Posts written by Paraortometa

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    Causa viaggio di lavoro sarò assente da domani fino all'8 al meno. Spero in una pietosa connessione almeno la sera nel bungalow del cantiere.

    Mi scuso con chi sto ruolando, mi metto in pari promesso.
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    Quello che avvenne in quella serra era qualcosa che anche Aifa, nella sua lunghissima, quasi infinita vita, non avrebbe mai potuto pensare di poter vedere.
    Un angelo mutaforma che fa da guardia a una bimba, considerando poi che i suoi poteri gli permettevano di comandare la sua memoria. forse poteva anche di altre persone, ma sicuramente lo fece con la bimba, che se un attimo prima era spaventatissima, bastarono alcuni miagolii del gatto Semola, o come davvero si chiamava quell'angelo, per renderla di nuovo felice e sorridente, interessata alle fragole più che al resto.
    Lei sospirò e guardò l'angelo in forma umana.
    "Va bene, farò finta di nulla, se è una fata e tu un angelo non devo temere nulla. Chi sono io? Storia lunga, ma sono una fata anche io. vorrei saperne di più, se possiamo vederci da un'altra parte. Stasera al tramonto alla fontana in centro? La conosci?" gli disse sorridendo guardinga.
    Quando la bimba le chiese se poteva assaggiarne una, lei sorrise e annuì. "Certo, ma stai attenta a non rovinare le altre, anche se sono sicura che ce la farai senza problemi piccolina. sembra che tu abbia un vero pollice verde." guardò il gatto sorniona.

    Aifa Terrarique
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    May sorrise educata alla risata e alla successiva sorta di confessione dell'uomo.
    Aveva parzialmente indovinato sul carattere dell'uomo, ma ovviamente, non consocendolo, e avendo voluto estremizzare, aveva colto solo in parte il segno.
    "Non credo che ce ne sia bisogno, Axel. sono certa che sarebbero storie estremamente interessanti ma non credo sia il momento più adatto." sorrise ancora, quasi dolce, per un attimo mostrando un sorriso da nonna che parla al nipotino che vuole raccontarle le sue buffe avventure magari in dieci minuti di parco giochi. "Ma non perchè mi annoierei. Ritengo che non esistano storie non interessanti, solo menti non degne di capirne l'importanza." guardò in cielo un attimo, persa nei ricordi. "Tutto ciò che ci accade ci forma, ci trasforma. anche solo un piccione che ci passa davanti che ne sai che impatto può avere?" borbottò, poi sorrise più sbarazzina. "Ricordi di qualche strano filosofo a scuola, o forse era un film sulla farfalle e l'uragano? Chisseneimporta, no?" tentò di tornare nella parte della teenager. si stava aprendo troppo con lui, una cosa che non le era mai capitata recentemente, e la cosa la spaventava. Stava diventando imprudente, o lui era più di quello che sembrava.
    Rimase in silenzio fino al suo ritorno con le bevande, notando una verde e biancastra che non riconobbe.
    "Cosa sarebbe? Sembra succo di Wasabi..." indicò incuriosita la bevanda, mentre sorseggiava la sua. "Beh, non fermarti alle apparenze, stilista. Il fatto che una ragazza si vesta da brava non vuol dire che lo sia. Sei mai stato in Giappone? Hai mai visto il cosplay o le kigurumi, che sono forme imbastardite del teatro No?"
    Sorrise, pensando che lei viveva da molte vite solo apparenza, ma quanto rimaneva della sua vera lei, quanto era la vera maga, che da troppo tempo viveva la vita di un'altra. Forse anche lei era una forma impbastardita di se stessa, era solo una attrice con una maschera di vetro nel palco della vita?
    May Furinne
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    Capitolo 9

