Posts written by -Michelle

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    Quella ragazza aveva qualcosa che mi evocava fin troppo qualcosa di molto simile alla nostalgia…Non riuscivo a capire perché potessi provare tale sensazione, ma era come se io e quella biondina già ci conoscessimo; sì, io la conoscevo…Ma davvero non riuscivo a capire in che modo potevo conoscerla. Non era sicuramente una ragazza che avevo incontrato al supermercato piuttosto che a scuola; non era nemmeno una persona che avevo incrociato per strada ne tanto meno una mia vicina di casa. No. La sensazione era molto più forte…Era come se io e lei ci conoscessimo bene…come se facesse parte del mio passato…ma…non era affatto possibile!! Il mio passato l’avevo vissuto nell’isola Che non C’è!, possibile che…
    …Poi i nostri sguardi si incrociarono…
    Peter!. Ella esclamò a gran voce il mio nome, arrestando i suoi passi a pochi metri da me. Mi fermai anche io, tutto in me in realtà si era fermato: dalle mie gambe, al mio cuore.
    Fortunatamente pochi secondi dopo il battito cardiaco si fece largo nel mio petto emozionato. Sei davvero tu?, continuó ella e quella voce l’avrei riconosciuta fra mille, anche se ora era divenuta più adulta, come lo era divenuta anche lei.
    …W-Wendy!? balbettai il suo nome una volta riconosciuta. Non ci potevo credere, davanti a me ora c’era Wendy, Wendy Darling!!! Colei con la qualche avevo avuto mille avventure proprio sull’Isola, colei che ammiravo più di ogni altra persona…colei che chissà, magari era stata anche la mia prima cotta, o una cosa che le si avvicinava!!!!…colei…
    Intanto le mie gambe si erano mosse da sole portAndomi davanti a lei; poi la abbracciai di grande foga, forse stringendo un po’ troppo…
    colei…
    OhmiodioWendyseipropriotu!!! esclamai con tutto il fiato che avevo in corpo senza fare pausa alcuna; ero davvero troppo sorpresi, felice, emozionato…
    colei…
    Che ci fai qui!? domandai dopo aver ripreso fiato e ritrovato gli spazi fra una parola e l’altra.
    colei…. Già che ci faceva qui…colei…, colei che mi aveva abbandonato. Sì, perché alla fine così mi ero sentito quel giorno…
    Il mio sguardo cambiò totalmente, se prima esprimeva perplessità felice e agitazione da emozioni positive, ora era serio, un po’ arrabbiato e fermo su di lei.
    Se ora era a Vancouver, perché non me lo aveva detto che sarebbe venuta qui?! (Sì, ma come!?).
    Se ora era a Vancouver, perché allora non lo era venuta anni prima insieme a me!?
    In questo momento un misto di sentimenti si stava facendo largo dentro di me, ma era chiara una cosa, che compresi poco dopo: l’emozione che più stava vincendo era sicuramente la gioia.
    Del resto, sono un tipo ottuso e cocciuto certo, ma uno che di sicuro non prova rancore. Un ragazzo che forse non ascolta ciò che gli altri hanno da dire, le loro motivazioni, ma un ragazzo a cui basta poco per essere felice e dimenticarsi dei “torti” subiti…Ero pur sempre un ragazzino ingenuo e immaturo a cui poi bastava il suo giocattolino, il suo comfort, qualcosa che amo insomma, per essere felice!! i>…
    Peter Pan
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    Erano ormai diversi anni da quando avevo abbandonato la mia Isola che Non C’è, cosa che fra l’altro non ero nemmeno stato il solo.
    (Ebbene sì, consideravo mia quell’isola, dopo tutti quei secoli in cui avevo vissuto mille avventure grazie ad essa!).
    Quel giorno, che ricorderò sempre come giorno in cui quasi tutto era cambiato, eravamo stati in molti ad aver accolto l’occasione di lasciare quell’isola fatata. Trilli ad esempio fu la prima a seguirmi. Del resto lei non poteva vivere senza di me, come io senza di lei. All’epoca la consideravo una specie di sorella, le volevo un bene indescrivibile che andava al di sopra di ogni altra cosa. E solamente di recente, una volta finalmente cresciuto, capii che quel sentimento era amore. Si, ero finalmente cresciuto, ora ero perfino divenuto maggiorenne, ma il bimbo dentro di me continuava a vivere.
    Seconda fu TigerLily, quella che effettivamente ora come ora avevo capito essere lei una sorta di sorella per me. E terzo fu uno dei bambini sperduti che aveva precedentemente rischiato la sua vita contro Capitan Hook. Per questo volle immediatamente allontanarsi da quel posto, una volta che Wendy espresse il desiderio di ritornare a vivere nella sua Londra, trovandosi d’accordo con i suoi due due fratellini.
    Arrivammo così tutti nella capitale inglese, ma solamente io, Trilli e TigerLily decidemmo di non fermarci qui e di proseguire oltre… Da egoista qual ero, perché, ammettiamolo, io sono un egoista, avevo cercato di convincere Wendy a venire via con noi, ma ella ed il suo “no” furono abbastanza categorici!
    Per questo motivo me ne andai arrabbiato con lei. Con gli anni quel sentimento però mutò drasticamente: non ero più arrabbiato con lei, solo che ora mi mancava assai. Sentivo come un vuoto quando pensavo a Wendy Darling, un vuoto che non riuscivo proprio a colmare. Ne con Trilli ne con TigerLily; eppure il sentimento che sentivo per Wendy era di molto similare a quello dell’indiana. La consideravo una sorella?, no, forse era più appropriato dire che la consideravo una sorta di amica, la migliore amica! Per quello mi mancava così tanto.
    Nell’isola era stata come una mamma per tutti noi, ma ben presto capii che non era quello il sentimento che mi legava a lei…Insomma, con un genitore non si vivevano avventure come le avevamo vissute noi!!
    Mi mancava Wendy…
    Ma ora dovevo pensare a me e Trilli!!!! Dovevo riuscire a confessare i miei sentimenti alla fatina…Ma come si faceva?! Non ero pratico in queste cose e non avevo molte persone a cui chiedere un piccolo aiutino…Mi, ecco, vergognavo a chiedere certe cose, e TigerLily, l’unica forse a cui avrei per lo meno accennato il discorso, era partita per un piccolo viaggio alla scoperta delle sirene. Sono sicuro che lei sarebbe stata in grado di trovarle facilmente! Avevamo sentito che c’erano anche in questo mondo, anche se pareva che nessuno ne avesse avvistata una…

