apprestai a rispondere. Vengo dall’Inghilterra risposi gonfiandomi di poco il petto. Ne andavo un po’ orgoglioso, mi piaceva il mio accento, anche se ad essere sinceri Arsophie aveva una voce così bella...
    Beh, si. Vedo che c’è molto verde, ed è una cosa che mi piace molto dissi arrossendo lievemente. Ma quando mai mi apricò così tanto con una persona? Eppure non lo so, c’era qualcosa in lei...magari potevo chiederle se credeva negli elfi. Ahah sarebbe stato buffo, ma probabilmente mi avrebbe preso per pazzo. Non so quanto in questa città, in questo continente, potessero credere a queste cose...e dirle ”sai sono qui perché sto cercando degli elfi. Dicono che siano totalmente diversi da quelli inglesi” non mi sembrava essere una grandiosa idea. Del resto neppure a Londra i Babbani conoscevano la magia e le varie creature... era meglio non rischiare dunque...io poi ero molto bravo a mantenere un profilo basso...ed era bene se avessi continuato così...
    Cosa ci faccio qui dici ? mi rispose ella con una domanda a sua volta. Poi mi rispose: Una passeggiata, adoro il verde e la pace. Questo posto è ideale se si vuole staccare la spina dalla vita di tutti i giorni.. Oh fantastico, come la capivo!!! Forse eravamo sulla stessa lunghezza d’onda!!
    Poi qualcosa cambiò. Ella sembrava come turbata da qualcosa e per quel motivo si stava guardando intorno. Durò poco quella sensazione, perché poi tornó a concentrarsi su di me. Stavi scrivendo qualcosa ? , mi chiese. Ecco ora io dovevo sembrare il più naturale possibile per dire una bugie; oppure ancora meglio avrei potuto tastare il terreno per capire se almeno ci credeva agli elfi o alla mangia in generale...
    Sto scrivendo degli appunti per un -diciamo- libro fantasy... risposi con naturalezza. ...e quale miglior posto la foresta per trarre ispirazioni su folletti, fate, elfi... conclusi con un piccolo sorriso portando aprendo le mie braccia per indicare la vastità della foresta, da cui appunto potevo prendere spunti ed ispirazioni. Feci anche una piroetta e nel mentre il mio occhio mi cadde sul mio snaso, che sembrava correre un tantino troppo di fretta. Da cosa stava scappando? Che avesse incontrato un animale più grande di lui? Beh, così imparava ad andarsene a zonzo senza di me; lo avevo più e più volte avvertito io!! Mi piacciono le leggende che circolano su elfi etc... aggiunsi poi portando il mio sguardo verso l’orizzonte e non preoccupandomi più dello snaso. q

    Newt scamander





    Soffiai d’impeto che la mia frangia si alzò lasciandomi per un’attimo la fronte scoperta. Mi guardai poi allo specchio fissando gli occhi che brillavano di oscurità, senza una luce.
    Soffiai di nuovo ma più leggermente, mentre avvicinavo ancora di più il mio volto allo specchio che avevo in camera. Per la verità quello specchio apparteneva più a Cheriè che a me. Ma glielo dovevo. Infondo era merito mio se eravamo ancora a Vancouver. Avevo combinato un bel po’ di casini con un tipo straricco e alla fine riuscii a “rubargli” un bel po’ di soldi. Non so il motivo, ma decisi che rimanere a Vancouver non darebbe stata affatto una cattiva idea, anche se la pensava così pure Cheriè. E di solito io dovevo essere contraria a quello che quella stupida diceva/voleva. Ma c’era qualcosa che mi attraeva a Vancouver...eh si certo, che avesse a che fare con demoni, vampiri, stregoni e quant’altro!?!
    Di recente poi avevo fatto pure la conoscenza con Ade, sí, proprio Ade in persona, e beh...non me lo potevo di certo far scappare un bocconcino del genere!! Lo incontrai ad una festa serale. A guardarci bene sembravano entrambi fuori luogo, a prima vista probabilmente più io che lui. Era una festa a cui stava in realtà partecipando Cheriè non io. Ah, per chi non lo sapesse Cheriè è la mia parte angelica, l’angelo di famiglia! Io ero Madoka, il demone. Eravamo una sorta di diavolo e acqua santa, e come scoprii di recente, una specie di dottor Jekyll e mr. Hyde. Lascio a voi capire chi fosse l’uno e chi l’altro.
    Ne ebbi la conferma quando vidi il suo ragazzo, Jones, tutto vestito elegante (come tutti i presenti). Egli era un amministratore delegato per un'importante azienda in città (non ricordo quale, non ha importanza) e a quanto pareva quella era una festa organizzata proprio da loro. Vi lascio immaginare lo sgomento nel trovarsi poi faccia a faccia con me. Tranquillo Jones, non ti rovinerò la serata. Ma non puoi biasimarmi se non sto più con te! gli dissi quando egli stava per iniziare ad agitarsi. Fortuna per lui a quella festa nessuno mi/ci conosceva, credo. Quella volta non avevo intenzione di rovinare la vita ai due, più che altro avevo voglia di un’altro tipo di divertimento, avevo voglia di sesso. Guardandomi intorno c’erano così tanti bei ragazzi/uomini, tutti vestiti eleganti, che mi facevano eccitare.
    Guardai il mio vestito e strappai spalline e pure la gonna rendendola striminzita; così ero più me stessa! Puntai poi un tipo che non sembrava affatto divertirsi, e a dirla tutta non sembrava neppure così a suo agio lì dentro. Egli sarebbe stata la mia voglia! Avevo deciso che volevo fare del sano sesso con lui...
    Gran bella festa eh... feci avvicinandomi a lui, con voce atona e per nulla divertita. Che ne dici di movimentarcela un po’!? aggiunsi avvicinando le mie labbra rosso fuoco sul suo lobo destro, mentre la mia mano scovolava nel suo sedere (ma sopra i pantaloni). Aveva 10/15 anni in più di me, ma se uno era figo era figo!!! E poi...aveva qualcosa che mi affascinò all’istante, un’aura non indifferente...chi o cosa era costui?
    Madoka Hargreaves
     