    - Alla faccia del nostro futuro. Se questo è quello che ci aspetta, mi fermo un po’ prima! Questo l’ho sentito! - gridò Makoto, parando con alcune difficoltà i pesanti colpi dei tentacoli dei mostri che avevano incontrato appena la parete si era frantumata in polvere sotto i possenti pugni del Soldier Jupiter e della sua padrona.
    - Certo che è strano. Siamo state sicure fino all’ultimo, quindi appena in questa stanza i mostri ci hanno attaccato, e tutti di livello due o leggermente superiore. Ma i miei artigli li tagliano comunque, quindi non vedo troppe difficoltà.
    - Registro una differente onda portante di energia in questi mostri. Sono diversi dai soliti Yoma. Sto analizzando la fonte dell’onda. Due onde in contrasto, una in continuo movimento, l’altra costante in modulazione ma non in intensità.
    - Traduzione! - gridò Rei infilando la sua mano nel costato di un essere simile a un Minotauro. - Ami, parla come mangi.
    - Io non ho più necessità fisiologiche come mangiare. - commentò la donna, con il suo Soldier appesa al soffitto grazie alle braccia meccaniche che spuntavano dal busto, lontana e relativamente al sicuro dai nemici, intenta a scoprirne i punti deboli o le possibili capacità offensive per dare supporto tattico alle compagne. - Comunque sembrerebbe che sia direttamente Chiba a controllare questi mostri, e quindi i tentativi di Tsukino di controllarli tramite questa strana emissione di energia ha come solo effetto quello di rallentarli leggermente.
    - Grazie al Cielo che sono lenti! - disse sarcastica Minako, utilizzando i tentacoli di energia del suo Venus come se fossero fruste.
    - Ma tu non dovevi guarire con quelle cose che hai sulla schiena?
    - Beh, se montano le molecole, potranno anche smontarle, no? - rispose sorridendo alla brunetta, attorcigliando un fascio di energia giallastra attorno alla gamba di uno degli esseri più grandi e staccandogliela come se l’avesse fusa nel punto in cui l’aveva toccata. - Certo è che è molto più difficile. Sto iniziando a stancarmi…
    - Evita di affaticarti, ci servi tra le altre cose per guarirci se ci facciamo male. Sono i nostri Soldier quelli più adatti alla guerra, lasciaci fare il nostro mestiere. Giusto Rei?
    - Perfettamente… - si interruppe per artigliare con entrambe le mani il volto informe di uno Yoma, quindi saltò sopra di lui e atterrando dietro lo stesso, la testa strappata del nemico che lentamente si disgregava come il corpo caduto a terra. - …d’accordo, Makoto. Ami, quanto ti ci vuole a trovare la nostra amichetta?
    - Elaborazione in corso. Sto rintracciando la fonte energetica. Attendere… Elaborazione in corso. Risultato. Tsukino si trova all’interno di quella struttura di mostri alla tua destra. Trasferisco le informazioni ai Soldiers.
    - Ottimo. Mako, io ti copro, e lo stesso vale per Minako. Fai un foro in quella parete, vorrei fare due chiacchiere con la nostra signorina…
    - Vado. Jupiter, quella parete ti andrebbe di disintegrarla?
    L’esoscheletro annuì silenzioso, e si gettò contro il muro assieme alla sua padrona, accanto a lui nella battaglia. La parete tremò sotto il primo possente colpo dei quattro pugni che la percossero, ma resistette. I vari mostri impegnati nella battaglia si voltarono verso di loro e ringhiarono cattivi.
    - Eh, no belli, voi siete tutti nostri. Avete tutti i balli prenotati. - esclamò la donna dai lunghi capelli neri lanciandosi verso di loro come il suo Soldier, aiutata dall’amica che diede fondo a buona parte dei missili che trasportava, permettendo a Makoto di sfondare l’ultimo ostacolo che le separava da chi aveva lanciato lo strano messaggio di soccorso.
    Un sottile raggio di luce bianca, seguito da altri si fece strada nella crepa che lo Jupiter aveva formato grazie anche alle mitragliatrici. Dove questi raggi toccavano i mostri, essi si inarcavano come doloranti e ben presto nessuno degli Yoma che stavano combattendo rimase in piedi. Lo stesso muro come se avesse capito che la sua funzione era inutile in quel momento, si disgregò, rivelando un’ampia stanza coperta di piccoli esseri bianchi, simili agli Yoma, ma senza i tratti demoniaci che li contraddistinguevano.
    - Cosa sono?
    - Yoma convertiti. Nel tempo sono riuscita a piegarli alla mia volontà. Sono inerti, ma almeno mi hanno permesso di contattarvi. - disse una voce femminile direttamente nelle loro teste.
    - Dove sei? Chi sei veramente? - gridò al vuoto Makoto.
    Dal pavimento si formò un bozzolo che lentamente si aprì mostrando una donna di circa quarant’anni, dai lunghi capelli biondi legati ai lati della testa a formare due codini simili in tutto e per tutto a quelli di Lady Chibiusa. Il suo volto era sereno, gentile, un sorriso appena accennato sotto due occhi grandi e chiusi, come se stesse meditando o dormendo.
    - Sono Usagi Tsukino, sergente dell’esercito giapponese, fanteria spaziale. O meglio, lo ero prima di diventare ciò che sono ora. - rispose senza aprire le labbra la donna, vestita con quella che sembrava una uniforme rotta e sgualcita. - Vi ho chiamate per fermarci, per fermare me e mio marito.
    - Mamoru Chiba. E’ lui che ha creato gli Yoma vero?
    La figura annuì.
    - Ma perché tenerti prigioniera, se ti ama? - chiese Minako
    - Lui non mi tiene prigioniera. Lui mi protegge. Questo è il suo desiderio, questo è ciò che è diventato.
    - Un essere che crea gli Yoma per uccidere non ti sta proteggendo.
    - Vendetta. Quello è il mio desiderio. Io e lui siamo collegati.
    - Ma se gli Yoma sono creati per vendetta, la tua, perché non li fermi come hai fatto con gli altri?
    - Ragione e sentimento sono due entità distinte. Io vorrei fermarli, ma è più forte di me. Io voglio vendicarmi di loro, e lui me ne da la possibilità.
    - Vendicarti di chi ti ha trasformato in quello che sei? In quello che siamo?
    - No. Vendetta per la morte di mia figlia.
    Le ragazze rimasero paralizzate per un istante. Usagi non conosceva la verità.
    - Tua figlia non è morta. - esclamò Ami.
    - Non mi mentire. Lo sento, una madre sente sempre se sua figlia è morta o meno. E io l’ho sentito.
    - Te lo posso dimostrare.
    Da una delle lenti del Mercury apparve una figura tridimensionale che fluttuava nell’aria, una perfetta riproduzione olografica di Lady Chibiusa.
    - Chibi… - sospirò la bionda, mentre una lacrima si faceva strada negli occhi chiusi e scorreva lenta lungo la guancia destra. - Come sei cresciuta…
    - Questo è l’ultimo dato disponibile di tua figlia. Lo scoppio della base l’ha portata a un coma di vari mesi, durante i quali il suo corpo ha recuperato anche dalla grave ferita al volto che l’ha resa orba.
    - E’ viva… E’ viva… - continuava a ripetere sorridendo Usagi. - La guerra non ha più senso, non ne ha più…
    - Niente più attacchi alla base?
    - No Makoto, così sembrerebbe…
    - E’ vero, ragazza dai capelli neri. La mia vendetta si è sopita, gli Yoma non attaccheranno più nessuno.
    - Ma rimane tuo marito, vero?
    Lei annuì.
    - Lui ha solo il desiderio di proteggermi, e registra voi, come qualsiasi altro nei dintorni come nemico. Devo riuscire a raggiungerlo, a parlargli, ma solo con la forza riuscirò ad arrivarci. Vi chiedo un ultimo sforzo, guerriere.
    - E se tu non riuscissi a parlargli, a convincerlo?
    - Minako, io vedo solo una possibile soluzione…
    - Affermativo Rei. Le probabilità che sia necessario uno scontro frontale con il soggetto Chiba sono assai elevate. Registro un incremento dell’energia proveniente da lui, in una posizione che potrei azzardare a definire il mastio del castello. Le torri si sono mosse, l’intero castello sta mutando la sua forma. Immagine finale imprecisata. Servono più dati.
    - Ma non possiamo uccidere suo marito!
    - Minako, se così ti chiami, se Mamoru non verrà convinto dalle mie parole e da ciò che mi avete mostrato, non fatevi problemi a ucciderci. Siamo solo una minaccia per la Luna e per tutti gli altri. Il nostro potere, come il vostro, è limitato solo dalla forza di volontà e dall’immaginazione del possessore. Il suo istinto di protezione verso di me è già praticamente diventato un istinto di distruzione verso tutto il resto. Non può rimanere vivo. E io con lui.
    - Non è giusto! - gridò la bionda, piangendo. Capiva quello che Usagi provava, e lo condivideva, ma lo trovava assurdo.
    - La guerra non è giusta. Questa vita non è giusta. - mormorò Rei. - Ho la possibilità di vendicare i miei genitori uccidendo l’uomo che ha provocato l’esplosione, ma non riesco a sentirmi felice. La chiami giustizia questa? Perché non sono felice? Perché?
    L’urlo della giovane si perse nei bui corridoi che si stavano deformando.
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    Era una di quelle serate a cui era stato invitato anche se non aveva ben capito come mai. Certo conosceva il locale, conosceva il Signor Turner, lo conosceva molto bene. Un uomo ricco, con una moglie ancora più ricca e una figlia quasi ventenne che aveva avuto dei gravi problemi estetici per via di alcune sue frequentazioni... poco consone al tipo di famiglia e di ambiente in cui i genitori bazzicavano. Ma lui non era una persona che voleva giudicare, sopratutto se la valigetta di banconote di piccolo taglio non nuove era ben fornita e pesante.
    La figlia era tornata perfetta come lui voleva, il suo conto corrente ne aveva beneficiato molto. Insomma, come si diceva in america era un "win-win" no?
    Probabilmente lo aveva invitato per fargli una gentilezza. Ricevimento gratuito, cibo raffinato gratuito, pezzi grossi del mondo finanziario e artistico di Vancouver. Perchè no, si era detto. Amava quel tipo di cucina e magari trovava o qualche possibile cliente, o qualcuno con cui giocare. Come, lo avrebbe deciso in seguito.
    All'ingresso vide entrare, accompagnato da una donna che non aveva mai visto, il Signor Miller. Non lo conosceva di persona, ma leggeva volentieri i libri di un autore che pubblicava per la sua casa editrice, e il suo faccione barbuto e esteticamente quasi perfetto era presente sulla terza di copertina oltre alla foto dell'autore o dell'autrice. Se c'era lui, allora era un ricevimento serio e questo convinse Dean a entrare sicuro che si sarebbe trovato bene.
    Consegnò l'invito e si fece accompagnare a un tavolo per due, anche se era apparecchiato per uno solo. Immediatamente un cameriere portò il menù e poi si scusò andando ad accogliere un altro ospite. Dean lo osservò per un istante, quasi un gesto automatico, ma poi tornò sul menù e il uso cervello gli disse di tornare a guardare l'uomo. Lo stregone lo fece e sorrise. Era davvero un bell'uomo. Relativamente giovane, capelli spettinati, volto con delle proporzioni estremamente particolari ma che agli occhi del chirurgo estetico e dello stregone erano perfette. Notò qualcosa di strano agli occhi, ma la lontananza e le luci relativamente soffuse gli impedirono di capire cosa ci fosse di strano. Lo vide sedersi e guardarsi attorno, come chiunque avrebbe fatto, e di istinto si alzò, muovendosi al tavolo dello sconosciuto. si mise davanti a lui, sorridendo.
    "E' brutto mangiare da soli, lo so per esperienza. Vuole unirsi a me o io a lei?" gli disse mentre lo fissava negli occhi. "Eterocromia, rarissima!" esclamò senza volerlo davvero dire ad alta voce.