    Stavo girovagando per le vie della città quando una sagoma di schiena mi risultò essere abbastanza familiare. Quei capelli… solo che era un po’ più alta di come me la potevo ricordare…ma quei capelli…e quelle spalle, anche se un po’ più “robuste”, comunque mi evocavano alla mente…qualcuno
    Peter Pan
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    Erano circa 6 o 7 anni da quando ero giunta a Vancouver da una terra molto, molto lontana che probabilmente molti di voi conosceranno pur non essendoci mai stati.
    “Seconda stella a destra questo è il cammino, e poi dritto fino al mattino. Poi la strada la trovi da te, porta all'isola che non c'è”: questa è la strada per trovare il posto da cui arrivo, posto però assolutamente quasi impossibile da raggiungere, specialmente negli ultimi decenni.
    L’Isola Che Non C’è. Suppongo che non abbiate bisogno di una descrizione di essa; sono infatti abbastanza certa che quel nome vi evochi nella mente tutto ciò che c’è da sapere, così come il mio nome, sono TigerLily.
    Quello che invece non sapete è il perché io ora mi trovi in una città canadese così lontana dalla mia patria. Semplice: ho seguito Peter Pan, il mio migliore amico. Il ragazzino che non voleva crescere si era stancato della solita vita e aveva deciso di andarsene via dall’isola. Non fu l’unico però che aveva avuto quest’idea, a lui infatti si era aggregata Trilli (a dir la verità non ho mai capito se la fatina voleva davvero abbandonare l’isola o se l’aveva fatto solamente per seguire il ragazzo) e io, già che c’ero, mi ritrovai a seguirli. L’isola stava risultando troppo stretta ad ognuno di noi, credo.
    Devo essere sincera però, non fu affatto facile ambientarmi in un posto totalmente diverso dal mio, per mesi e mesi avevo pensato infatti di fare ritorno all’isola, ma quando feci la scoperta di ciò che ero in realtà, qualcosa in me cambiò. In più mi piaceva iniziare a vedere gli anni scorrermi anno dopo anno, e non trovandomi per sempre quella ragazzina di 12 o 13 anni…Era bello crescere.
    Io, Trilli e Peter ci iscrivemmo anche a scuola, ma detto sinceramente non era affatto un posto adatto ad una come me. Non l’avrei mai detto, ma alla fine fu proprio Peter Pan quello che si adattatò con più facilità, pur rimanendo l’ingenuo ragazzino di sempre. Io propio non riuscivo a stare dentro quelle quattro mura scolastiche costretta ad ascoltare ore e ore di quegli adulti che non facevano altro che parlare di cose che alla fine non mi interessavano minimamente. Ero troppo uno spirito libero indomabile e ritrovarmi ad essere costretta a fare qualcosa, non era proprio nelle mie corda. Invece lo era scrivere. Scoprì infatti che mi piaceva scrivere e a quanto pareva avevo proprio un dono della scrittura. Fu così che, chissà come, un po’ casualmente, divenni una scrittrice. Anche se avevo vissuto tutta la mia vita in una piccola isola, avevo tanto da raccontare. E a quanto pareva, ciò che narravo piaceva. Ai ragazzi per lo più, del resto puntavo proprio a quel target. Mi piaceva scrivere storie fantasy, perché io stessa facevo parte di quel mondo.
    Solitamente scrivevo immersa nella natura e in solitudine, altre volte però mi potevate trovare al Donuts Bakery Cafe e non per la splendida vista che aveva sull’oceano, ma perché adoravo le ciambelle che facevano. Costatai che non era affatto male scrivere con una buona tazza di tè, di caffè, (o di quello che era) ed una (o più) ciambelle. Si poteva dire che ormai ero di casa!
    Quel giorno mi trovavo appunto nel bar già da un paio di ore, e avevo già scritto un capitolo intero. Era il secondo di questo mio nuovo libro. Parlava un po’ di me, della mia nuova me, ma presa molto alla larga. Da quando ero giunta lontana dall’isola, avevo scoperto di essere in grado di trasformarmi in una tigre, comprendendo quindi perché mio padre mi aveva chiamata TigerLily. In seguito scoprii che c’erano altri come me e che venivamo chiamati Mutaforma. Nel mio libro la protagonista era appunto in grado di assumere sembianze feline, proprio come me, ed era alla ricerca di un tesoro sepolto nel bel mezzo della savana.
    Ehi Lily. Stai scrivendo un nuovo libro!? mi chiese Jack, uno dei baristi, domanda a cui annui sorridendo. L’ultimo libro era stato pubblicato cinque mesi fa e da un paio di settimane ero pronta ad immergermi in un’altra avventura.
    Ah, sulla terra avevo capito quanto strano fosse il mio nome, così decisi di chiamarmi Lily.
    Jack, posso avere un’altra ciambella!?. Dopo aver riletto entrambi i capitoli, ordinai nuovamente da mangiare. E un bicchiere di te alle erbe, per piacere. Ma quando alzai lo sguardo verso colui che doveva essere Jack, mi ritrovai a guardare un ragazzo biondino pressapoco mio coetaneo. Oh, scusami tanto…Jack deve aver finito il turno ed ora ci sei te…, esclamai grattandomi la nuca ed assumendo un’aria un po’ dispiaciuta; il ragazzo era sicuramente nuovo perché non l’avevo mai visto e non volevo aver fatto brutta figura già dalla prima volta.
    Poggiai anche la penna sul quaderno in cui scrivevo, cosa che solitamente non facevo mai. Perché se ero all’opera su un qualcosa, non mollavo mai la mia penna, perché così ero pronta a scrivere tutto quello che mi balenava in testa, senza perdere nulla e senza distrazioni. Ma quella volta, rendendomi conto di essere stata un po’ “maleducata”, riposi la penna e mi dedicai completamente al nuovo barista.
    Tiger Lily
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    X Wendy woozy te la farà resuscitare!!!! <3 non ti preoccupare
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    *le corre incontro e la abbraccia* <3 <3 <3
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    Ciao!! Bentornata!!! Tu sei wendy?????
    Mi ricordo benissimo di te!!!!!