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    « Devo fare sempre tutto io » , aveva tuonato verso ai suoi aiutanti difronte al loro ennesimo fallimento. Se voleva fare una cosa, quella cosa la doveva fare da solo e senza il loro aiuto.
    Ben presto si era ritrovato nel mondo mortale alla ricerca di quel fardello, di quella spina nel fianco che da anni, gli stava dando il tormento.
    Era risaputo che oltre essere un essere altamente irascibile la sua pazienza era altrettanto limitata.
    Aveva atteso, aspettato e sopportato fin troppo allungo, ma ora, non ne poteva più.
    Voci di corridoio lo avevano condotto ad una festa; era lì, che avrebbe trovato il suo debitore, ignaro, che Ade lo stesse andando a trovare di persona. Doveva ritenersi un privilegiato; non si scomodava mai più di tanto, lasciava sempre l'onore ai suoi servitori di sporcarsi le mani.
    « Splendida festa » , ma qualcosa lo distrasse dal suo obiettivo finalmente, un qualcuno per l'esattezza.
    Una biondina le si era avvicinata chiedendogli un parere su come fosse quella festa. Mentì spudoratamente, ma lei non lo avrebbe mai saputo. Era arrivato da pochissimo e non poteva dare alcun tipo di giudizio al riguardo.
    La solita musica.
    I soliti uman, intenti a lasciarsi andare al ritmo di quest'ultima.
    Il solito tutto.
    « Ah … » , disse semplicemente quando la mano dell'altra lo andò a sfiorare. Da quel che poté capire, la giovane voleva dare un tocco in più a quella serata.
    Un offerta che solitamente non avrebbe mai rifiutato, ma in quel preciso istante non poteva proprio. « E se spostassimo la festa a domani ? Conosco un posto speciale, mille volte meglio di questo » , le sussurrò quelle parole all'orecchio di sinistra in modo tale che potesse sentirlo, anche con il rumore della musica di sottofondo. Era sincero in quell'occasione, conosceva un posto unico che era certo non le sarebbe dispiaciuto. Le indicò come raggiungerlo e a che ora lo avrebbe trovato.
    Ora, stava a lei se accettare il suo invito o meno.
    « Ti aspetto » , le diede appuntamento all'indomani prima di svanire tra la folla e portare a termine il suo incarico.

    A d e







    Quel ragazzo mi incuriosiva.
    Era strano e buffo allo stesso tempo e nel mentre, continuavo ad accertarmi che le orecchie rimanessero ben coperte. Bastava un niente, una piccola distrazione e la mia copertura andava a farsi friggere.
    « Londra, adoro quella città , spero di poterla visitare un giorno » , lo guardai con gli occhi sognanti come una bambina. Amavo quella città, volevo assolutamente andare a visitare prima o poi.
    « A dire il vero anche Parigi non mi dispiacerebbe , sai, non mi sono mai mossa da qui a dirla tutta » , mi resi conto di parlare a vanvera. Senza volerlo.
    Ma ero sincera; non mi ero mai mossa da Vancouver se non per andare nel mio mondo. E quello cominciava a starmi stretto, non lo sopportavo più.
    Ero un elfo eppure, mi consideravo un umana a tutti gli effetti.
    Avevo dei sogni, dei progetti da voler realizzare e giorno dopo giorno, quella lista diventava sempre più lunga. « Magari ci riuscirò prima o poi » , mi morsi il labbro inferiore spostando lo sguardo altrove. Dovevo riuscirci ad ogni costo.
    « Oh , si, questo posto … » le sue parole mi lasciarono senza fiato, per un istante. Quella foresta poteva essere per davvero una fonte di ispirazione per le leggende che venivano raccontate a gli umani. Ma lui non poteva saperlo di trovarsi al cospetto di una di quelle tante leggende, e la cosa mi divertiva parecchio. « Ci sono anche da dove vieni tu ? » , ero incuriosita. Chissà quanti altri come me esistevano al di fuori di quella città. Quanti altri popoli o culture diverse sparse a giro per il mondo.
    « Allora sei nel posto giusto per trovare la giusta ispirazione » , gli sorrisi mentre pronunciavo quelle parole. Ero certa che avrebbe trovato tutta l'ispirazione necessaria per comporre il suo libro fantasy. « Tu credi che esistano veramente? Insomma … i folletti , gli elfi, il piccolo mondo magico » , gesticolai come una scema, e nuovamente la mia curiosità prese il sopravvento : lui ci credeva veramente a quelle storielle ?
    Aradhel
     