    Dean Gallahan


    Edited by Maag - 14/11/2018, 12:44
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    L'essere, non le pareva giusto definirlo anche se solo mentalmente uomo, si sedette di fronte a lei, in un modo sfacciato, ai suoi occhi grezzo e rozzo, ma a suo modo degno della parte che si era cucito addosso, o che era sua di natura. Keera lo aveva inquadrato come una sorta di pericolo vagante di basso grado. Pericoloso, non per lei ovviamente, teppista, smargiasso, forse anarchico, uno che nella sua vita pre o post zombie si sarebbe certamente divertito a imbrattare muri o prendere a mazzate le vetrine dei negozi durante qualche manifestazione.
    Al cameriere che arrivò da lì a poco ordinò un caffè come richiesto dallo Zombie e un French 75.
    "Mi raccomando, lo champagne deve essere rosè millesimato." disse in modo perentorio al cameriere, che per sicurezza se lo scrisse.
    Quando il cameriere se ne andò lui le fece in modo impietoso e maleducato notare che sapeva che lo aveva fatto pedinare.
    "Immagino che lei lo sappia avendo mangiato il mio ultimo sottoposto che non è effettivamente più tornato, ma poco importa, come quasi chiunque in questa città era sacrificabile se questo serve ai miei scopi." gli rispose fredda giusto per fargli capire che lui poteva essere un non morto, ma a livello di carattere lei avrebbe fatto gelare il Cocito. "Volevo comunque sincerarmi che lei fosse chi ho sentito, e sono contenta di sapere che lei ha quelle particolarità che mi potrebbero essere utili." sorrise ancora.
    ci fu un breve silenzio, interrotto dal cameriere che portò quanto richiesto. Lei sorseggiò una lacrima del cocktail e sorrise al ragazzo. "Bravo. Avrai una mancia. Il resto del conto con questo è tuo." gli disse, allungando cento dollari. Lui strabuzzò gli occhi e quasi si inchinò fino a terra per ringraziarla.
    Lei non lo considerò e si rivolse allo zombie, appena dopo che il ragazzo se ne andò, per rispondere alla sua domanda.
    "Oh, forse in molti modi. Lei commercia un genere particolare di merce, ma io sono al momento interessata ai suoi clienti. Vorrei sapere se ci sono delle figure... sacrificabili per la scienza, mettiamola così. figure che se sparissero per un lungo o corto periodo di tempo nessuno noterebbe, zombie che non mancherebbero a nessuno o quasi. Ovviamente capisco che questo le potrebbe creare dei disguidi e dei fastidi che potrei ovviamente compensare adeguatamente. Diciamo che al momento avrei necessità di almeno uno, due soggetti, ma magari potrebbero diventare molti di più, e in tal caso potrei necessitare di una persona fidata, che avrebbe accesso a una quota dell'affare." sorrise come se stesse parlando di compravendita di francobolli e non di zombie.

    Keera Malevert
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    Continua qui
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    Keera non era certo potente probabilmente come un vero demone, ma aveva il suo perchè nel campo dei poteri e dell'essere potente. Si era costruita un impero sotterraneo che strisciava ovunque come un verme maligno, come una marea di piccoli vermi maligni che facevano capo a lei, ma che non lasciavano tracce per arrivare a lei. Miller era probabilmente simile a lei, ma in una posizione decisamente più in vista, e sapeva che a volte si esponeva un po' di più di quello che lei normalmente preferiva fare, se si trattava di affari non esattamente immacolati.
    Forse il suo essere demone, forse il credere di essere unico e potentissimo (un difetto molto comune nei demoni, ma come dar loro torto), stava di fatto che come negli affari, per le informazioni che aveva, sia nella vita la prima impressione fu quella di uno sbruffone. andò dritto al sodo, e questo andava bene, le fece anche il baciamano, un gesto desueto ma sempre gradito, e poi la invitò a cena. tutto perfetto? Sì, se non per la frase detta al cameriere, che strappò una espressione dura, anche se solo per un istante, alla donna.
    "Signor Turner, mi offende così. Ognuno paga la sua parte, non siamo ancora così in intimità." gli disse sorridendo, anche se dentro di sè pensò che era scontato che un uomo pagasse il conto, e averlo rimarcato lo fece scendere di molto nella sua scala di valori. Oddio, non era certo una puritana, ma quando arrivi a certi livelli, molte cose che prima non erano importanti, adesso lo erano. Con che genere di troiette era abituato a trattare di solito quel demone se le impressionava per una cena pagata. "Anche perchè come lei ben sa, oggi è tutto offerto dall'organizzazione dell'evento." rimarcò sempre sorridendo, come se fosse una battuta.
    Osservò il menù per un istante. Era già stata in quel posto, sapeva cosa le piaceva.
    "Gradirei come antipasto il carpaccio di halibut su letto di patate tiepide al sentore di tartufo nero d'Alba, mentre come piatto direi che la sheperd pie di alce con cruditè sia una golosità quasi peccaminosa." disse osservando l'uomo di fronte a lei, per vedere se anche lui sceglieva. "Lascio al mio accompagnatore la scelta del vino."
    Dopo che il cameriere se ne andò con gli ordini, lei lo guardò seriamente e poi sorrise. "Gli affari vanno bene, Signor Miller, come credo i suoi, ma sono sempre in cerca di nuove possibilità, di nuovi sistemi di guadagno. Ma non sono molto propensa ad investire nella carta stampata o elettronica. Cerco vie più liquide e eccitanti, quasi stupefacenti per fare i miei affari." disse con apparente semplicità, ma nella frase aveva gettato le basi di cosa potesse essere una collaborazione. "Ma come ben sa, le cose stupefacenti spesso necessitano prima di un rientro monetario, di grandi potenziali investimenti... e investitori."

    Keera Malevert
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    Capitolo 8