    E voglio assolutamente ruolare ancora con te!!! Mi sei mancata tantissimo ahaha <3
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    “Caro diario,
    e così eccomi a Vancouver, città piuttosto misteriosa, ancora più di Mystic Falls.
    Come ti ho già detto sono qui per scoprire le mie origini, visto che da poco ho scoperto che esse sono antiche, di stregoneria o simili. Sì insomma, io sono una strega!! Buffo no!? Una strega, purtroppo ancora alle prime armi, quindi non so ancora fare chissà cosa, ma so ad esempio spegnere la luce con uno sguardo. E pure accendere piccole fiamme dal niente. Oh si, caro diario. Questa mia nuova vita mi piace da impazzire!!
    Caroline appunto è venuta con me visto che come Vampiro doveva certamente cambiare area; e devo dire che ci siamo ambientate bene entrambe.
    Di recente lei ha fatto la conoscenza di un licantropo, un certo Gabriel Moore, e lo sta aiutando in qualcosa che io ignoro; ma è bene così. Ho già troppi casini a cui pensare…"


    Elena alzò la penna dal suo diario e si soffermò per un’attimo a fissare il vuoto davanti a sé. Era partita dalla
    Virginia e aveva raggiunto il Canada seguendo una pista che riguardava le sue origini da poco scoperte. Era una strega, o per lo meno lo era per metà e fonti certe dicevano che a Vancouver c’era una grossa quantità di streghe. C’erano quindi più possibilità di scoprire qualcosa sulle sue origini magiche. Tutto le sembrava così fantastico, così magico…ma c’era un ma, e neanche tanto piccolo…

    "…perché anche se questa nuova me è fantastica, esserlo ha sicuramente anche dei lati negativi. L’altro giorno infatti ho visto un tizio strano che mi fissava…forse potrei continuare con lui, la mia ricerca. Ma non mi sembrava affatto affabile. Ne tanto meno una persona affidabile…Non so, aveva una strana aura intorno…"

    Il tizio strano starnutì nel fazzoletto di stoffa che poi ripose in tasca per poi guardare Bellatrix uscire dalla sua stanza.
    Il tizio strano si chiamava Tom Riddle e come Elena Gilbert era un mago per metà. E come Elena Gilbert era un doppelgänger, solo che al momento non sapeva nemmeno cosa significasse, figuriamoci esserlo…

    ***** Qualche giorno prima****


    Tom doveva trovare il modo di legare Nagini a sé, ancor di più di quanto già non lo fosse. Nagini era il suo animaletto domestico, ma era anche molto di più. Aveva dei grossi piani per lui e per il suo serpente; aveva da poco scoperto questa cosa chiamata Horcrux, un oggetto in cui un Mago oscuro può nascondere un frammento della propria anima al fine di raggiungere l'immortalità. E per i suoi piani di conquista del mondo gli sarebbero stati utili. Doveva far si che Nagini diventasse un Horcrux, ma non era cosa affatto semplice.
    C’è il sangue di una ragazza che ti sarà utile, gli aveva detto un potente stregone.
    E come la riconoscerò? domandò perplesso quando quel vecchio non gli aveva dato nessun indizio.
    Oh, non ti preoccupare. Quando la vedrai saprai che è lei!!.
    E fu proprio così. Stava camminando in una piazza della città, quando alzando lo sguardo vide ad una decina di metri Bellatrix che parlava con una biondina. Era vestita come Bellatrix mai si sarebbe vestita, e stava ridendo con una persona che lui non aveva mai visto. E non faceva parte di un piano della Black (magari si stava fingendo amica di quella biondina…) visto che al momento Bellatrix era sprovvista di piani. E per di più era fuori città.
    Gli aveva forse mentito? Impossibile. Tom Riddle si fidava ciecamente di Bellatrix Black. Però provò per sicurezza. Le telefono e quando dall’altra parte del telefono giunse la voce della sua ragazza, la ragazza dall’altra parte della piazza stava bevendo un frappé.
    Tom chiuse velocemente la conversazione mentre le parole dell’antico stregone gli rimbombavano nella mente: Quando la vedrai saprai che è lei!.
    Elena si sentì osservata e si voltò verso la fonte di tale oppressione, solo che non vide nessuno. Fu dopo la quarta o forse quinta volta che la mezza strega trovò chi la stava fissando. Non lo conosceva dunque non ne capì certamente il motivo.