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    A quanto pareva anche quel tipo fuori dal comune, o per lo meno diverso da tutti i presenti, aveva voglia di divertirsi con Madoka, però non ora e non in quel posto. Per questo motivo le diede appuntamento per il giorno seguente.
    La ragazza rimase di stucco perché era presa da due tipi di sentimenti diversi: la rabbia, perché era stata piantata in asso da quel tipo; ma anche l’eccitazione perché le piacque il modo in cui egli le indicò il posto, con una sorta di indovinello. Aveva capito che doveva trattarsi di una foresta, e parve anche un posto vicino all’acqua, ma l’avrebbe di più capito io giorno dopo quando sicuramente si sarebbe recata lì. Aveva anche per un’attimo pensato di far trovare lì Cheriè, la sua parte buona, così, giusto per fare uno scherzo ad entrambi -a lei e al tipo che l’aveva piantata sul più bello-, però non le sembrava tanto una buona idea, perché lei non ci avrebbe guadagnato nulla e anzi avrebbe perso l’occasione di pomiciare con un figo da paura. Per questo motivo l’indomani andó lei.
    Se solo provi a rovinarmi i piani, salterò fuori quando meno te lo aspetti parlò guardandosi allo specchio. Stava ovviamente parlando con Cheriè, e sapeva che ella l’avrebbe in qualche modo sentita. Ma per sicurezza (anche perché in effetti non era proprio detto che le due si potessero sentire) aveva scritto un biglietto che sapeva che Cheriè aveva letto, visto che lo trovò spostato da dove l’aveva messo lei. Perfetto!!! Sono pronta!! esclamò infine dopo essersi messa un rossetto di tonalità scura.
    Si teletrasportò direttamente nel bosco e trovò abbastanza facile raggiungere l’uomo di cui non sapeva ancora nemmeno come si chiamava...
    Sono qui si annunciò ad egli, con un vestitino di rimando al rossetto, che le copriva fino le ginocchia, quindi non corto, però sensuale, e che non copriva le spalle. I capelli erano raccolti con una pinza blu.

    ********

    Londra, adoro quella città , spero di poterla visitare un giorno fece ella entusiasta, e subito dopo aggiunse A dire il vero anche Parigi non mi dispiacerebbe , sai, non mi sono mai mossa da qui a dirla tutta. E il ragazzo rise. Trovava divertente il tutto, trovava divertente lei. Poi se ne stette zitto, forse non voleva infierire dal momento che lui di posti ne aveva visti molti; o più semplicemente, essendo un tipo taciturno, non aveva intenzione di dirglielo.
    Magari ci riuscirò prima o poi aveva aggiunto intanto ella e a lui venne normale rispondere con un beh, non credo sia cosa impossibile! pur non conoscendo niente di lei. Però insomma, ok oltre oceano, ma non è che avesse chiesto l’oceano!!, semplicemente il visitare delle città.
    Quando Newt nominó la parola “elfi”, la ragazza curiosa e divertita risponde con un Ci sono anche da dove vieni tu ? e Newt, forse un po’ ingenui o forse perché felice che qualcuno conoscesse gli elfi al di fuori di maghi e streghe, li conoscesse...Momento momento...e se fosse una strega anche lei? Non ci aveva ancora pensato!
    Allora sei nel posto giusto per trovare la giusta ispirazione gli disse poi sorridente e lui non potè che sorriderle di rimando per poi aggiungere un frettoloso sai dove posso trovarli?? tutto d’un fiato senza prendere nemmeno una pausa, avido di una risposta.
    Tu credi che esistano veramente? Insomma … i folletti , gli elfi, il piccolo mondo magico disse intanto ella gesticolando forse un po’ troppo, da renderla sospettosa per chiunque, chiunque ma non per Newt che non si rendeva mai conto di nulla.
    Oh certo!!! Ne ho conosciuti un po’... aggiunse anche.
    Sembrava una conversazione leggera e normale, tipica per chiunque; invece ad orecchie “indiscrete” era sicuramente un dialogo stranissimo. Ma non per Aradhel o Newt; e nemmeno per Ade e Madoka. Perché tutti e quattro non erano dei semplici umani.

    Intanto lo Snaso era arrivato vicino Ade e la demone


    Newt Madoka
     
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