    Le quattro ragazze erano sedute su un grosso masso coperto di sottile polvere giallastra, la polvere che ricopriva l’intera Luna. I quattro Soldiers erano poco lontano, apparentemente spenti costrutti metallici.
    - Cosa ne pensate? - chiese Rei, facendo sollevare piccole scintille dalla pietra mentre veniva grattata con noncuranza dal suo artiglio.
    - Non lo so… - mormorò Makoto, ad occhi bassi. - Ami?
    - Negativo. Dati insufficienti per una conclusione stabile. Sto analizzando in background il video registrato, ma non riesco a capire cosa possa voler dire questo messaggio.
    - Un aiuto… Ma una richiesta di aiuto da parte di chi?
    - E soprattutto, Minako, perché dopo averci chiesto di aiutarla gli Yoma ci hanno attaccato, sviluppando poteri e armi che prima non avevano?
    - O che non avevo rilevato. Magari le stavano nascondendo molto bene…
    - Eppure io mi fido. Mi fido della sua voce e del suo volto. Qualcosa in lei mi ha ispirato fiducia…
    - Ci vuole un po’ di più che un po’ di fiducia, Mako, per fare quello che ci ha chiesto. Considerando che Lady Chibiusa non ne sarà contenta…
    - E quando mai lo è, Rei? - ridacchiò Minako.
    - Effettivamente…
    - Rimane il fatto che non possiamo stare qui tutto il giorno. Credo che ci stiano cercando.
    - Comunque non qui. Siamo molto oltre il limite di sicurezza della base. Se vengono a cercarci qui, sono dei pazzi…
    - Sentite, e se andassimo a controllare? Consideriamo pure che sia una trappola, almeno ci toglieremo il pensiero… - esclamò Makoto, alzandosi.
    Immediatamente lo Jupiter, ormai simile a un grosso gorilla verdastro, le massicce mani chiuse a pugno ad appoggiare sul terreno oltre alle gambe, tozze, si mosse di alcuni passi verso di lei. Il Mars voltò il muso sollevando le triangolari orecchie da lupo.
    - Io ci sto. Stare ferma qui non mi diverte. Minako, Ami, siete della partita?
    - Potrei dirti di no? L’alternativa è che vi facciate ammazzare… - sospirò la bionda.
    - Probabilità che sia una trappola e che non lo sia uguali. Assoluta indecisione sull’azione da intraprendere. Altre informazioni sono necessarie per decidere. Possibile fonte di informazioni ricognizione in loco. Vengo anche io.
    - Brava Ami. Ognuna al suo Soldiers e si va… - ghignò Rei, saltando con le lunghe gambe da una roccia all’altra fino al suo compagno meccanico.
    Minako aspettò che il Venus arrivasse e aprisse il suo busto per entrare nell’esoscheletro, così come Ami entrò nel Mercury dopo che l’enorme ragno scuro si rimodellò velocemente nella sua vecchia forma antropomorfa.
    Volando, correndo o saltando le quattro figure si diressero sicure verso un punto preciso della zona oscura della Luna, una piccola catena di colline erose dal tempo e dagli urti dei meteoriti.
    - Le coordinate che quella bionda ci ha fornito sono precise al millimetro, così come il percorso più veloce. Mi domando perché un’umana sia ancora viva all’interno di quello che sembra essere la roccaforte degli Yoma.
    - Troppe domande e troppi enigmi, Makoto. - disse Rei, correndo accanto al suo Soldier. - Una cosa però mi incuriosisce…
    - Quale?
    - Non vorrei essermi sbagliata, ma quella donna sembrava indossare quella che era la vecchia tuta della base. Me la ricordo vagamente, dai ricordi dei miei genitori. Possibile che sia una sopravvissuta.
    - Affermativo. Sto osservando i fotogrammi migliori della registrazione, ed effettivamente per quanto consunta e strappata, sono riconoscibili dei segni distintivi del vecchio modello di tuta di protezione in forza ai militari della vecchia base. Sto inoltre confrontando la sua fisionomia con il mio archivio per tentare di trovare dei riscontri oggettivi.
    - Pensi di dare un nome alla nostra misteriosa signora dai lunghi codini gialli?
    - Possibile. Ma ci vorrà tempo. Mi sto collegando in modalità fantasma al cervello elettronico della base. Non voglio che qualcuno sappia cosa sto cercando.
    - Sei paranoica.
    - Se lo dici tu. Ho un dubbio che mi rode.
    - Un dubbio, tu?
    - Già, Minako. E’ un retaggio della mia parte organica. Come se fosse una corrente di dispersione sconosciuta. Esiste il segnale, ma non riesci a rintracciarlo.
    - Hai una pulce nell’orecchio, insomma.
    - Non ci sono pulci sulla Luna.
    - Era un modo di dire. - sospirò lei. - Ehi, la vedete anche voi quella costruzione?
    - No. Siamo fuori portata visiva. Tu stai volando, sei avvantaggiata. Passaci le immagini sul video…
    Davanti agli schermi delle altre ragazze comparve una struttura scura, apparentemente costruita da mano umana, simile in tutto e per tutto a una fortezza dotata di massicce torri circolari e alte mura.
    - Sembra uscito da un film medievale… - mormorò la ragazza nel Mars, in cui era entrata pochi secondi prima.
    - Direi più da un film horror, Rei. Osserva bene le mura.
    - E allora?
    - Guardale con lo zoom. Non noti qualche cosa di strano? - le chiese la ragazza dai capelli turchesi.
    - Aspetta un attimo. Santo… Ma sono vive?
    - Così sembrerebbe. Quelle mura sono fatte di Yoma sovrapposti, incastrati e in qualche modo bloccati, come fossilizzati tra di loro.
    - Anche le torri, i merli, tutto in quel castello orripilante è fatta di Yoma di livello cinque o quattro.
    - Le torri sono dei livello uno.
    - Scusa Ami, spero di non aver capito.
    - Le torri non sono costrutti multisoggetto. Sono un singolo Yoma di quella forma, probabilmente dei livello uno.
    - Siamo spacciate. Non arriveremo mai ad entrare.
    - Dubito, Mako. Sto registrando un numero impressionante di Yoma di vari livelli attorno a noi, immobili, in attesa o bloccati da qualcosa. Probabilità di raggiungere la fortezza novantacinque e tre percento.
    - E una volta dentro?
    - Nessuna supposizione. Si inventa qualche cosa. Come sempre. - borbottò Makoto, mantenendo poi il silenzio come le altre finché non arrivarono di fronte all’immenso cancello nero. Decine di occhi rossi e senza pupille incastonati nelle due ante li osservarono, alcune piccole bocche digrignarono i denti, alcune sibilarono, ma nessuno dei mostri che formavano la porta si mosse verso di loro, ma solo ai lati, disgregando la porta per permettere loro di entrare.
    - Non mi piace…
    - Siamo in due, Rei, ma non ci possiamo fare nulla. - tentò di rassicurarla la bruna, osservando come una volta oltrepassata la soglia questa si fosse riformata, chiudendole dentro.
    - Beh, speriamo solo che la nostra padrona di casa non sia anche la padrona degli Yoma.
    - Una trappola troppo complessa. Non ne capisco il motivo e le tempistiche. Il messaggio poteva mandarlo quando voleva.
    - Elaborazione in corso ipotesi. Due possibili ipotesi con percentuale superiore al limite inferiore. Prima ipotesi il messaggio è stato trasmesso fin dall’inizio ma le frequenze utilizzate non erano rintracciabili dai normali mezzi di comunicazione ma solo dai naniti. Seconda ipotesi la comunicazione ha lo scopo di attirarci per poterci sopraffare e recuperare i Desideri come era nella probabile idea iniziale che ha portato alla nostra trasformazione.
    - Insomma se la montagna non va a Maometto…
    - Una cosa del genere, Minako. - rispose Ami.
    Il suo Soldier voltò la testa verso la destra, in direzione di una sorta di porta che si aprì lentamente.
    - Direi da quella parte… - sorrise non convinta Minako.
    Il Mars ringhiò sommessamente, così come lo Jupiter si alzò sulle zampe posteriori come a mostrare la propria forza e il petto enorme e possente.
    - Calma piccola. E’ solo una porta.
    - Rilevo un’emissione di energia in quella direzione. E’ debole, sembrerebbe nascosta, schermata da qualche cosa.
    - Scopriamolo. Vado avanti io, Makoto chiude la fila.
    Rei si mosse per prima, iniziando a seguire i cunicoli, le stanze e le biforcazioni che condussero il piccolo gruppo nelle profondità del castello, guidate da una forza invisibile che le conduceva dove voleva. Nessuno degli Yoma che creavano le pareti o che le quattro incontrarono le attaccò o prestò loro attenzione, come se fossero state invisibili.
    - Mi fa quasi impressione non doverli combattere.
    - Io sono un po’ sollevata, devo ammetterlo.
    - Ci siamo. Le emissioni sono intensissime.
    - Dietro quella parete troveremo qualche cosa di certo, e credo che scopriremo chi è la bionda misteriosa.
    - Ho completato la ricerca nei database, e credo che la cosa non vi piacerà.
    - Sputa Ami. - borbottarono Makoto e Rei.
    - E’ il sergente Usagi Tsukino.
    - Tsukino? Come Lady Chibiusa? - chiese la bionda.
    - E’ sua madre…
    - Cazzo… - ringhiò Rei.
    - L’altro soggetto dell’esperimento è il capitano Mamoru Chiba, marito di Usagi.
    - Concordo con Rei… - mormorò Makoto. - Marito e moglie in un esperimento, con una figlia da poco maggiorenne…
    - E ora?
    - Non si cambia il programma. La troviamo e vediamo il da farsi. Mako, il tuo Jupiter pensi riesca ad abbattere il muro?
    - Mi stai prendendo in giro? Guarda che la mia piccola si offende…
    - Dai, allora, dietro quella parete nera c’è il nostro futuro, nel bene o nel male.
  10. .