    ***** Presente****

    Elena chiuse il diario e lo ripose nel cassetto del comodino e poi uscì perché doveva fare qualche compera. Doveva fare una pozione magica e le servivano degli ingredienti specifici, facilmente recuperabili in un drag-store.
    Immersa nella sua piccola spesa non si rese conto di essere andata a sbattere contro qualcuno.
    Oh mi dispiace molto!! si scusò, trovandosi davanti una ragazza dalla corporatura identica alla sua: dall’altezza alla fisicità. A gara facevano a chi fosse più magrolina. Quel giorno Elena portava i capelli acconciati un po’ mossi, e così anche quelli erano identici, se non per il colore diverso. Fu un po’ strano in effetti, per questo la mezza strega sorrise lievemente imbarazzata.
    Elena Gilbert eTom Riddle
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    Asuka era bellissima quella sera e già dopo le prime battute Lars era già che fantasticava sul finale di serata, visto che entrambi ci stavano provando l’un con l’altra. Era così sexy che in realtà la serata voleva portarla già verso quel finale; ma purtroppo qualcosa andò storto. Qualcuno aveva ben pensato di mettersi in mezzo, ma in una maniera davvero particolare. Quello strano tipo lo aveva chiamato Dorian…
    Credo tu mi stia confondendo con qualcun altro… fece egli non notando lo sguardo di Asuka che lo stava per fulminare, in quanto era concentrato su quello magnetico del tipo disturbatore.
    Stava per rispondergli a tono quando la ragazza parló, mostrando un sorriso malizioso. Tesoro... Io cambierò idea su di te se mi porti nella zona vip dietro al tendone rosso. A Damon piacque. Insomma, così sbrigativa…chissà che sangue delizioso poteva mai avere.
    Così, dritta al punto…mi piace!!! esclamò fissando “Dorian” che non pareva battere ciglio. Si sarebbe aspettato di vederlo più combattivo, invece non aveva fatto una piega. E l’aver confuso Lars per Dorian giocava chiaramente a suo sfavore. Mai si sarebbe immaginato di scontrarsi con un ragazzo che era semplicemente e solamente il sosia di un suo vecchio amico…In tutti quegli anni in cui Damon aveva vissuto non aveva mai visto due persone identiche. Ed ignorava anche egli stesso di avere un “doppione”. (Comunque le loro storie erano completamente differenti!).
    Non ci pensò tuttavia poi molto sul motivo per cui non era stato fermato dal momento che voleva il sangue di quella ragazza. Era così ansioso di provarlo!
    Così Damon, mettendo il suo braccio intorno al corpo di Asuka, la accompagnò dietro il tendone, esattamente dove entrambi volevano arrivare, chi per un motivo, chi per l’altro.
    Lars lì seguì, conscio di doversela vedere in caso con due umani, negando l’esistenza di altri esseri all’infuori di quelli. Erano fortunati Asuka e Lars, perché a dispetto di quello che poteva sembrare, Damon e probabilmente pure Dorian, non erano Vampiri sanguinari o simili. Non ci sarebbero state battaglie ne spargimenti di sangue; perché sarebbe stato piuttosto ovvio da che parte ci sarebbe stato un vincitore.
    Damon stava per affilare i suoi denti pronti verso il collo di porcellana della ragazza, quando si sentì osservato. Guardò in quella direzione e si ritrovò Dorian (il vero Dorian).
    Mi pareva strano, amico!! esclamò Salvatore, poi notando i vestiti diversi da poc’anzi. Cambio di look???!! domandò sarcastico; non aveva ancora ritratto i denti che ora Asuka avrebbe senz altro visto. Lei, sapeva che non erano soli in questo mondo!?
    Intanto Lars si stava prodigando per tirare il tendone…
    Lars e Damon
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    Speriamo regga, te lo auguro. Fu carino a dirmi ciò, non era affatto tenuto, come non lo era stato per darmi qualche spicciolo di mancia, eppure l’aveva fatto. Nonostante l’apparenza un po’ burbera che aveva, doveva trattarsi di una persona dal cuore buono. E non so perché, ma mentre costatai ciò, il mio cuore fece un sussulto diverso; c’era qualcosa di familiare in quelle mie parole appena pensate, ma non riuscii a capacitarmi di quando avessi mai potuto pensare ciò…soprattutto nei riguardi di una persona che non avevo mai visto prima in vita mia…aggrottai lievemente lo sguardo…forse mi ricordava un po’ il mio fratellone, cocciuto, aspro, ma in fondo con un cuore enorme ricco di bontà. Quante litigate che ci facevamo quando io ero più piccola!, ma allo stesso tempo ci volevamo un bene incommensurabile (ancora oggi eh!!), come forse non ho mai avuto per nessun altro…dico forse perché alle volte, quando mi ritrovo a pensare ad alcune cose (tipo appunto i miei sentimenti) sento come se qualcosa mi mancasse…ma tutto ciò è chiaramente impossibile!!!

    Ho notato, sembrava migliorare ad una certa. Il ragazzo mise speranza in quella frase, ma evidentemente non conosceva il nostro mese di aprile. Se non altro siamo al riparo qui sotto aggiunse subito dopo.
    Mi distrassi per un attimo soffermandomi a guardarlo, non so perché, ma facevo fatica a distogliere il mio sguardo anche solo dalla sua chioma bagnata dalla pioggia. C’era qualcosa…
    …voltai il mio sguardo all’orizzonte quando un tuono prepotente si udì…ma non fu certamente quella la cosa strana…c’era qualcosa di strano in tutto ciò. La luce del lampo che tardò a svanire, mi stava quasi bruciando le iridi da quanto potente fosse.
    Chiusi gli occhi…
    Un’immagine di un ragazzino di spalle, vestito prevalentemente di verde e con una grande spada appoggiata alla sua schiena si fece vivida nella mia mente.
    Chi era costui?
    Qualcuno mi svegliò tutto preoccupato, conscio che stavo facendo un incubo.
    Ma era un incubo quello che stavo facendo? Strano lo era per certo, come mi apprestai a dire alla figura davanti a me (che ora non riuscivo a dare un volto). Un sogno che avevo già fatto altre volte…
    …Si vedeva una torre, poi un ragazzo con degli abiti cinesi…

    …Chissà perché mi era venuto alla mente quel sogno di tantissimi anni fa. Forse perché avevo appena fatta la conoscenza di un ragazzo proveniente proprio dalla Cina!?
    Si, le due cose dovevano per forza essere collegate fra loro…
    Strano lampo eh…tutto bene!? dissi quando riaprendo gli occhi tutto era tornato alla normalità, dalla luce alla mia mente ora proiettata solo al presente.
    Quel lampo e quel tuono però non riuscivo a togliermeli dalla mente…erano stati troppo strani e dentro di me sentì qualcosa che scalpitava, il mio cuore aveva palpitato all’impazzata; mentre ora aveva ripreso il battito regolare.
    Hai poteri magici Sakura. Quel sogno potrebbe essere premonitore…. Una voce, a dir la verità più che una voce era una vocina molto fine ed acuta, stava rimbombano nella mia mente. Chi è che mi stava parlando!? E cosa voleva dire che avevo poteri magici? In poche parole presto potresti incontrare quel ragazzo cinese , mi disse quella stessa voce…
    Mi voltai verso quel ragazzo ”cinese” e solo ora mi ricordai vagamente del sogno che avevo fatto la notte precedente, con un ragazzo di schiena vestito con abiti cinesi e una grossa spada con sé. Erano immagini per lo più confuse, e il volto credo comunque che non si fosse mai visto. E non mi sembrò fosse la prima volta, che facevo quel sogno intendo. Era tutto così strano…
    Poi un altro tuono seguito da un fulmine e mi venne naturale portare le mani alle mie orecchie, come a voler attenuare il fragoroso chiasso che aveva fatto.
    Ma non pioveva. Solo tuoni e un cielo che pareva quasi notturno. Poi un altro tuono ed un altro ancora…Ma cosa stava succedendo? E non una goccia d’acqua. Tutto ciò sembrava così surreale, così artificiale…
    Sakura!!! Devi dire “chiave del sigillo! Release!!”. Improvvisamente si sentì una vocina fine e acuta. Guardai il ragazzo da cui probabilmente non partiva quella voce, ma volevo assicurarmi che fosse sorpreso quanto me.
    Sono qui giù. Sono Cerberus, il custode del libro delle carte!!!. Abbassai lo sguardo ai nostri piedi e vidi un peluche agitarsi e volando arrivare alla nostra altezza. Io deglutii, stringendomi e indietreggiando dell’unico passo che potevo fare. Poi con la coda dell’occhio guardai il ragazzo, quindi senza mai perdere realmente il contatto visivo con quella strana creaturina. Che stava succedendo??? E come conosceva il mio nome? Era tutto così assurdo…
    Dovevo dire quello che quel cosino giallo mi aveva detto di dire o no!?
    Sakura Kinomoto
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    Ok, la situazione creata era alquanto singolare, surreale specialmente, ma non solo per Alice ma anche per lo Stregatto. Certo, la ragazza si era innamorata di un demone e stava portando in grembo i suoi figli, figli di un demonio…come sarebbero nati? Con le corna, la coda, i baffi, striati…?? C’erano così tanti aggettivi che forse era meglio ora non pensarci…
    Ma lo Stregatto in tutta la sua lunghissima esistenza non si era mai e dico mai innamorato di nessuno. Aveva vissuto per il 99% come gattone matto e pazzo, per lui i rapporti umani non erano niente in confronto alle leccate di pelo o agli scherzi che faceva. Eppure ora, eccolo lì, tutto pompato davanti alla sua Alice mentre realizzava il fatto che sarebbe divenuto papà. Papà, un tipo come lui…e non di tanti bei micetti, no, di due pargoli che chiaramente sarebbero stati demoni per metà. Papà due volte, disse infatti ella finalmente trovando il coraggio di guardarlo dritto in viso, un viso ancora enigmatico ma pur sempre ilare. Papà due volte suonava bene.