    Gli era capitato altre volte di approcciare in modo inusuale delle ragazze, ma quella volta non era assolutamente voluta, senza considerare poi la strana sensazione che Hype aveva sentito, anche solo per un istante. Voleva stare attento. Certo, era una coincidenza fin troppo strana che il nonnino o qualcuno per lui avesse piazzato una carognetta in un posto che solo per caso aveva scelto. Eppure i secoli gli dicevano di non fidarsi mai, di seguire il suo istinto.
    "Commessa eh? Allora per fortuna ti sono venuto addosso." sorrise guardandola fissa negli occhi. "Sto cercando un completo elegante ma che non gridi che voglio sembrare figo o altro. Non mi interessano doppiopetto o cavolate del genere. diciamo che se ci fosse qualcosa che alla fine fosse comodo come jeans e maglietta sarebbe grandioso."
    Sentiva che in qualche modo lei diceva la verità, piccoli stupidi particolari che l'esperienza gli suggeriva. Magari si era solo sbagliato, eppure ancora, vedendola, la sensazione non lo abbandonava. Si voltò per mostrarle un completo. "Ecco, questo non sarebbe male, ma il frescolana mi sembra eccessivo. Non è una serata di gala, solo una presentazione. per me ci andrei ecco... Lo vedi quel coso, quel giaccone laggiù, una figata dico davvero, nero, di cuoio, da duro anche se non da quei teppistelli che girano ogni tanto. Dimmi tu se quello non è bello."
    L'uomo si accorse che si era lasciato trasportare. C'era qualcosa che non adnava. Perchè si era sentito euforico, si era sentito a suo agio subito. Un nuovo trucco del nonnino? O esa solo così, la coincidenza, quegli strani capelli e quello sguardo che lo avevano colpito e basta.
    "Io sono Hype, comunque." sorrise di nuovo.

    Hyppolite (Hype) Tomoen
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    Michelle sono offeso. Abigail non ti basta?
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    Hype sbuffò per l'ennesima volta prima di entrare nel negozio. Non aveva voglia di cercarsi un completo elegante, o almeno finto tale. Ne aveva uno, ma forse per come trattava le cose, il fatto di avere un buco nei pantaloni non era poi così inusuale.
    "Perchè poi non si può andare a una presentazione di una app in t-shirt e jeans me lo devono spiegare..." borbottò ancora una volta come aveva già fatto decine di volte per arrivare al negozio che aveva trovato cercando su internet.
    Prese fiato e si decise, varcando la soglia che si aprì automaticamente. Dentro la musica pop di una probabile radio locale riempiva l'aria, e il caldo delle luci aveva creato un microclima leggermente più caldo e quasi soffocante rispetto alla via ventosa su cui si affacciava il negozio. Era grande, molto più di quello che sembrava da fuori, e aveva decisamente molta merce, anche se principalmente per donne e ragazze. Alla cassa non vide nessuno, ma a parte aver registrato quel particolare, l'uomo si mosse verso il reparto dei maschietti, cercando quello che gli serviva. Vide un paio di persone intente a cercare nei reparti delle donne, ma niente assembramenti dove doveva andare lui. La scelta non era male, ma non trovò quello che cercava subito. Decise quindi di cercare una commessa per chiedere se per caso avessero altro che non aveva visto.
    si voltò forse troppo bruscamente per dirigersi verso la cassa e vedere se poteva attirare l'attenzione di qualcuno, ma si ritrovò a dare una mezza spallata a una ragazza dai capelli rossi e bianchi, facendole perdere l'equilibrio. Secoli di esperienza e di riflessi gli permisero di bloccarla a mezz'aria, il braccio sinistro attorno alla vita da dietro e il sinistro spostato indietro per tenere se stesso in equilibrio. Velocemente la rimise sui suoi piedi e le sorrise.
    "Scusami, non volevo assolutamente farti male o colpirti. Sono mortificato. Cercavo solo un commesso o qualcosa di simile, ho bisogno di una informazione." le disse. Qualcosa in lei gli fece fremere le ossa della schiena, ma fece finta di nulla per il momento. Non era mai una bella sensazione. Una creatura forse? Gli era già successo, e ogni volta non era mai stata una bella esperienza. Le volte che il suo caro nonnino aveva tentato di mettergli degli avversari davanti aveva avuto quella sensazione.

    Hyppolite (Hype) Tomoen
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    Capitolo 7