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    Kilian sapeva bene che Alice era una persona introversa, pazza certo, ma pur sempre una ragazza che preferiva rimanersene sulle sue. Non le piaceva farsi pubblicità in giro, così come lui stesso, e sapeva che la soluzione ideale era quella di mantenere il segreto con chiunque, a proposito della loro prole, chiunque tranne che con Layra che ormai già lo sapeva.
    Nel Sottomondo era abbastanza facile tenere tale segreto, nessuno era così perspicace da notare il pancione, e anche se l’avessero notato…
    Alice è ingrassata! Alice è ingrassata!!!, ecco cosa si andava a dire in giro. Ovviamente i primi a cantilenare ciò furono Pincopanco e Pancopinco, seguiti a ruota da qualche altro buffo personaggio. Forse alla ragazza ciò dava un fastidio enorme, per lo Stregatto invece importante fosse che tali voci non giungessero alla Regina di Cuori, una delle poche persone in quello strambo mondo che avrebbe carpito la verità. Come anche la Regina Bianca, ma ella non costituiva di certo un grosso problema…
    Così eccolo a girare per Wonderland come gattone in attesa del parto…
    …già, il parto…
    Non penserai mica che la faccia partorire io spero!!! obiettò Layra incrociando le braccia d guardando storto il gattone.
    Poi voltò il suo sguardo all’umana che chiaramente di lì a poco avrebbe di sicuro dato alla luce i suoi piccoli mezzi demonietti!!
    Che intenzioni abbiamo!? chiese subito dopo mettendosi in mezzo anche lei. Era difficile da dire ma non da crederlo, ma per lei quella ragazza lì, piaceva davvero molto! Un po’ come le era successo con Anastasia Prince.
    Stregatto e Layra
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    Ovviamente la ragazza trasalì un attimino quando Rin le disse che praticamente era inseguita da chissà quale demone o umano con cattive intenzioni.
    Il mondo al di là del pozzo le aveva fatto scoprire demoni, ma pure persone umane proprio come lei che però avevano un indole molto bellica, più di un qualsiasi terrorista a volte.
    - Dove sono gli altri? Sesshomaru ti ha mandata qua da sola? - domandò di tutta fretta guardando ovunque tranne che l’interessata. Era spaventata, forse perché credeva che per “colpa” della bambina i cattivoni sarebbero usciti da quel pozzo.
    Rin scosse la testa quando ella nominò Sesshomaru, ma preferì poi concentrarsi sul motivo reale delle domande da Kagome poste.
    Non possono attraversare il pozzo. Nessuno può!! le ricordò la piccola cercando di portare lo sguardo dell’amica su di sè. In effetti solamente Kagome e Inuyasha erano in grado, tramite una pietra particolare, e nessun altro sarebbe mai stato capace di oltrepassare quel pozzo, altrimenti sai che bel caos!!!??
    Ma allora, perché ella ci era appena riuscita? Domanda più che lecita, eppure Rin non parve preoccuparsi più di tanto, almeno non ora è questo perché era tutta concentrata sullo scoprire questo nuovo mondo a lei così distante. Per questo motivo con lo sguardo stava rubando tutto quello che c’era da rubare.
    Esatto, io vivo qui, asserì la giovane confermando l’ovvietà. Oh! Stavo giocando con mio fratello e questo è il risultato rispose poi alla domanda postale.
    Sai, non ho ancora capito bene cosa sia accaduto, ma puoi restare qui con me se vuoi. Dobbiamo solo inventarci qualcosa da dire alla mia famiglia. Gli occhi di Rin si illuminarono di una luce quasi accecante. Davvero si stava proponendo di ospitarla?
    Non lo so…possiamo dire che sono un’amica di tuo fratello!! fece dopo aver aggrottato per un attimo lo sguardo, prima di portarlo sul ragazzino che ad occhio e croce doveva aver avuto la sua stessa età. Per cui, scusa più che valida.
    Poi però qualcosa le fece capolino in mente: Sesshomaru. Se fosse rimasta a vivere lì non lo avrebbe visto per chissà quanto tempo. Massí!!! In fondo, non sarebbe stata lì (che poi “lì” dov era?) tanto a lungo!!! Kagome l’avrebbe riportata nel suo mondo, tempo magari un paio di giorni! O magari semplicemente ci sarebbe riuscirà da sola, del resto come era arrivata, sarebbe anche potuta ritornarsene a casa, no!?
    Allora. Dove siamo esattamente!? chiese allegramente e guardando l’amica.
    Rin ******
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    Buone vacanze (?) suppongo!!! <3
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    Papà era finalmente tornato a casa…Papà era finalmente lì davanti a lei, a Lilith. Solitamente le figlie adolescenti non vedevano l’ora di rimanere senza le autorità genitoriali, ma ella, che di adolescente aveva solamente l’aspetto, era ben contenta di trovarsi papà davanti. Specie perché l’inferno senza di lui non era lo stesso. Avrebbe voluto dirgli tante cose peccato però che durò ben poco il loro incontro, in quanto Maze attirò subito l’attenzione del capo dei demoni, dicendo lui di avere delle visite. Lilith sparì quindi dalla loro vista, spazientita. Quella Maze era sempre in mezzo dappertutto quando si trattava di Lucifer! Non le bastava essere scesa con lui, no, doveva tornare con egli negli inferi anche nei pochi giorni che lui sarebbe stato lì!! Non era gelosia la sua, i demoni non provavano gelosia…
    Mortimer! Che piacere averti tra noi, iniziavano a mancarmi i tuoi sorrisi Lucifer salutò così il demone della morte, che lo guardò di sbieco. Era da anni che Morte stava iniziando a non capire più Lucifer, esattamente da quando egli era sceso sulla Terra, abbandonando (si, perché era questo che aveva fatto!!) il suo posto di governatore dell’Inferno. Si era ammorbidito e non sembrava più il (giustamente) perfido demone di una volta, e questo sicuramente non poteva che far fare brutta pubblicità su di lui e il suo mondo. Così, se Zeppelin era un poco perplesso per il luogo, figuriamoci su di Lucifer!!! Infatti il ragazzo si era sempre immaginato una persona completamente rossa dalla testa ai piedi, brutta, deforme anche, con corna, coda e forcone!! Invece sì trovava di fronte ad un bel ragazzo all’apparenza poco più grande di lui.
    …Morte… aveva intanto bofonchiato il Cavaliere dell’Apocalisse in un sussurro, mentre guardava il tutto seccato.
    Dopo le presentazioni dovute Lucifer capì subito che il nuovo arrivato non era affatto previsto Non mi dice niente, disse avvicinandosi al ragazzo in questione squadrandolo dall’alto in basso.
    Per un attimo Morte sperò che non fece altrettanto Zeppelin, e invece pure egli squadrò a sua volta il demone. Davvero questo era il famoso Lucifer Morningstar? No, decisamente si sarebbe aspettato tutt’altra persona e personalità.
    Mmhh... Interessante aggiunse poco dopo girandogli attorno e in quel momento Zeppelin si sentiva una preda. Che l’apparenza forse ingannava!?
    Un brivido percosse tutto il suo essere, mentre una sensazione di inadeguatezza fece capolino in lui. Che ci faceva lui lì? Era morto…ma perché!? Quando era successo…?!
    S-Sono all’Inferno!? domandò guardando per un attimo lo sguardo di quello che doveva essere Lucifer (eh si beh, l’altro tizio con la falce così l’aveva presentato!), per poi abbassarlo.
    Din din din!!!, abbiamo la risposta giusta! esclamò il demone alle sue spalle rivelando un certo sarcasmo, anche se il volto rimaneva imperturbabile.
    Zeppelin si voltò a guardarlo. Lui era invece…il traghettatore della anime perdute…? Colui che dirigeva i morti o nel paradiso o all’Inferno!?
    Dunque era l’inferno il posto che lo aspettava…Ma perché? Ok che entrando in quel clan di gente losca non dava esattamente la dimostrazione di essere un santo…, però… davvero l’inferno!?
    No, non era davvero così; proprio per questo Morte l’aveva consegnato a Lucifer con una tale titubanza che anche egli ora comprese…
    Sia Lucifer che Zeppelin ora videro ciò che Morte aveva già compreso… immagini come flash (che Andrews non capiva se erano nella sua mente o erano davanti a lui) in una sequenza di sue azioni. Lo si vedeva con i genitori da ragazzino o fare il teppistello con i compagni di scuola, immagini magari non idilliache, ma sicuramente non da meritarsi l’inferno. Lo si vedeva con le ragazze con cui stava che le trattava bene, crescendo lo si vedeva con gli amici comportarsi come un normale ragazzo della sua età. Poi lo si vedeva con delle persone, poi di nuovo gli amici, poi ancora queste persone più vecchie di lui, anche se non poteva sembrare dalle apparenze. Ma nessuno poteva imbrogliare Lucifer. Quelle persone erano chiaramente molto più vecchie di Zeppelin, era creature immortali di chissà quanti anni alle spalle…Vampiri, vedendo il seguito…che avevano soggiogato Zeppelin Andrews per compiere tutti quegli omicidi…
    Zeppelin era sconvolto. Quando mai aveva ammazzato quell’uomo vestito di blu, piuttosto che la signora con il fregio sull’occhio…?! Si ricordava di quelle persone che aveva di fianco, di quei Vampiri, ma non di certo di tutto quello che faceva per loro…e di certo non conosceva il loro potere di soggiogare le menti altrui…
    …ma che Diavolo- si lasciò scappare dimenticandosi di essere proprio di fronte al Diavolo in persona.
    Lucifer. Aspetto il tuo verdetto. Zeppelin Andrews è destinato all’Inferno? domandò con la sua solita calma e inespressività il Cavaliere dell’Apocalisse.
    Zeppelin Andrews e Morte
  14. .
    Grazie ad una mortale di nome Riley Anderson ero riuscita a riportare in vita una persona morta, al 100%. Il mio potere angelico consisteva nel poter riportare in vita i morti, a costo però della loro anima, coscienza e morale. In pratica, anche se potevano conservare i loro ricordi, erano come burattini privi di sentimenti e anima.
    Questa volta invece, grazie all’umana, ero riuscita a far resuscitare completamente la morta. Avevo una mezza idea del come ci ero riuscita, ma non feci a tempo a metabolizzare il tutto che Dio fu subito alle mie spalle. A Dio non sfugge niente, ricordatevelo.