    - Ma i rinforzi quanto ci mettono ad arrivare? – urlò nella radio della tuta il sergente, iniziando a sparare contro uno Yoma di livello cinque che si stava avvicinando.
    Il mostro concluse la sua corsa a pochi centimetri dallo scarpone del militare, e iniziò a disgregarsi.
    - Siamo arrivate. Scusate il ritardo. Ora tirate fuori i pop corns e le bibite e godetevi lo spettacolo… - disse una voce alle sue spalle.
    - Cosa? – si voltò, rimanendo impietrito di fronte alla proprietaria della voce.
    Rei era in piedi accanto a lui, senza alcuna protezione all’infuori della succinta tuta. Sia le gambe che le braccia erano mutate in lunghi arti dotati di lunghe e taglienti lame al posto delle unghie. Le gambe avevano sviluppato una sorta di terza giuntura che le facevano assomigliare alle zampe di animali da preda. Anche il suo volto era mutato, dotandola di occhi neri e senza pupille, la bocca poco più che una fessura da cui spuntavano i lunghi canini superiori.
    - Beh, mai visto il tuo comandante, soldato?
    - Francamente no, signore. Non mi aspettavo che lei potesse entrare in battaglia senza… senza il suo Soldier.
    - E chi lo dice? Mars è già in azione. Laggiù. Ora voi ritiratevi tranquillamente, al resto ci pensiamo noi. - L’uomo voltò lo sguardo verso il punto indicato dall’acuminato e tagliente artiglio che era il dito indice di Rei, e vide quello che poteva solo essere la versione meccanica di un enorme lupo rosso saltare a destra e a sinistra ringhiando e squarciando con i denti del muso i suoi nemici. – Lo so, è cambiato un attimino, ma le assicuro che sa ancora fare il suo dovere. Ora, se mi scusa, entro anche io in scena.
    Senza aspettare risposta, la donna si lanciò con una velocità fulminea lontano dai soldati, che la osservarono esterrefatti spostarsi da una roccia all’altra della superficie lunare con enormi e poderosi balzi.
    - Avete sentito il comandante Hino? Ritirata ordinata, ci pensano loro a coprirci le spalle! Avanti!
    Il plotone, composto da un centinaio di uomini e da una decina di mezzi meccanici di supporto e di offesa si mosse, iniziando la lenta marcia verso la base, attento ai nemici ancora presenti sul campo. Uno di essi, uno Yoma di livello tre, riuscì a sfuggire al fuoco di sbarramento e si avventò deciso su uno dei mezzi di trasporto truppe, ribaltandolo come se fosse un giocattolo.
    - Siamo spacciati! – gridò uno dei soldati all’interno, vedendo la parete di metallo rinforzato cedere come se fosse stata di carta sotto i colpi del mostro.
    - Forse no. - disse la voce di Makoto, atterrando con il suo Soldier proprio alle spalle del mostro e afferrandolo con le potenti braccia dell’esoscheletro. Con un movimento che denotava quanto leggero fosse per lei il peso dello Yoma, lo staccò dal mezzo e lo fece volare in aria, dove alcuni colpi della sua mitragliatrice lo ridussero in polvere che ricadde lentamente sul terreno. – Ecco fatto. Feriti?
    - Solo uno, non grave, l’autista in seconda. E un mezzo inutilizzabile.
    - Minako, ci pensi tu?
    - Vai pure, o Rei dirà che ha fatto tutto lei. – rispose la bionda, che stava volando sopra la zona sul suo Venus, ancora più simile a lei dopo la trasformazione, ora adornato con una lunga chioma di fibre ottiche luminescenti e di ali di energia giallastra che si trasformarono in tentacoli di pura luce quando scese a terra accanto al mezzo. Con un piccolo sforzo rimise il mezzo sui cingoli, poiché il colpo dello Yoma lo aveva spinto su un fianco, quindi l’esoscheletro sembrò sorridere, e due dei vari tentacoli si mossero fulminei sulla parete danneggiata, ricostruendola, quasi rigenerandola. Il motore si rimise in moto, e con esso tutte le funzionalità del mezzo.
    - Incredibile… - mormorarono i soldati.
    - Dov’è il ferito? – chiese la ragazza, aprendo il suo esoscheletro da combattimento e saltando sul freddo terreno lunare. Come le altre amiche sembrava non aver bisogno di respirare o di proteggersi dal gelo siderale. Tutti notarono come anche sulla schiena della giovane ci fossero dei tentacoli luminescenti che si muovevano come leggiadre catene mosse dal vento.
    - E’ in cabina. Ha una brutta ferita alla testa, ma niente di mortale. Possiamo curarlo anche in ospedale una volta raggiunta la base.
    - Certamente, ma direi che visto che ci sono, tanto vale che lo faccia io. In più eviterà una cicatrice. – sorrise Minako, lanciando due dei tentacoli nel mezzo, quindi chiudendo gli occhi come per concentrarsi. – Ah, effettivamente hai una bella botta, ragazzo mio, ma nulla di irreparabile.
    - Lo sta visitando da qui?
    - Sì. Non ho bisogno di toccarlo di vederlo, ci pensano le mie… Beh, queste cose. Sto risistemando i tessuti e l’osso, che si era leggermente incrinato. Un tocco alla pelle. Ecco, si sta cicatrizzando, grazie ai miei naniti che stanno ricostruendo le cellule molecola per molecola come ho fatto con la parete della camionetta. – Aprì gli occhi, mentre i tentacoli si ritiravano, tornando ad essere poco più lunghi che le braccia della donna, creando una sorta di aura attorno a lei. – Ho finito. Ora Ami vi darà una mano con la sua cortina fumogena, e potrete tornare alla base senza problemi.
    - Grazie, siete davvero straordinarie.
    - Dovere. Ora vi devo lasciare, altri hanno bisogno di noi. – sorrise nuovamente la bionda, ritornando nel suo Soldier che ripartì in volo. – Ami, la situazione?
    - In elaborazione. Percentuale di fallimento dell’operazione, venticinque percento. Incremento delle potenzialità offensive e difensive dato dai Desideri, duecento percento. Perdite umane zero. Perdite meccaniche zero. Percentuale di fallimento dell’operazione, venti percento, in diminuzione secondo una curva di secondo livello.
    - Bene, decisamente bene. Rei, hai finito di giocare, tu e il tuo cucciolo?
    - Naaa, ci stiamo solo scaldando. Come vanno le due poppanti?
    - Michiru e Hotaru? Sembrerebbe bene. Almeno adesso non si sparano addosso subito… - ridacchiò Minako.
    - Non essere cattiva. – la rimproverò la bruna mentre schiantava con un pugno un nemico. – Ahi ragazze, pericolo in vista. Un gruppo di Yoma di livello due a ore tre rispetto a me.