    Ero tornata in Paradiso il mio luogo natio di luce e purezza, piena di entusiasmo per quanto appena fatto, insomma, riportare in vita i morti non era di certo cosa da molti, anzi, direi da nessuno…Forse solamente Dio poteva farlo, ma non ero esattamente convinta di ciò. Credo infatti che in tutti gli anni della mia lunghissima esistenza (non sembra ma sono nata subito dopo l’Anno Zero) non l’avevo mai visto resuscitare nessuno.
    Comunque ero così talmente eccitata che non mi accorsi che lui era lì dietro alle mie spalle, e quando lo notai lo vidi con aria severa e piena di giudizio con lo sguardo puntato fisso verso di me. Mi voltai completamente verso di lui, in modo da essere faccia a faccia e mi accorsi che le mie ali erano spiegate. E tra l’altro egli me le stava indicando.
    Le guardai con attenzione notando che il colore era nero come la pece, senza nessuna sfumatura più chiara. Solitamente quando usavo il mio potere, le ali da bianche diventavano grigie scure, ma mai così nere. Qualcosa forse stava cambiando…
    Non sapevo che dire, non avevo scuse e nemmeno potevi inventarmi qualche storiella su di quello che avevo combinato, perché Dio sa sempre tutto…
    Eviee *****
  15. .
    About 3 years ago…

    Zeppelin Andrews era soggiogato da un Vampiro che lo costrinse ad uccidere il sindaco della città in cui vivevano. Ma cosa voleva dire “soggiogamento”? Semplicemente quel Vampiro era in grado di controllare la mente del malcapitato e di fargli fare tutto quello che lui stesso gli ordinava di fare.
    Fu così che Zeppelin, mantenendo il suo solito sangue freddo, non ci mise poi molto a portare a termine il suo incarico, aiutato come sempre da alcuni Vampiri per cui lavorava.
    Anni prima si era immischiato in un brutto giro, ma inconsapevolmente. La sua mente era sempre sotto loro controllo e loro gli facevano compiere un sacco di omicidi. Era (purtroppo) bravo in queste cose, per questo motivo quel clan aveva sempre bisogno di lui.
    Ma quel giorno qualcosa andò storto; a coprirlo non c’era nessuno, un Vampiro si era distratto con il sangue di una giovane donna e quelli rimasti non si accorsero che il loro killer era tenuto sotto mira dalle guardie del politico.
    Zeppelin Andrews quel giorno morì…
    Di fianco al suo cadavere comparve Morte, impeccabile come sempre, mentre brandiva la sua lunga falce.
    Zeppelin (o meglio il suo spirito) guardò la figura nera con uno certo sgomento, poi vide il suo corpo perforato da più colpi di proiettili, poi sentì un forte mal di testa, mentre il soggiogamento lasciava prepotentemente la sua mente. Che ci faceva a terra esanime? Che era successo?
    Sei morto disse l’uomo in nero con voce calma e piatta, dando voce alla risposta che il ragazzo mai si sarebbe aspettato. Morto? Ma come era possibile? Che stava facendo poi prima di…morire…Possibile non si ricordasse nulla…? Possibile visto che la sua mente era manovrata e lui non lo sapeva…
    A Morte poco importava, però quando lo toccò per portarlo da Lucifer Morningstar, qualcosa lo fece destare. Sul volto sempre impassibile del demone, comparve una minuscola smorfia di perplessità. Era giunto fino lì per portarlo all’Inferno ovviamente, visto tutti gli omicidi compiuti, ma quando ebbe un contatto con lui, capì che la sua mente era stata plasmata perché li compisse. Tutti. Non era dunque in sè quando uccideva. E forse nemmeno lo sapeva di tutte quelle morti causate proprio da lui…
    Tuttavia aveva ucciso, quindi Dio non lo avrebbe accolto di per certo nel suo Paradiso; e come Fantasma era fuori discussione, nulla era irrisolto nella sua vita.
    Il Purgatorio poi, non era un posto comune…
    No…Lo avrebbe condotto all’inferno, sua scelta migliore.
    Sei difficile da collocare, ragazzo… si lasciò scappare con uno sbuffo.
    Come sarebbe a dire che sono morto…!??! finalmente Zeppelin riuscì a dar voce ad uno dei sue mille pensieri attuali, che tuttavia puntavano tutti proprio a ciò. Domanda che Morte era abituato a sentirselo dire tutte le volte. Per questo motivo non gli rispose limitandosi a portarlo alle porte dell’Inferno, dove sarebbe stato Lucifer in persona -e forse anche Dio- a decidere per il suo destino. Questa volta infatti Morte decise di lasciare ad altri il compito di decidere…

    L’inferno…Non era proprio come Zeppelin se lo immaginava.
    O meglio. Non se lo era proprio mai immaginato…ma più che il posto, mai si sarebbe aspettato di vedere un ragazzo più o meno suo coetaneo, forse con qualche anno di più (apparentemente chiaro), senza corna, coda o altre cose demoniache…Forse non era il Diavolo…ma Morte tolse tutti i suoi dubbi.
    Lucifer Morningstar…Zeppelin Andrews… non era proprio una vera e propria presentazione, semplicemente aveva così trasmesso al Diavolo in persona tutta la vita del ragazzo in pochi secondi.
    E come Morte, forse anche Lucifer era titubante se quello fosse il posto adatto a Zeppelin…
    Zeppelin Andrews e Morte
882 replies since 7/5/2017
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