    - Affermativo. Analisi del nemico in corso. Attendere… Dati non coincidenti con database esistente. Rimodellamento database con nuove informazioni. Database in ripristino. Estrapolazione curve di potenza Yoma esaminati. Calcolo completato. Attenzione, errore di parametri. Yoma non atti al combattimento.
    - Cosa stai dicendo? Che esistono Yoma pacifici?
    - Affermativo Rei. Non si riscontra nessun tipo di armamento offensivo o struttura difensiva superiore al livello tre.
    - Praticamente niente. Carne da cannone di livello due? Non ci credo.
    - Non piace nemmeno a me. Cosa faccio, li attacco?
    - Aspetta Mako. Se sono solo dei cucciolini troppo cresciuti ci vuole un attimo a farli fuori. – mormorò Rei, che stava accarezzando con i suoi artigli il fianco di Mars, che ringhiava con il rumore di un motore a reazione, un sottile filo di olio minerale colava come bava dai lucidi denti di titanio. – Buono piccolo, ti sei divertito per oggi. Stai tranquillo. Per ora.
    I quattro esseri, alti poco più di sei metri non si spostarono dal loro cammino nemmeno quando si trovarono di fronte la lama di energia della Silent Grave di Hotaru.
    - Lascia stare, piccola. Sono strani, lasciali stare… - la avvisò Minako, mentre i tentacoli del suo Soldier iniziavano a tremare lentamente, come in allerta.
    - Non prendono ordini da una sorta di mostro! – rispose stizzita la ragazza, colpendo in pieno uno dei mostri.
    La lama attraversò l’essere come se fosse burro fuso, ma con sorpresa di tutti i presenti il corpo dello Yoma semplicemente si rigenerò come se nulla fosse successo, e i quattro proseguirono il loro cammino scansando il Saturn come se fosse solo una fastidiosa mosca, lasciando interdetta la ragazza dai lisci capelli neri a caschetto.
    - Questa poi. Ma dove sono diretti?
    - Probabile punto di arrivo. Di fronte a noi. Probabilità settantadue e otto percento. Motivo. Nessun dato congruente.
    - Io li attacco a muso duro!
    - Ma sei impazzita? Ha visto cosa è successo con la lama di energia del Saturn, Rei?
    - Beh, io con le mani in mano non ci sto, e ho atteso fin troppo. Sono Yoma, quindi vanno distrutti. Vai Mars, stasera si mangia coscia di Yoma. – ridacchiò la donna lanciandosi al fianco del lupo meccanico. Giunti a pochi metri dalle quattro figure nere, i due si fermarono come se avessero perso tutto il loro impeto, e il Mars si accucciò.
    - Rei? – chiese Makoto.
    - Questo è pazzesco…
    - Cosa, cosa è pazzesco?
    - Vieni qui. O sono impazzita o sono impazzita.
    - E’ andata… Ragazze, io mi avvicino. Minako, tieniti pronta in caso.
    - Vediamo di non testare le mie capacità, eh?
    - Analisi in corso. Si registra un’anomala emissione di energia da parte dei quattro soggetti dell’analisi. Onde radio ed elettromagnetiche. Scopo. Emissione immagini e suoni sulla retina tramite eccitazione centri nervosi principali e secondari della corteccia superiore. Adattamento e registrazione su supporto stabile del messaggio in corso… - parlò a sé stessa Ami, quindi il suo volto metallico sorrise. – Dio, quanto è bella…
  14. .
    L'appuntamento era alle sette di sera. Un orario bizzarro per Keera. Troppo presto per i suoi standard, essendo lei ormai abituata a lavorare principalmente di notte nel suo locale, e troppo tardi per un normale appuntamento di lavoro.
    Ma effettivamente non era un normale appuntamento di lavoro.
    Chi doveva incontrare non era normale, anche per i suoi metri di giudizio, che erano estremamente flessibili. Blaine. Il primo zombie, da quanto aveva potuto appurare dalle sue ricerche.
    Un essere strano, una sorta di mina vagante senza padrone e senza sottoposti. Un lavoro semplice, una vita semplice. Una nullità in qualche modo, ma lei aveva bisogno di lui, anche se non lo avrebbe mai confessato nemmeno in un bagno di acqua santa in piazza San Pietro a Roma.
    C'era voluto un po' per risalire a lui, partendo da una zombie non molto furba, per poi passare a un altro e un altro ancora fino a risalire la china e trovare lui. L'uomo che faceva sì che quei morti mangiacervelli non fossero pericolosi. Becchino o qualcosa del genere, smerciava i cervelli dei morti freschi di giornata. Ma non era esattamente il mercato di encefali che le interessava. Diciamo che le interessava lui in particolare.
    Era seduta da pochi istanti ad una caffetteria della strada, appena dentro, visibile da fuori per essere facilmente riconosciuta e con la possibilità per lei di vedere chi passasse. Maglione beige, pantaloni neri eleganti e un a parrucca corta, anche se non cortissima. Nulla che non permettesse alla gente di riconoscerla, ma amava ogni tanto cambiare. Lui sapeva che lei si sarebbe seduta lì, a quel posto a quell'ora, e lui aveva un aspetto tale che nudo o con un vestito qualsiasi lo avrebbe riconosciuto. Aveva osservato quella faccia pallida e i capelli bianchi molto tempo mentre decideva come muoversi. Non sarebbe stato facile, non sarebbe stato veloce, a le possibilità erano infinite.
    Sorrise mentre rigirava tra le mani uno smartphone ultima generazione, contenente alcune interessanti cose che nel caso avrebbe mostrato al suo possibile soci d'affari.
    Finalmente lo vide arrivare.
    "Puntuale. Bene." disse tra sè e sè sorridendogli amabilmente e aspettando che lui facesse la prima mossa.
    Lo aveva contattato tramite un intermediario, spiegandogli che aveva un affare da proporgli che riguardava la sua peculiarità e il suo lavoro secondario. Gli aveva accennato a tanti soldi, a un lavoro pulito, facile e poco pericoloso per lui, ma sicuramente privo di morale. Non aveva fornito molti particolari, ma abbastanza da rendere l'affare appetibile. Probabilmente lo zombie si era fatto l'idea di spaccio di organi, o necrofilia o simili. Non le interessava, l'importante era che lui avesse accettato l'invito in un orario oltre il suo di lavoro e prima che le potesse andare al laboratorio dove stavano creando la base del suo gioiello, la Dark Memory.
    "Buonasera, Signor Debeers. Sono felice che abbia accettato il mio invito. Sto per ordinare, gradisce qualcosa?" gli chiese affabile.

    Keera Malevert


    Edited by Maag - 12/10/2018, 18:27
  15. .
    Capitolo 6

    Un mese era passato dal giorno in cui i poteri dei Desideri si erano manifestati nella loro prima, seppure grezza ma spettacolare, forma. Ami, Rei, Makoto e Minako si erano ormai abituate agli sguardi strani che ricevevano quando giravano nella base, ormai libere dalla quarantena che la dottoressa Setsuna aveva imposto e che loro avevano accettato, seppure non di buon grado
    - Certo essere viste come se fossimo degli scherzi della natura non mi piace molto.
    - Non piace nemmeno a me, Rei, ma stai calma. Lo sai che cosa combini appena solo ti innervosisci. – rispose Minako.
    Entrambe indossavano la loro tuta da combattimento, sebbene con alcune modifiche. La bionda aveva la schiena completamente scoperta, lasciando intravedere quando i capelli ondeggiavano da una parte all’altra alcuni fori scuri che sembravano ferite aperte e mai richiuse. Rei era vestita con la sua tuta rossa senza maniche, le gambe scoperte da appena sopra il ginocchio, i piedi nudi.
    - Già, già. Non me lo ricordare. Sei sicura che Ami ci voglia vedere nella sua stanza? Di solito la troviamo sempre al centro di controllo, intenta a trafficare con i dati e con i programmi.
    - Sicurissima. Ecco, siamo arrivate.
    La porta si aprì un istante prima che bussassero. Entrarono, vedendo che Makoto era già arrivata. Come loro anche lei indossava la tuta da combattimento, un modello realizzato con robuste fibre polimeriche che normalmente formavano i corpetti antiproiettile della fanteria. Era un materiale rigido e pesante, ma la donna sembrava non accorgersene. L’unica che non indossava nulla era Ami. La ragazza aveva ormai da giorni abbandonato il concetto di vestito, considerando che per uscire dalla sua stanza aveva bisogno di coprirsi con una speciale tuta che simulasse il suo vecchio corpo, o meglio la sua vecchia pelle.
    - Ciao a tutte.
    - Ciao Minako. Ciao Rei.
    - Ben arrivate. Vi stavamo aspettando. – disse quasi senza intonazione la voce debolmente metallica di Ami.
    - Ma almeno la pelle non potresti tenerla?
    - Rei, ho il diritto di mettermi a mio agio nella mia stanza. Almeno tra di noi vorrei poter essere ciò che sono.
    - Rimane il fatto che mi fai impressione…
    La giovane si alzò dalla sedia vicino alla scrivania. Il suo corpo si era trasformato in un ammasso di cavi elettrici, servomotori e fibre ottiche collegate con circuiti e altro, rendendola un androide a tutti gli effetti, sebbene dotato di coscienza e di anima, oltre che di una capacità di calcolo praticamente illimitata. Grazie alle connessioni che aveva creato e manteneva sempre con il Mercury, Ami era la base in quel momento. Nulla di ciò che succedeva le sfuggiva, nulla di quello che si diceva o si faceva sfuggiva ai mille occhi e orecchie che erano sparse nella struttura. Due lenti azzurre incastonate nelle telecamere che avevano sostituito i suoi occhi brillarono debolmente sotto la luce del neon della camera, mettendo a fuoco il volto di Rei.
    - Anche tu, quando squarci a mani nude i droidi da addestramento non sei proprio quello che si dice un’opera d’arte.
    - Va bene, va bene, ho capito. Quello che non capisco è il motivo della riunione che hai indetto.
    - Ve lo spiego subito. Recuperando informazioni nei database della struttura mi sono imbattuta in uno strano collegamento che nessuno conosceva o utilizzava. Mi ci sono voluti vari giorni per ristabilirlo e ricostruire parti del software che era collegato. E’ stato interessante ricalcolare la matrice degli indirizzi fisici considerando che parte del processore principale era andata a massa e…
    - Torna alle informazioni. – la bloccò con un sorriso Makoto.
    - Affermativo. Le informazioni. Il collegamento portava a un disco rigido appartenente al computer della vecchia base, quella dove abbiamo combattuto e ci siamo infettate.
    - Quello che hai trovato riguarda i Desideri? Una cura?
    - Negativo, Mako. Non una cura, ma qualcosa che forse ci permetterà di finire la guerra con gli Yoma. Le probabilità sono in calcolo in questo momento, ma le condizioni al contorno sono instabili, devo ricominciare ogni volta che una delle variabili in gioco viene cambiata. Posso ipotizzare che comunque il risultato sia superiore al cinquanta percento.
    - Sarebbe un miracolo.
    - Affermativo. Ma attente, dovremo combattere contro degli esseri umani.
    - Scusa? Cosa c’entrano gli uomini con gli Yoma?
    - Siamo stati noi a crearli, o meglio, sono stati i Desideri a creare il loro padrone.
    - Spiegati meglio. – le chiese Rei, appoggiando i gomiti sulle ginocchia e sporgendosi in avanti, attenta.
    - Dieci anni fa, quando ancora questa base non esisteva, ma era presente solo la vecchia ora abbandonata, un gruppo di ricercatori tentò di creare una nuova arma biotecnologia, che sarebbe stata in grado di trasformare un uomo in un esercito. In quel modo quel gruppo avrebbe permesso al nostro governo di avere un deterrente molto potente verso le altre superpotenze, ferme alle armi convenzionali. Tutto sembrava andare per il verso giusto, gli esperimenti sugli animali e le simulazioni avevano dato esito positivo, e si doveva solo passare alla sperimentazione sugli uomini. Erano state create due copie dell’arma biotecnologia, nome in codice Desiderio…
    - Gli stessi che…
    - Esatto Minako. Noi siamo state infettate da uno dei due campioni di naniti.
    - E l’altro, dove si trova l’altro? – chiese la bruna.
    - L’altro ha dato origine all’esplosione che ha distrutto la base.
    - Quella che ha ucciso i miei genitori e mio nonno. Erano entrambi membri del gruppo di vigilanza della base, mentre lui era un ricercatore. Sono morti per il primo grande attacco degli Yoma.
    - Inesatto. Sono morti nello scoppio provocato da uno dei soggetti infettati sfuggito al controllo. I due soggetti dell’esperimento ufficialmente sono morti, ma dai dati in mio possesso e dal diario di Lady Chibiusa e della dottoressa Setsuna, direi che la verità è ben altra, e molto più mostruosa della morte di due persone.
    - Ovvero? – chiesero le tre donne.
    - I due sopravvissero, in qualche modo, all’inoculazione dei naniti, e si trasformarono quasi immediatamente, seguendo i sogni più nascosti di entrambi. Uno dei due distrusse la base con il pensiero, e scappò con l’altra cavia. Con il tempo questi creò gli Yoma, e ora li governa con l’idea di uccidere tutti quelli che lo hanno reso quello che è ora.
    - E l’altro? Intendo dire l’altro infettato dai Desideri? – chiese Rei.
    - Non ne so nulla. So solo che dopo il fallimento dell’esperimento e le sue conseguenze, il governo abbandonò la via della manipolazione genetica tramite naniti e spese immense fortune nella progettazione e realizzazione dei Soldiers, che vennero subito utili nella guerra agli Yoma. Il primo è l’attuale Soldier Mars, prima Soldier Moon Pi. Pilota, Lady Usagi Chibiusa Tzukino.
    - Quindi tu stai dicendo che se vogliamo finire la guerra, dobbiamo trovare questi due Desideri e mettere fine alla loro esistenza?
    - Affermativo Minako.
    - Ma è folle! Noi siamo state addestrate a proteggere la vita degli umani, non per distruggerla. Come puoi pensare che io possa uccidere un uomo?
    - Ragioni su piccoli numeri. Sui grandi numeri è una perdita insignificante rispetto alle vite umane che si possono salvare.
    - E chi sono io per decidere se la sua vita è più importante di quella di un altro? Finché si tratta di distruggere degli Yoma o smontare dei mezzi meccanici non mi faccio problemi, ma questo.
    - Cosa dobbiamo fare?
    - Rei!
    - Minako, se non vuoi essere della partita, non esserlo, ma non puoi impedirmi di agire come credo. Se uccidere due persone fermerà la guerra, ebbene saranno le mie mani ad ucciderli, se necessario. E poi, credi che menti che possono creare gli Yoma siano ancora umane?
    - Ammetto di farmi schifo, ma Rei ha ragione. Anche io sono della partita. Ditemi cosa dobbiamo fare. – Sospirò Makoto.
    - Dopo. Ora abbiamo un problema più importante. Una delle telecamere esterne ha ripreso un attacco massiccio di Yoma di livello quattro e tre, in avvicinamento. Sono già state avvertite Michiru e Hotaru, ma credo che questa volta dovremo entrare in azione anche noi.
    - Finalmente posso menare qualcuno che non sia un robottino. Senza offesa, Ami.
    - Senza offesa, Rei. Sto già rimuovendo i blocchi ai nostri Soldiers, ma credo che Lady Chibiusa non sarà molto contenta.
    - E’ un problema suo. – sorrise la donna uscendo correndo dalla stanza, diretta al suo esoscheletro.
    - Non è cambiata, al più è peggiorata. – ridacchiò Makoto, uscendo anche lei assieme alle altre due amiche.
    La donna dai capelli rosa era su tutte le furie, e non si preoccupava di nasconderlo in nessun modo.
    - Rei, ti ho già detto che non potete uscire. Siete ancora sotto osservazione!
    - Osservazione? Osservazione?! – gridò l’altra, le sue mani già trasformate in artigli, così come le unghie dei piedi. – Te la do io l’osservazione.
    - Lady Chibiusa, per quanto i metodi di Rei siano esecrabili, concordo con la sua idea di fondo che senza di noi e con un attacco del genere la base è spacciata. Michiru e Hotaru sono migliorate molto, ma sono insufficienti.
    - Ami, ti prego, non ti ci mettere anche tu…
    - Sto solo dandole un’analisi accurata e veritiera. E’ molto improbabile una nostra vittoria senza l’intervento diretto dei Desideri.
    - Rischierò.
    - Ma io no, né voglio rischiare la vita di innocenti.
    - Sono soldati, Minako, rischiare la vita è il loro mestiere.
    - Al diavolo, abbiamo già parlato troppo! Io vado, e se provate a fermarvi saranno solo cazzi vostri. – esclamò Rei lanciandosi nell’ascensore che l’avrebbe portata al suo Mars, subito imitata dalle altre.
    - Non potete, ve lo proibisco. Le guardie…
    - Le faccia togliere, le conviene… - sorrise Makoto mentre la porta del suo ascensore si chiudeva. Quando si riaprì, la brunetta sospirò sconsolata. – Non mi ha dato retta. – mormorò vedendo che due guardie con i fucili puntati verso di lei le stavano impedendo il passaggio alla porta del deposito del Soldier Jupiter.
    - Ferma. Non è consentito passare.
    - Stai scherzando, vero? Metti giù quel fucile prima che ti faccia male.
    - Comandante Kino, le ho detto di fermarsi, Un altro passo e spareremo.
    - Tentaci, ma prega di essere fortunato. – sorrise lei avanzando ancora.
    I mitragliatori crepitarono proiettili, ma nessuno riuscì a perforare la spessa corazza organica che si creò immediatamente su tutto il corpo della donna, trasformandola in una sorta di essere dalle fattezze femminili marrone scuro con venature nere. Le mani di Mako afferrarono una delle due armi e si strinsero su di essa, piegando il metallo e distruggendo i meccanismi interni, mettendola fuori uso. L’altro soldato cessò il fuoco, osservandola con occhi sbarrati.
    - Omio…
    - Vattene. Jupiter non è dell’umore giusto, dopo quello che mi avete fatto. - Dalla porta alle sue spalle provenne un colpo pesante, e le lamiere della stessa si piegarono verso di lui, facendolo scappare. Un altro colpo e la porta cedette, mentre una mano metallica verniciata di verde scuro avanzava verso la donna, che sorrise. – Ciao piccola. Ti sono mancata, vero? Ora credo che sia il momento per entrambe di fare un po’ di moto. Tu che ne dici?
    L’esoscheletro annuì, avviandosi con la proprietaria verso la battaglia.
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